José Manuel Barroso è molte cose: ex presidente della Commissione europea, è ai vertici di Goldman Sachs, ed è anche a capo del board di Gavi, che si occupa dei vaccini e della salute a livello mondiale, e lo fa con l’appoggio di Big Pharma. Barroso è l’esempio più eclatante di un conflitto di interessi di portata globale, che ha conseguenze cruciali per la sfera pubblica, e che inizia quando Bruxelles gli perdona il primo passaggio per la porta girevole.

L’incontro con il governo

C’è la foto, c’è l’annuncio: l’esecutivo Draghi, e nello specifico il ministro Renato Brunetta, ha ricevuto a palazzo Caffarelli Vidoni, che è la sede del dipartimento della Funzione pubblica, José Barroso. Il problema è: ma Barroso chi? «Il già presidente della Commissione europea», scrive il ministro taggando Bruxelles su Facebook. Quel Barroso lì, quindi? Ci sarebbe anche un Barroso che lavora a Goldman Sachs, la grande banca d’investimento. Brunetta dice che i due hanno parlato «del futuro dell’Ue, dell’importanza dei valori europeisti, che poi sono alla base di Next generation Eu». Ma Barroso non è più, da tempo, un rappresentante delle istituzioni pubbliche europee. In compenso, di Next generation Eu, dei piani e dei fondi, gli capita di occuparsi per l’istituzione privata Goldman Sachs. C’è poi un altro Barroso, che è a capo del board di Gavi. Gavi è una «alleanza», così si definisce, tra pubblico e privato, dentro la quale ci sono pure le aziende farmaceutiche. Visto che Brunetta riferisce di aver discusso anche di «strategie per contrastare la crisi pandemica», deve aver visto anche questo Barroso qui. Quanti Barroso ci sono? Uno e centomila.

Il Barroso ex commissario

Da ministro e premier portoghese, Barroso diventa nel 2004 presidente della Commissione europea. Resta a palazzo Berlaymont per dieci anni, e da lì gestisce dossier cruciali: la crisi del debito in Grecia, la crisi finanziaria in generale. In quegli stessi anni una importante banca d’affari, Goldman Sachs, viene multata per frode e titoli tossici negli Usa; è la stessa banca che in Europa è accusata di aver mascherato la contabilità del bilancio greco per favorire l’ingresso nella zona euro, e che poi ha speculato sul debito greco, detenuto da paesi come l’Italia. Molti uomini di Goldman sono diventati politici, e viceversa: dalle sue porte girevoli sono passati molti, pure Mario Draghi, oltre che Mario Monti. Quando Barroso finisce il mandato a Bruxelles assume poi decine e decine di altri incarichi, ma quello che fa scandalo è proprio la poltrona da presidente non esecutivo di Goldman Sachs. In teoria, un commissario è tenuto a mantenere «integrità e discrezione» durante e dopo l’incarico. Ma c’è un conflitto di interessi dentro il conflitto di interessi, perché a giudicare il caso c’è un comitato etico i cui tre saggi sono tutti legati a Barroso, per esempio uno dei tre è stato da lui promosso direttore generale. La società civile protesta, centinaia di migliaia di firme vengono raccolte, la garante europea Emily O’Reilly avvia un’indagine e accusa la Commissione di «cattiva gestione» del caso. Ma tutto questo riesce solo ad aprire il dibattito, ancora vivo, sul dopo.

Il Barroso d’affari

«Ricordo in modo nitido come reagì Barroso: diceva di non vedere il problema, quale conflitto di interesse poteva mai esserci se un alto rappresentante delle istituzioni pubbliche andava a lavorare per una banca?», dice Kenneth Haar, ricercatore di Corporate Europe Observatory. «Fu shameless, senza ritegno». Il problema però c’era: «La porta girevole significa mettere a disposizione di interessi privati le informazioni e la rete di contatti accumulati durante il mandato politico». L’ex presidente della Commissione Ue è tuttora il direttore non esecutivo della Goldman Sachs International, con sede a Londra. Da lì però pontifica sull’Europa: due anni fa diceva la sua su cosa ci fosse «in gioco» nelle elezioni europee, più di recente si è attivato sui fondi di ristoro europei dell’èra pandemica. Del resto Goldman Sachs ha gli occhi puntati sul Recovery. La sede italiana, nello specifico, di cosa si occupa? «Nei primi anni Novanta siamo stati tra le principali istituzioni finanziarie che hanno preso parte al primo programma di privatizzazioni del paese», così si descrive Goldman Italia. «Assistiamo inoltre clienti istituzionali, che gestiscono ampi portafogli».

Il Barroso dei vaccini

Da circa un anno c’è poi il Barroso presidente del board di Gavi. In questo incarico risulta come «individuo indipendente», come se fosse un libero esperto e non un uomo di Goldman Sachs. Gavi è una creatura di Bill Gates, primo grande finanziatore nel 2000 di questa partnership pubblico-privato nata con l’obiettivo dichiarato di ampliare l’accesso globale ai vaccini. «L’Organizzazione mondiale della sanità è entrata dentro Gavi dopo i privati, e Gavi ormai è un circolo che conta molto più dell’Oms stessa», dice Nicoletta Dentico, autrice di Geopolitica della salute. «Gavi fa gli accordi con le case farmaceutiche per i vaccini, fa parte di Covax». E chi c’è nel board? Le case farmaceutiche stesse, oltre che la banca mondiale, i governi, Oms e Unicef. Quindi quando Gavi fa accordi con le aziende, è come se le aziende trattassero con se stesse, almeno in parte. Le stime di The People’s Vaccine calcolano in effetti che Covax, di cui Gavi fa parte, ha pagato le dosi Pfizer il quintuplo del loro costo di produzione. Big Pharma ha due obiettivi conclamati: evitare la deroga sui brevetti, e aumentare i prezzi dei vaccini, come sta già accadendo. Sappiamo di questi intenti proprio dalle dichiarazioni fatte dai Ceo alle banche di investimento per galvanizzarle sugli scenari futuri. Goldman Sachs stessa ha le mani nel mondo di Big Pharma. Perciò ora che Barroso twitta: «Bisogna ridurre le disuguaglianze di accesso ai vaccini», c’è da chiedersi se fa sul serio, oppure: Barroso chi?

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