À la guerre comme à la guerre: Greta Thunberg lancia dall’Europarlamento la controffensiva per il clima. Assieme ad altri giovani attivisti provenienti da vari paesi europei, la fondatrice dei Fridays for Future arriva questo martedì davanti all’emiciclo di Strasburgo per dire l’ennesimo: «How dare you? Ma come osate?».

Eppure osano. La destra europea ormai è senza inibizioni: Manfred Weber, il leader dei popolari in Europa, ha avviato da tempo una alleanza tattica con le destre estreme, Giorgia Meloni compresa. E guardando alle europee di giugno ha deciso di trasformare il Green Deal – l’agenda verde di Ursula von der Leyen – in un terreno di sperimentazione di questa alleanza. L’attacco al green è la bandiera sotto la quale il regista Weber vuol radunare le destre nella campagna elettorale per il 2024. L’assalto è così profondo che mira a penetrare – anzitutto, dividendoli sul tema – anche i liberali.

Ora, il casus belli è la Nature restoration law. Perciò questo martedì Greta va a protestare sotto all’Europarlamento alle otto di mattina, proprio come chi vuole dare una bella sveglia. E la sveglia è per gli eurodeputati. I falchi del Ppe mirano a far saltare del tutto la legge, e la mossa è per Weber una propria sfida politica che va ben oltre il merito del dossier. Si tratta di un vero e proprio atto dimostrativo: lo scossone al Green Deal di von der Leyen serve a far capire come sarà un’Ue slittata ancora più a destra. Serve a costruire una cornice narrativa e a polarizzare il dibattito.

In sostanza Weber sta applicando ai temi ambientali le stesse tattiche e strategie utilizzate finora dalle destre estreme su migrazioni o diritti lgbt: lo stile è da guerra culturale, l’esito (voluto) è polarizzare.

La retroguardia e Greta

La legge che va al voto questo mercoledì è un vero e proprio test in vitro. Sotto la guida di Weber i popolari si erano già sganciati dall’asse coi socialisti e avevano votato contro il Green Deal assieme a meloniani e sovranisti: un caso eclatante è stato il voto sul pacchetto Fit for 55.

Nel caso della Nature restoration law, il leader del Ppe ha scelto scientemente di creare lo scontro sul dossier: negli ultimi tempi i popolari hanno rifiutato di negoziare sulla legge e hanno mandato in tilt il voto in commissione Ambiente, stimolando anche le divisioni interne ai liberali. Per fare ciò, Weber ha scelto chi del Ppe doveva votare in quella commissione: non i più favorevoli al green, ovviamente, che sono stati di fatto commissariati e sostituiti. Il commissario Ue al Green Deal Frans Timmermans è stato scelto come bersaglio della campagna delle destre.

In questo contesto, l’arrivo di Greta a Strasburgo è una vera e propria controffensiva. Già un’ottantina di tirocinanti dell’Europarlamento si era rivoltata, con un appello al voto pro clima; poi la Commissione Ue aveva reagito via twitter alla propaganda del Ppe. Ora interviene l’iniziatrice dei Fridays in persona: in qualche modo l’operazione di polarizzazione voluta da Weber arriva così al suo culmine, perché si coalizza anche il fronte opposto.

Resta da capire se alla prontezza di riflessi dei più giovani corrisponda anche quella dei rappresentanti politici: di fronte all’aggressività delle destre, il resto pare giocare in difesa, e non si vede un altrettanto intraprendente fronte progressista. Thunberg aveva già denunciato i compromessi al ribasso fatti dall’Ue su svariati fronti, come la politica agricola comune.

Ora con Weber siamo oltre: l’Europarlamento che era stato la linea di resistenza progressista delle istituzioni europee diventa oggi l’avamposto dell’assalto delle destre al clima. Smantellare la proposta della Commissione Ue sugli ecosistemi è solo l’obiettivo superficiale, quello principale è ridisegnare le dinamiche politiche. I ragazzi per il clima rischiano di invecchiare in un’Europa più nera.

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