- L’inconscio collettivo della audience è oggi costruito artificialmente dal web, grazie all’interazione virtuale tra i presunti liberi cittadini connessi in rete. La folla digitale crede di appartenere ad una comunità di partecipazione, ma è eterodiretta.
- E la differenza con l’industria culturale dell’età dei fascismi non è solo nelle tecniche (sebbene esse puntino sempre al fine di costruire un mito politico): é il business model of social media creato dalle aziende di ricerca internet ad essere decisivo.
- Per sostenere la democrazia sovrana e autoritaria fondata sull’investitura popolare nel suo conflitto con l’ordine costituzionale, il controllo del sistema informativo è cruciale, e dunque i media devono agire “nell’interesse nazionale”.
Come ho scritto qui, a proposito del ruolo dell’industria culturale nel Giorno della Memoria, la grande questione dei tempi attuali è come le tecnologie digitali hanno modificato istituti e forme della comunicazione politica nelle società di massa governate dagli algoritmi. La politica tra le due guerre mondiali, in particolare nei sistemi fascisti, utilizzò l’industria culturale – fotografia, cinema, radio – per rituali e forme di comunicazione di massa, volti a fabbricare il mito dell’ident



