Bisogna “sacrificarsi”? Sì. Bisogna superare le antipatie personali, la cura del proprio orticello e gli steccati ideologici che frenano la nascita di un luogo dove discutere tutti insieme di ambiente, di riscaldamento globale e dell’elevato debito ecologico che attanaglia il nostro paese: Parigi val bene una messa!

È da sciocchi pensare che ognuno di noi con le proprie infinite debolezze riuscirebbe ad essere all’altezza di una sfida globale: fermare l’aumento della temperatura terrestre. Per questo, come avviene in altri paesi, gli ambientalisti devono fare in fretta il massimo sforzo per trovare un terreno comune.

L’esempio della Germania è tanto citato quanto estremamente importante. Il governo tra liberali, socialisti e ambientalisti – la cosiddetta coalizione semaforo - è sicuramente un esempio da seguire ma per renderlo reale in Italia c’è un urgente bisogno di allargare il fronte ecologista. Se non ora quando?

Bisogna provarci perché i problemi ambientalmente impattanti del nostro paese sono tanti. L’Italia è certamente un paese che pesa solo l’1 per cento rispetto alle emissioni globali però da una parte è particolarmente esposto alla crisi climatica e dall’altra ha un elevatissimo debito ambientale con danni sempre più evidenti all’economia e alle persone.

Invertire la tendenza è per noi fondamentale: nella seconda metà del secolo il riscaldamento globale potrebbe costare all’Italia ogni anno l’8 per cento del Pil. Una percentuale che ben evidenzia quali potrebbero essere gli elevatissimi costi economici e sociali della non transizione ecologica che, è bene ripeterlo, potrebbero a lungo andare essere molto più pesanti dei puntuali “sacrifici” che si chiedono ora.

Gli impatti climatici colpiscono settori economici come il turismo, le infrastrutture e l’agricoltura, con miliardi di euro di danni diretti ed indiretti che, a partire dal prossimo decennio, potrebbero produrre uno shock alla nostra già debolissima economia. Ci vogliono politiche di prevenzione e di adattamento!

Non dimentichiamo che parliamo di un paese come il nostro che ha un debito pubblico enorme e un debito ambientale altrettanto pesante. Su quest’ultimo problematico aspetto basta ricordare il dissesto idrogeologico, la mancata bonifica dei 42 siti di interesse nazionale, la pessima qualità dell’aria di diverse zone del paese, l’immonda gestione dei rifiuti nelle regioni del centro sud, la vergogna delle ecoballe in Campania e la cattiva depurazione delle acque reflue soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia.

Problemi annosi mai risolti che, per la maggior parte, corrispondono anche a contenziosi europei che ci costano centinaia di milioni di euro. Ebbene, per tentare di risolvere molti di questi problemi e per raggiungere l’obiettivo del -55 per cento di emissioni al 2030 come da obiettivo europeo, l’Italia ha il suo Pnrr finanziato da Bruxelles che, per la parte riguardante la transizione ecologica, vale poco più di 60 miliardi di euro.

Quello che ci aspetta è una vera e propria rivoluzione verde: nulla sarà come prima. Per favorire questo processo ambientale, sociale, industriale ed economico ci vuole una forza politica ambientalista larga, che sia all’altezza della sfida epocale che ci attende.

Per questo faccio appello a Europa Verde, all’alleanza per una transizione ecologica, a FacciamoEco, a Più Europa e a tutte quelle forze politiche e movimenti che vivono con prepotente urgenza il rispetto degli accordi di Parigi, di trovare una sede dove iniziare a discutere di tutto questo.

Noi Radicali ne sentiamo l’impellenza per questo abbiamo convocato per l’11 dicembre a Roma una convention sulla transizione ecologica dal titolo “Hic et Nunc”.  È il primo tentativo di un confronto pubblico tra di noi a cui saranno presenti: Rossella Muroni, Angelo Bonelli, Monica Frassoni, Edo Ronchi, Emma Bonino, Edoardo Zanchini, Riccardo Magi e il Ministro Cingolani. Oltre a tanti altri.

Bisogna avere la forza e il coraggio di superare i propri steccati per una sfida più che mai urgente e bisogna farlo… hic et nunc!

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