Si apre in salita il dibattito cominciato con vertice sui migranti tra i ministri dell’Interno europei. Il punto di partenza è il piano d’azione per il Mediterraneo centrale presentato dalla Commissione europea il 21 novembre, ma le tensioni tra Italia e Francia non sembrano ancora del tutto sopite. Intanto, Bruxelles apre alla valutazione di un codice di comportamento delle organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo.

Il consiglio di oggi, secondo fonti del Viminale, «rappresenta l’inizio di un importante percorso comune in sede Ue per definire e rendere operativi strumenti efficaci per governare insieme il fenomeno. La situazione impone però di agire con tempestività e questo appuntamento deve rappresentare il necessario punto di partenza per assumere decisioni su un dossier complesso che va affrontato con politiche comuni Ue».

Il piano piace anche agli altri paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo come Spagna e Grecia. Mentre il ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, spiega che «le difficoltà della migrazione irregolare non sono unicamente di responsabilità dei paesi di ingresso bensì dell’insieme dell’Unione europea», il collega greco, Notis Mitarachi, sostiene che vada deciso «un meccanismo obbligatorio di solidarietà per assicurare che ogni paese in Europa condivida in modo uguale l’onere dell’immigrazione». Niente più decisioni volontarie come quelle concordate a giugno, insomma.

Il piano di condotta

Le politiche comuni, come le chiama il governo italiano, potrebbero includere anche un codice di condotta per le Ong. «Penso che la questione non sia fuori dal tavolo. Dobbiamo lavorare con le Ong, ma lo dobbiamo fare in un modo ordinato, che rispetti anche i nostri stati membri, che consenta operazioni di ricerca e soccorso in modo strutturato. Se questo richiederà un quadro più strutturato, come un codice di condotta, sì, lo sosterremo» ha spiegato il commissario Ue Margaritis Schinas. L’intenzione della commissione è di creare un piano organico per affrontare le crisi in maniera strutturale. «Non si può e non si deve lavorare crisi per crisi, nave per nave, incidente per incidente. Abbiamo bisogno di un quadro unico basato sul diritto dell’Ue». 

Nessuna prospettiva invece per la proposta di realizzare centri d’accoglienza in Africa, secondo Schinas: «La Commissione precedente ci ha provato e non ha funzionato. Non vedo come possa funzionare adesso».

Tensioni tra Italia e Francia

Nonostante per la presidenza di turno Ue ritenga che «la situazione tra Italia e Francia sia molto migliorata e abbiamo la sensazione che la tensione sia già passata», come ha detto il ministro dell’Interno ceco Vit Rakusan, sembra ancora lontano un allineamento dei due paesi sul tema dei migranti. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin è tornato a battere sulla necessità che i paesi del sud Europa aprano i loro porti alle Ong e ha promesso che, in caso contrario, Parigi è pronta a non partecipare al meccanismo dei ricollocamenti.

«Bisogna ricordare a tutti qual è il diritto del mare, evidenziare che le Ong che operano nel Mediterraneo si trovano lì evidentemente per salvare le persone e in nessun caso possono essere equiparate a organizzazioni di passaggio e, infine, bisogna ricordare che i paesi del sud del Mediterraneo devono aprire i loro porti» ha detto Darmanin, che rivendica anche il fatto che il consiglio straordinario sia stato convocato su richiesta francese. 

Ma il problema più grande è quello della spartizione dei migranti in arrivo. «Evidentemente, se l’Italia non accoglie le imbarcazioni, non accetta il diritto del mare, e il principio del porto più vicino sicuro, non c’è alcuna ragione per cui i paesi che si sono impegnati a fare i ricollocamenti dei migranti, come la Francia e la Germania», li prendano. 

Per il momento non è previsto un bilaterale di Darmanin con il suo collega italiano Matteo Piantedosi. Le fonti però concedono che potrebbero scambiare qualche parola «se dovessero incontrarsi». 

Il piano in discussione

Resta da vedere come le richieste degli stati precipiteranno in un documento condiviso. Il piano d’azione presentato pochi giorni fa si muoveva su 20 punti, che miravano ad aumentare la collaborazione tra i paesi europei per rendere efficaci i ricollocamenti e i rimpatri. Lo strumento principali dovrebbe essere l’agenzia Frontex. La Commissione inoltre vorrebbe mettere in campo «un approccio più coordinato sulla ricerca e il soccorso».

«Fornire assistenza a qualsiasi persona trovata in pericolo in mare fino al momento dello sbarco sicuro, indipendentemente dalle circostanze che portano le persone a trovarsi in tale situazione, è un obbligo giuridico per gli stati membri dell’Ue» si legge ancora nel documento.

Si propone dunque di «avviare – entro la fine dell’anno – l’iniziativa Team Europe sulla rotta del Mediterraneo centrale per combinare le attività degli stati membri con la cooperazione e il coordinamento a livello dell’Ue, attraverso un approccio globale, creando nuove opportunità di coordinamento con i paesi partner, così come con le agenzie delle Nazioni unite competenti».

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