Boris Johnson è assediato dal suo stesso partito ma è una sola donna ad avere in pugno in questi frangenti le sue sorti come premier. Lei è Sue Gray ed è una «sleazebuster», che significa: fustigatrice del malcostume.

Il malcostume in questione è quello del premier e delle feste tenute in pieno lockdown. La politica britannica è ormai appesa allo scandalo dei party, il “Partygate”, e al rapporto di Gray, il “Gray report”. Anche se per la verità c’è pure la polizia, a indagare sullo sprezzo delle regole da parte di Johnson.

Cosa è il Partygate

(Il premier britannico. Foto AP)

Le feste in realtà sono più d’una, e lo scandalo sta nel fatto che il premier abbia violato le restrizioni Covid da lui stesso imposte. Il “Partygate” deflagra questo dicembre, in coincidenza con l’aumento dello scontento del partito conservatore per il suo leader; ma i fatti risalgono all’anno precedente.

Durante le feste di Natale del 2020, nel Regno Unito il governo aveva imposto la regola dei “tiers”: in base al livello di contagi, variava il “tier” e quindi anche la durezza delle restrizioni. Un sistema in qualche modo analogo ai nostri colori per le regioni. Londra stessa è passata da alcuni vincoli sugli assembramenti al lockdown vero e proprio. Ma di tutto questo, Downing Street non sembra essersi accorta troppo. 

La prima soffiata sulle feste arriva il 30 novembre sul Daily Mirror: pare che l’anno prima, in una fase in cui non ci si poteva incontrare in più di sei, lo staff di governo non abbia rispettato la regola. All’inizio il premier si schermisce, prova a negare, ma a dicembre lo scandalo esplode: le rivelazioni si moltiplicano, così come le feste in questione, l’entourage coinvolto, i palazzi di governo e il lasso temporale. 

«Portatevi da bere»

(E se il sostenitore di Brexit fosse costretto ad andarsene dal governo? Foto AP)

Le rivelazioni, una dietro l’altra, hanno costretto Johnson nel corso delle settimane a rilasciare qualche scusa, dopo aver inizialmente negato o mascherato gli episodi. La festa di maggio 2020 nel giardino di Downing street – erano i tempi dei primi lockdown – è stata fatta passare inizialmente dal premier come un incontro di lavoro, ma si è scoperto poi che gli inviti erano partiti verso un centinaio di persone. Parola d’ordine: «Bring your own booze», «Portatevi da casa la bottiglia per sbronzarsi».

Poi c’è la festa di compleanno per il premier, il 19 giugno 2020, quando in teoria non ci si poteva radunare in più di due e nella pratica c’era una trentina di persone a tagliar la torta e cantare gli auguri. Non tutti gli eventi avevano Johnson, o la sua partner, tra i partecipanti, ma comunque l’entourage di Downing Street.

Ci sono ad esempio un paio di feste dello staff che si sono tenute alla vigilia del funerale del principe Filippo, e che fanno apparire il civico 10 di Downing Street come un luogo dove non regnano né le regole né il buon senso. Ad ogni modo tra le uscite più clamorose del premier c’è proprio l’aver affermato di «non essere stato al corrente» di star violando regole che era stato il suo stesso governo, quindi lui, a imporre.

Chi è Sue Gray e cosa indaga

L’inchiesta di Sue Gray parte su mandato del governo stesso, è una indagine interna. La lettera di mandato comincia così: «Il primo ministro chiede al segretario di gabinetto di investigare su», e poi è elencata una serie di incontri tenutisi sia a Downing Street (novembre e dicembre 2020) che al dipartimento dell’Istruzione (dicembre 2020); ma «se ci sono denunce attendibili su altri assembramenti», l’inchiesta può allargarsi.

L’obiettivo è «capire la natura degli incontri, la partecipazione, la finalità», il che è il presupposto anche per comprendere se le regole siano state trasgredite; ma quest’ultimo aspetto non riguarda l’inchiesta.

Per condurre l’indagine, possono ovviamente essere raccolte testimonianze e informazioni. Il dossier è in mano a Gray, la «sleazebuster» che lavora all’ufficio di gabinetto, che è tenuta a essere imparziale e che già in passato ha determinato la fine di qualche carriera politica. 

Un caso esemplare riguarda l’epoca del governo di Theresa May: il ministro Damian Green si è dimesso dopo che Sue Gray aveva dimostrato la «inaccuratezza» delle sue affermazioni riguardo al materiale pornografico trovato nel suo computer di lavoro una decina di anni prima.

Figura dietro le quinte ma coriacea, Gray stessa si ritiene «una sfida, qualcuno che porta scompiglio», proprio per la propria intransigenza sul lavoro. Il fatto che in passato abbia gestito un pub nel Nord dell’Irlanda, assieme al marito cantante folk, ha scatenato commenti divertenti, che i giornalisti britannici hanno strappato di bocca agli amici di famiglia dei Gray: «Se non sa definirlo lei, cosa sia festa e cosa no, chi?».

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