Egregio Direttore, desidero anzitutto ringraziare Domani per l’ospitalità che ci concede, e per l’attenzione prestata (con gli articoli di Marco Tarchi e Francesco Giubilei) al dibattito che proprio l’Associazione Rifare Italia (da me presieduta e partecipata da moltissimi protagonisti della vita politica di Alleanza Nazionale tra cui – solo per citare i promotori - Mario Landolfi, Massimo Corsaro, Gennaro Malgieri, Silvano Moffa, Marco Martinelli, Marco Valle, Giovanni Collino, Rosario Polizzi e Pasquale Viespoli) ha aperto nell’ambito della destra sull’opportunità di appoggiare il tentativo di Mario Draghi.

Colgo quindi lo spazio per spiegare, in modo schematico, i principali elementi su cui fonda il nostro pensiero:

  1. Abbiamo considerato che, nell’attuale crisi sociale, economica e politica, sfilare il governo a chi ha palesemente fallito, per affidarlo all’italiano più autorevole, qualificato e rispettato che esiste al mondo fosse - già di per sé - un evento da salutare con favore, nell’interesse della Nazione avvolta nella sua stagione più buia.
  2. Non riteniamo che, sic stantibus rebus, vi sia la reale possibilità di ottenere elezioni a breve. Ed anche se fosse, fatichiamo ad immaginare nel panorama politico nazionale qualcuno che abbia credenziali migliori di Draghi nel gestire centinaia di miliardi senza cedere alla tentazione di tramutarli in improduttive regalie concesse, in pieno schema clientelare, ai sostenitori di questa o quella forza politica. Tutti sappiamo che, purtroppo, la bussola che indirizza l’azione dei governi è sempre e solo il consenso immediato in funzione della prossima tornata elettorale. Ma mai come ora, serve una scelta scevra da condizionamenti di parte, affidata a chi faccia prevalere la lungimiranza alla contingenza. Anche e forse soprattutto in questo - a nostro avviso - si declina il “patriottismo”.
  3. Abbiamo immaginato che, ove il centrodestra avesse da subito aderito in blocco alla proposta di un governo Draghi, i suoi numeri attuali in Parlamento - uniti al consenso di cui è accreditato - avrebbero fortemente sminuito il potere condizionante della sinistra e reso definitivamente superflua la presenza del M5s, che ancora umiliano il buon senso degli italiani con la farsa della loro imbarazzante domanda sulla piattaforma Rousseau.
  4. Soprattutto, pensiamo che un atteggiamento unitario impedirebbe a chiunque di tornare a marginalizzare un’intera area, se un domani le probabilissime logiche proporzionali finissero per determinare il sacrificio delle ali, in nome della disponibilità di altre forze politiche di incontrarsi al governo. Abbiamo già conosciuto la conventio ad excludendum, realizzata con la formula dell’arco costituzionale. Non crediamo sia utile, oggi, fornire ad altri un facile alibi per “rimettere i voti di destra nel frigorifero”
  5. Se si vuole consolidare la percezione di essere forza di governo, si dovrebbe in qualche caso rinunciare alla pesca delle occasioni del momento (probabilmente foriero di consenso immediato, ma fluido) per radicare la percezione di chi ha SEMPRE una mentalità di governo davvero indirizzata all’interesse nazionale.

Insomma, se non ora, quando?

Viviana Beccalossi è presidente dell’associazione Rifare Italia

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