La campagna elettorale della destra per le europee è iniziata.

Non è che dentro il gruppo dei popolari siano tutti d’accordo con Manfred Weber, il plenipotenziario – capogruppo e presidente del partito – che li proietta dritti verso un’alleanza con Giorgia Meloni. E non è che la premier italiana stia esattamente incassando successi, in Europa.

Ma è proprio la convivenza di queste reciproche debolezze a fare dell’alleanza tattica tra Weber e Meloni, oggi più che mai, una boa di salvezza agli occhi di entrambi.

Lo si è visto in questo inizio di sessione all’Europarlamento, con le iniziative di Weber a supporto dello stato di emergenza imposto dal governo Meloni.

Il Ppe ha proposto di mettere in agenda dichiarazioni di Commissione e Consiglio «sulla necessità di solidarietà Ue nei confronti dell’Italia che fronteggia una situazione di emergenza per l’aumentato flusso di migranti». Il leader del Ppe ha introiettato tutta la retorica meloniana, fino a farsi portavoce della presunta emergenzialità.

«Faremo un dibattito ogni volta che a Weber gira così, o magari ogni volta che Meloni glielo chiede?», è sbottato questo lunedì in aula il macroniano Stéphane Séjourné che guida il gruppo liberale Renew al parlamento Ue. C’è da prevedere che le iniziative aumenteranno con l’avvicinarsi del voto europeo del 2024.

Meloni cerca aiuto

La settimana è cominciata con le prese di posizione di Weber volte quindi a dare man forte a Meloni. Lei ne ha bisogno, e per vari motivi. Per dirne uno: questo lunedì all’ora di cena all’Europarlamento si riunisce una commissione economica, alla presenza di Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, l’uno il falco vicepresidente della Commissione Ue, l’altro il commissario agli Affari economici, per discutere di Pnrr e patto di stabilità. Su entrambi i dossier il governo Meloni di recente è finito ripetutamente nell’angolo.

Pure sul tema migrazioni, in realtà, al di là delle dichiarazioni della premier che si dice «soddisfatta», l’ultimo Consiglio europeo non ha fatto che rinviare il tema all’estate. Dunque ecco palazzo Chigi che torna ai collaudati tormentoni propagandistici: attacco alla protezione speciale e stato di emergenza sui migranti.

L’aggancio di Weber

Il leader dei popolari europei, che una volta se la prendeva con le derive anti migranti dei sovranisti, ora ha abbattuto ogni muro che lo separa dall’estrema destra ed è diventato un gran sostenitore dei muri alla frontiera.

Nell’intervista rilasciata al Corriere lunedì, Weber insiste sulla necessità che l’Ue partecipi al finanziamento delle frontiere esterne; cosa che la Commissione è già disposta a fare quando si tratta di pagare per torrette, attrezzature di sorveglianza e altro.

Il tema non è nuovo, e come mai quindi Weber lo cavalca proprio ora? I passaggi sono sia in aula che sulla stampa. In aula ci sarà la presentazione, mercoledì, di un emendamento Ppe per finanziare i muri col bilancio comune; inoltre questo lunedì Weber ha tentato di far mettere in agenda la «emergenza» italiana, fallendo alla prova del voto: è passata la versione proposta dai progressisti – ma poi votata anche dal Ppe – che prevede il dibattito «sulla necessità di solidarietà europea e di salvare vite umane, in particolare in Italia». Ci sono poi i messaggi tramite stampa: l’intervista “italiana” di Weber è tutta un supporto a Meloni sui migranti, senza alcuna riflessione critica.

Insomma, tra aula e giornali, Weber – in sintonia con Meloni – sta facendo una vera e propria campagna: quella elettorale per le europee. Il suo entourage chiarisce sempre che il leader Ppe si coordina con Antonio Tajani, visto che è Forza Italia al momento a essere nei popolari. Ma la sponda è verso la conservatrice Meloni.

Questo lunedì la Cdu ha incontrato Ursula von der Leyen per discutere di un suo secondo mandato. Weber per la guida della Commissione, come rivelato da Domani già a dicembre, guarda invece a Roberta Metsola, l’incarnazione dell’alleanza tattica popolari-conservatori.

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