C’è una strategia dietro la scelta di Marine Le Pen di prendere una delle figure più controverse dell’Ue, l’ex capo di Frontex Fabrice Leggeri, e farne il proprio ariete elettorale. Anche se la candidatura di Leggeri può apparire come un affronto visti i ripetuti abusi di lui – violazioni di diritti, doveri e conti pubblici – l’operazione va letta con gli occhi dell’estrema destra francese per poter essere pienamente compresa.

Il Rassemblement National, che ha già penetrato le istituzioni repubblicane in patria, prova ora a replicare la strategia di normalizzazione e di penetrazione dei centri di potere anche in Europa. Con questa chiave va letto anche il tentativo di Le Pen di smarcarsi pubblicamente dai piani di deportazione di Alternative für Deutschland, l’estrema destra tedesca compagna di gruppo politico in Ue, e sempre all’interno di questa strategia va inquadrata l’apertura di un canale di dialogo con Giorgia Meloni e i suoi Conservatori europei.

La candidatura di Leggeri è molto più di un’operazione scandalosa. Si tratta di un ulteriore passo nel processo di notabilisation del partito – e cioè di un modo per dotarsi di figure di rango elevato, avvezze al potere – secondo il politologo Pascal Perrineau, professore emerito di Sciences Po. Per Cas Mudde, il politologo olandese che di estreme destre è esperto, l’inquadramento dell’ex capo di Frontex in lista rappresenta l’ennesima prova che sono diventate mainstream.

Il caso è ancor più rilevante se lo si vede nel contesto di un Rassemblement National che stando ai sondaggi dovrebbe essere la prima forza politica francese alle elezioni europee di giugno.

Estremi istituzionalizzati

Tracce della strategia di penetrazione del potere da parte del Rassemblement si trovano già dal principio della biografia di Fabrice Leggeri, che non è uomo di popolo e che non inizia la sua carriera con la politica urlata. Al contrario, studia nelle migliori scuole – in quelle che preparano ad entrare nell’amministrazione pubblica, come l’Ena – e si avvia verso una lunga, polverosa carriera da alto funzionario. Già negli anni novanta si fa le ossa al ministero dell’Interno; poi dal decennio successivo comincia a sgranchirsele a Bruxelles.

Insomma quando Marine Le Pen gli offre un posto in lista, sta anzitutto dotando il Rassemblement National di un uomo che conosce la macchina – anzi, le macchine – del potere, tanto in Francia che in Unione europea. Il profilo avvezzo agli ingranaggi del potere è tale che pure i Repubblicani hanno a lungo corteggiato Leggeri; il fatto che lui abbia preferito prestarsi all’istituzionalizzazione dell'estrema destra, piuttosto che finire in lista con la destra classica ma a rischio di estinzione, dice molto dei nuovi equilibri di potere.

Le ultime proiezioni suggeriscono che il Rassemblement alle europee sfonderà e che sfiorerà all’Europarlamento la trentina di seggi; alle ultime parlamentari francesi ha sfiorato i novanta, prendendosi anche – coi voti dei macroniani – due vicepresidenze d’aula. Leggeri può facilitare a modo suo l’istituzionalizzazione pure europea del partito, visto che con la Commissione europea, e per l’Ue, ha lavorato a lungo.

Una figura di confine

Non si tratta tanto del fatto che a inizio anni Duemila Leggeri avesse prestato servizio, come esperto nazionale distaccato, alla Commissione europea, né del fatto che dopo essersi occupato per il governo francese di immigrazione irregolare sia arrivato a occupare i vertici di un’agenzia Ue. Assume la guida di Frontex, in forma di Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, proprio con la sua espansione nel 2015. E prima che si dimetta da quell’incarico nel 2022, resta per anni aggrappato alla poltrona nonostante gli scandali finché può contare su una sorta di lasciapassare politico.

Già nel 2020 le inchieste giornalistiche avevano rivelato l’implicazione di Frontex nei respingimenti illegali; ma Leggeri mascherava come episodio sporadico violazioni sistematiche, contando sulla sintonia con governi e Commissione, la quale gli copriva le spalle quando l’Europarlamento ne chiedeva le dimissioni. Solo dopo che l’Ufficio europeo antifrode (Olaf) gli è arrivato troppo addosso con le sue inchieste, rintracciandone la malagestione e la slealtà verso l’Ue, Leggeri ha schivato il tutto dimettendosi; era ormai aprile 2022.

«Macron lo ha costretto a dimettersi perché Leggeri lottava contro l’invasione dell’Europa», è ora la versione elettorale di Jordan Bardella, presidente – e capolista alle europee – del Rn.

Diventare il sistema

Leggeri stesso si è descritto come bersagliato da governi e Commissione, lo scorso weekend, annunciando la sua candidatura. Più che il solito ritornello del «riprendersi il controllo delle frontiere», Leggeri rivela il reale obiettivo della sua candidatura quando presenta il Rassemblement come un partito che propone «le soluzioni concrete e più adatte». «Ho servito lo stato con onore», sottolinea pure.

L’estrema destra di Le Pen condiziona ormai politica e istituzioni francesi – basti il caso della legge sull’immigrazione – e in vista dell’exploit elettorale vuol fare altrettanto in Ue; ma per riuscirci servono figure capaci di orientarsi, una parvenza di normalizzazione e capacità di adattarsi alle circostanze. Per molti in Ue Leggeri è stato il simbolo dei diritti violati; ora è la figura che meglio incarna il tentativo lepeniano di farsi sistema.

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