Quale dote portare a Kiev? I tre leader italiano, tedesco e francese oggi sono in visita ufficiale in Ucraina. E tra i compiti che spettano a Mario Draghi, Olaf Scholz ed Emmanuel Macron c’è anche quello di dimostrare che le promesse su un’inclusione dell’Ucraina nell’Unione non fanno parte della categoria della fiction, ma di quella politica dell’impegno concreto. La Commissione europea sta facendo i compiti, e venerdì farà anche gli annunci, ma alla fine la volontà politica spetta ai governi. Anche per questo ieri la presidenza di turno francese si è affrettata a far piombare sul tavolo dei rappresentanti dei governi Ue un suo testo: spinge nella direzione della «comunità politica» di conio macroniano.

Venerdì la Commissione europea si esprimerà sull’assegnazione all’Ucraina dello status di paese candidato. Durante il primo viaggio di Ursula von der Leyen a Kiev, a inizio aprile, la presidente della Commissione ha consegnato a Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, una pila di fogli: è un complesso questionario da compilare. Per ottenere lo status di candidato, un paese deve infatti soddisfare i criteri di adesione, o «criteri di Copenaghen». Deve essere predisposto a entrare nella comunità dei paesi dell’Unione su vari fronti: stabilità della democrazia e stato di diritto, ma anche economia di mercato, adozione della legislazione europea e dell’euro. La “application” di Kiev riceverà quindi un responso di Bruxelles venerdì, e la stessa cosa avverrà per Georgia e Moldavia.

La volontà dei governi

La Commissione fa la sua valutazione, dunque prepara i lavori. Ma poi è il Consiglio europeo – dunque i governi – a dover approvare all’unanimità lo status di candidato; e poi c’è il voto all’Europarlamento. Il 23 e 24 giugno si tiene un Consiglio europeo cruciale su tanti dossier, e c’è anche questo capitolo: bisogna pronunciarsi sulla candidatura di Ucraina, Moldavia e Georgia. Nel Consiglio precedente, a Bruxelles il 1 giugno, Mario Draghi ha voluto far intendere che la posizione pro-adesione dell’Italia è poco più che solitaria, e che quindi si valuterà una soluzione che trovi il consenso dei governi. «Diamo subito aiuti concreti, invece di impelagarci nel dibattito sull’adesione, che comunque richiederebbe tempi lunghi», ha detto questa settimana il socialista António Costa; il suo governo, quello portoghese, non è l’unico a sottolineare il tema dei tempi lunghi. Del resto aderire, anche se la volontà politica cambia le cose, può richiedere decenni.

Il testo di Macron

«Qualunque sia la decisione alla quale arriverà il Consiglio, la politica di allargamento oggi non offre il quadro politico necessario per rispondere all’urgenza delle necessità storiche e geopolitiche nate dalla guerra contro l’Ucraina, né per sviluppare la struttura politica del nostro continente». Così esordisce il testo presentato ieri al Coreper (le rappresentanze dei governi in Ue) dalla presidenza francese. La proposta è quella di una «comunità politica che non si sostituisce all’adesione all’Ue, né rimpiazza il processo di allargamento», ma che rafforza la cooperazione pensando ai paesi che rischiano di restare nel limbo.

La forma della comunità

Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy receives a questionnaire to begin the process for considering his country\'s application for European Union membership from EU Commission President Ursula von der Leyen in Kyiv, Ukraine, on Friday, April 8, 2022. (AP Photo/Adam Schreck)

L’idea è stata lanciata da Emmanuel Macron il 9 maggio, nel giorno della festa dell’Europa, sulla base di una constatazione: al di là della retorica, per l’Eliseo un ingresso di Kiev in Ue non è realistico. La «comunità», che somiglia alla «confederazione» sostenuta dal segretario dem Enrico Letta, ora inizia a prender forma almeno sulla carta.

«Avrà la forma di una struttura giuridica leggera, dotata di capacità decisionale, rispettando l’autonomia decisionale Ue. Si riunirà più volte sia al livello dei capi di stato e di governo, che dei ministri».

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