A Roma l’alleanza fra il Pd e i Cinque stelle è sempre più in crisi a causa degli “strappi” minacciati da Giuseppe Conte con il governo Draghi. Ma non è detto che, prima che da palazzo Chigi, la rottura non arrivi da alcune città simbolo che il 12 giugno vanno al voto. Succede infatti che a Genova, laboratorio giallorosso, le cose non stiano andando bene.

Lì il candidato Ariel Dello Strologo ha da subito messo insieme un fronte ampio, i cui maggiori azionisti sono appunto Pd e M5s, contro la conferma di Marco Bucci, candidato della destra. Che da subito ha ottenuto l’aiutino di Azione di Carlo Calenda, e per ultimo quello di Italia viva, che candiderà i suoi nella lista civica. Una scelta tardiva, quella di Matteo Renzi, e anche a suo modo tormentata.

Non è un caso unico di tormenti: dopo un lungo tira e molla Iv, con una dichiarazione dell’ex premier, si è ufficialmente sfilata dalla coalizione che appoggia il candidato del centrodestra al comune di Palermo, Roberto Lagalla. Ma Gianfranco Micciché, l’uomo vicino a Forza Italia che per primo aveva annunciato l’arrivo a destra di Renzi, giura che con Lagalla resta Davide Faraone, plenipotenziario siciliano di Italia viva.

Pasticci che si aggiornano di ora in ora. A Genova il percorso di Italia viva alla fine è approdato a destra: i renziani, che avevano voluto Bucci all’ultima Leopolda, hanno a lungo meditato sulle possibilità di successo dei due candidati. E quando le hanno capite, hanno scelto di schierarsi con il vincente.

Favoritissimo

Il favoritissimo è proprio Bucci. Lo dice anche un sondaggio commissionato a YouTrend dalla tv regionale Telenord, che in realtà non è per niente antipatizzante con il candidato di centrosinistra, caso più unico che raro nella stampa locale. A oggi Bucci prenderebbe il 55,2 per cento, Ariel Dello Strologo il 37.

Gli altri candidati seguono da lontano: Antonella Marras, sostenuta da sinistra, al 3 e il candidato civico Mattia Crucioli al 2,4. Ma i giochi, secondo l’istituto, sono ancora aperti: il 38,6 per cento di elettori si dichiara indeciso o tendente all’astensione. La vittoria di Bucci, stando a questi numeri, sarebbe più netta rispetto a cinque anni fa, quando al primo turno è arrivato al 38,8 per cento con Gianni Crivello, candidato del centrosinistra, al 33,4, senza però l’apporto del Movimento 5 stelle.

Non tutto è perduto per il centrosinistra dunque. Soprattutto se dovesse riuscire a portare Bucci al secondo turno.

«Alle spalle di Bucci ci sono gli stessi imprenditori, soprattutto portuali e grande distribuzione, che sostenevano il centrosinistra e che hanno fatto dell’intreccio perverso politica-economia la base del loro potere», dice Ferruccio Sansa, che con i Verdi ha messo insieme una lista civica e che alle regionali del 2020, contro Giovanni Toti, aveva messo insieme ai civici Pd e M5s, per la prima volta e senza fortuna. «Stamattina (ieri, ndr) venendo in centro ho visto 62 manifesti del centrodestra e quattro del centrosinistra.

La sproporzione di risorse è totale. Basti pensare che la mia campagna elettorale alle regionali era costata 70mila euro circa, quella di Toti dieci volte tanto». E poi c’è la stampa locale «totalmente orientata verso il presidente Toti e Bucci che la rimpinzano con quattro milioni l’anno di pubblicità. Un tema da affrontare a livello nazionale: la pubblicità finto istituzionale pagata con soldi pubblici che rende tv e giornali asserviti. E in fondo ne provoca la crisi».

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