Il Regno Unito fresco di Brexit mette un ulteriore passo di distanza tra sé e l’Unione europea e autorizza l’utilizzo del vaccino contro il Covid-19 sviluppato dalla società britannica AstraZeneca e dall’università di Oxford, in collaborazione con l’Irbm di Pomezia. L’annuncio è arrivato stamattina: solo ieri il vicedirettore esecutivo dell'Agenzia europea per i medicinali, Noël Wathion, aveva detto che una raccomandazione da parte dell’Ema (step precedente all’autorizzazione da parte della Commissione europea) entro gennaio è «improbabile». Il motivo? AstraZeneca deve ancora presentare una domanda formale oltre ad alcuni dati richiesti all’azienda dopo i problemi registrati in fase di sperimentazione. 

Un discorso che invece non si pone per il Regno Unito che, al pari di come aveva fatto per il siero di Pfizer-Biontech, ha approvato per primo quello di AstraZeneca ordinandone 100 milioni di dosi, che si aggiungono alle 50 milioni di Pfizer. «Il governo ha accettato le raccomandazioni dell'agenzia del farmaco britannica Mhra. Il processo di approvazione è stato rigoroso e rispettoso dei più alti standard di qualità, sicurezza ed efficacia», ha detto un portavoce del ministero della Salute britannico.  La somministrazione del vaccino alla popolazione dovrebbe partire il prossimo 4 gennaio. L’obiettivo è di avere, entro febbraio, circa 14 milioni di immunizzati.

Potenzialmente, il Regno Unito avrebbe adesso già dosi per vaccinare 75 milioni di persone, su una popolazione ufficiale di 67 milioni. Una notizia molto incoraggiante per il governo di Boris Johnson, che ha parlato di «trionfo della scienza britannica» in un momento molto difficile per il paese. Il bilancio della pandemia da Covid-19, anche a causa della variante inglese del virus, sta peggiorando giorno dopo giorno. Nelle ultime 48 ore sono satti stabiliti due record consecutivi relativamente ai nuovi contagi: 53.135 ieri, 41.385 il 28 dicembre. Il totale dei contagiati da inizio pandemia è di 2.382.865. 

L’Unione europea ha un accordo con AstraZeneca per 400 milioni di dosi, da distribuire poi ai paesi membri, ma dopo il rinvio della valutazione dell’Ema non si sa quando arriveranno. 

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