Come fa Jean-Luc Mélenchon, decano della politica, a entusiasmare i giovani? Anzitutto, puntando su di loro. Manon Aubry non è solo un’eurodeputata della France Insoumise. «A 28 anni ho messo piede all’Europarlamento e c’era chi mi scambiava per un’assistente. Sono diventata la più giovane presidente di gruppo». Aubry guida la sinistra europea. Nelle estenuanti trattative di maggio, a «dibattere di Europa» e a negoziare l’accordo con i socialisti per unire il campo, c’era lei.

Qual è l’effetto europeo del successo della sinistra francese?

Ricevo messaggi di orgoglio e sollievo da tanti colleghi europei: una sinistra che volta le spalle al liberismo, nella seconda economia d’Europa, fa scaturire speranze in tutti.

Sui provvedimenti per il clima di Fit for 55, la sinistra, i verdi e i socialdemocratici hanno agito in modo unito, in stile Nupes.

Sì! La scorsa settimana ci siamo coordinati, sia nel campo francese, sia più in generale con socialisti ed ecologisti. Ciò ha permesso di disinnescare le manovre della destra per annacquare i provvedimenti sul clima.

Il prossimo passo è una Nupes europea? Il capodelegazione del Pd all’Europarlamento, Brando Benifei, dice che la “maggioranza Ursula” è superata e bisogna guardare a sinistra. È l’ora di un accordo coi socialisti anche in Ue?

C’è da chiederselo. Dall’inizio del mandato, in Europarlamento, i socialdemocratici hanno avuto una strategia titubante. Spesso hanno fatto accordi con popolari e liberali, ma il risultato è stato indebolire i provvedimenti. L’esempio eclatante è la riforma della politica agricola europea, che ha perso ogni ambizione ecologica e sociale. Un blocco della sinistra unita può esercitare pressione e darci un vantaggio rispetto alle destre. Fit for 55 ha mostrato l’importanza di creare coalizioni. Non devono essere solo di circostanza: il progetto europeo è al cuore del dibattito.

Lei ha negoziato coi socialisti per France Insoumise. Fino a che punto il vostro modo di intendere l’Europa è conciliabile?

Durante i negoziati l’Europa è stata il tema più dibattuto, ma ne siamo usciti con una sintesi comune e in pochi giorni abbiamo concordato 650 misure. Il referendum sulla Costituzione europea del 2005 aveva frantumato il campo a sinistra, ora stiamo ricomponendo quella spaccatura e siamo tutti d’accordo nel dire che in Europa l’approccio liberista va cambiato.

Basterà riformare l’Ue da dentro, come sperano alcuni socialisti francesi che puntano sulla riforma dei trattati, o serve la «disobbedienza» come dice la piattaforma di Nupes? Il tentativo di Macron di diabolizzare Nupes specula anche su questa idea.

Pure Macron vuole riformare i trattati. Dobbiamo darci gli strumenti per farlo, ma serve tempo, e l’unanimità. Intanto non possiamo restare bloccati. Per invertire la rotta sul clima abbiamo al massimo tre anni. Disobbedienza significa che per noi l’ambizione ecologica e sociale viene prima, e se tra le nostre 650 misure alcune entrano in contraddizione con le regole Ue, il programma è la priorità. Per esempio, un gran piano di investimento ecologico entra in conflitto con la regola del tre per cento del deficit, impedire la privatizzazione dei trasporti locali va contro altri vincoli. Ma in Ue funziona il rapporto di forza: la Spagna è intervenuta sui prezzi dell’energia e ha ottenuto che l’Ue accettasse un’eccezione. Anche Macron non rispetta alcuni vincoli, ad esempio sull’inquinamento, ma lo fa sottecchi, mentre noi lo facciamo per rivendicare un’Europa ecologica e sociale.

Coi socialisti è flirt di convenienza o unione a lungo termine?

Come in ogni amore, più delle parole, contano le dimostrazioni, e nel nostro caso la prova è stata fare un accordo politico ampio, non una spartizione di seggi per circostanza

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