La prima legge di bilancio del governo “ambientalista” guidato da Mario Draghi ha suscitato molte aspettative, ma nel testo dei 219 articoli ora all’esame del Senato è difficile trovare una svolta e il ministero della Transizione ecologica sembra non pervenuto.

I nuovi fondi

Ci sono alcune misure positive come l'istituzione del Fondo per il sostegno alla transizione industriale con una dotazione di 150 milioni l’anno dal 2022 per le imprese che investono in efficienza e uso circolare delle risorse, ma anche in cattura sequestro e riutilizzo della CO2. Un errore includere questa tecnologia non matura, visto che così si manda il messaggio sbagliato che si può continuare ad inquinare.

Significativo poi il fondo per la mobilità sostenibile con finanziamenti crescenti, ma a partire dal 2023 e fino al 2034 da destinare a interventi vari, dal rinnovo del parco autobus all’acquisto di treni a idrogeno, passando per ciclovie e carburanti alternativi per navi ed aerei. Soldi che forse sarebbe più utile avere già dal prossimo anno per avviare l’elettrificazione del trasporto pubblico.

Per la tutela di suolo e assetto idrogeologico arrivano 445 milioni di euro, mentre sulla gestione dell’emergenza ne sono previsti quasi 513. A tutela dei nostri cittadini e per la maggiore efficacia della spesa pubblica sarebbe più lungimirante investire maggiormente in prevenzione, anziché sull’emergenza. Ma sembra che non impariamo mai la lezione.

Tra le novità positive della manovra va citato il Fondo Italiano per il Clima per favorire interventi di soggetti pubblici e privati in Paesi beneficiari dell'aiuto pubblico allo sviluppo per raggiungere gli obiettivi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale. Parliamo di un fondo con una dotazione di 840 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 e di 40 milioni dal 2027, ma per il clima e per il nostro contributo al fondo verde da 100 miliardi di dollari annui servirebbe decisamente di più. Come maggiori dovrebbero essere le risorse a favore di bonifiche e biodiversità.

Il Superbonus

Chiesta più o meno da tutto l’arco costituzionale, la manovra proroga il Superbonus. Ma dal 2022 si riduce la platea dei beneficiarie e non mancano le contraddizioni: per l’installazione di pannelli fotovoltaici si arriva solo fino a metà 2022, ma lo stesso limite non tocca le caldaie a gas. In pratica una misura pensata per efficientare il patrimonio edilizio, ridurre consumi energetici ed emissioni, finisce per penalizzare il fotovoltaico e finanziare con soldi pubblici il gas fossile.

Serve un robusto correttivo. Bisogna assicurare continuità fino al 2025 a tutte le misure del pacchetto detrazioni e prorogare analogamente la cessione del credito e lo sconto in fattura per tutti gli interventi compresi nel Superbonus. Va poi rimosso il limite di reddito per l’accesso delle abitazioni singole alla misura, mentre si devono escludere dal pacchetto le caldaie a gas e qualsiasi altro tipo di impianto di riscaldamento alimentato a fossili. Solo così si può dare piena efficacia alla misura.

Al di là di quello c’è, questa legge di Bilancio si caratterizza soprattutto per quello che non c’è: l’avvio del graduale taglio agli oltre 19 miliardi di sussidi annui alle attività ambientalmente dannose. E grazie all’ennesima proroga mancano anche sugar e plastic tax. Contributi che hanno lo scopo di scoraggiare produzioni con un alto impatto su ambiente e salute, per indirizzare il sistema Italia verso modelli più virtuosi. Insomma, la decarbonizzazione può attendere.

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