Il leader della Cdu bocciato alla prima votazione: non era mai successo. L’ultradestra AfD esulta: «Pronti a rivoltare il paese come un calzino». Governo al via, ma fortemente indebolito. L’instabilità spaventa i mercati
Una mattina di tensione, di paura, poi il sospiro di sollievo. Il governo di Friedrich Merz decolla, ma con ammaccature ovunque, che difficilmente saranno dimenticate a meno di meriti di governo fuori dall’ordinario: al leader cristianodemocratico sono servite due votazioni per essere eletto cancelliere dal Bundestag.
Un unicum nella storia repubblicana, che getta lunghe ombre sul mandato dell’uomo che deve raccogliere l’eredità di Olaf Scholz e che guiderà una Germania già alle prese con una crisi economica e una politica, vista la parabola apparentemente inarrestabile dell’AfD. Per qualche ora è sembrato che il cancelliere uscente dovesse restare in carica per gli affari correnti qualche giorno in più: in mattinata, un Merz fin troppo convinto di essere eletto alla prima votazione ha dovuto infatti fare i conti con diciotto franchi tiratori della sua maggioranza.
Sotto gli occhi dell’ex cancelliera Angela Merkel, seduta in tribuna, il leader della Cdu ha mancato per sei voti (ne ha presi 310 invece dei 316 necessari) la maggioranza assoluta necessaria per la conferma da parte del Bundestag. Cdu/Csu e Spd assieme arrivano a 328 voti, una maggioranza che avrebbe dovuto far stare tranquilli Merz e il segretario socialdemocratico Lars Klingbeil.
A quel punto, i partiti della grande coalizione, il presidente federale – che già aspettava insieme ai giornalisti Merz per il giuramento al castello Bellevue – e le opposizioni democratiche hanno ragionato sul da farsi di fronte a un caso unico nella storia della Bundesrepublik.
Unici a festeggiare delle disgrazie altrui, gli estremisti di AfD, pronti a chiedere le elezioni anticipate subito dopo la sospensione della seduta parlamentare. «Come AfD, ci siamo proposti di rivoltare questo paese come un calzino. Siamo pronti alla responsabilità di governo. E chiediamo che prevalga il buon senso», ha detto la leader, Alice Weidel.
Nel frattempo, Union e Spd si sono occupati dei franchi tiratori, anche se almeno a parole in entrambi i partiti si giurava sul voto dei due gruppi parlamentari. In realtà, entrambi i gruppi parlamentari hanno valide ragioni per essere scontenti. Nella Spd non tutti erano convinti dell’opportunità di sostenere Merz come cancelliere dopo la sua scelta di collaborare con AfD sul finire dell’ultima legislatura. È possibile che qualche deputato abbia dato seguito a questo malessere nonostante anche gli iscritti abbiano scelto di avallare il contratto di governo con l’85 per cento dei consensi.
Altrettanto probabile che qualche Genosse abbia sofferto lo stile decisionista del segretario socialdemocratico Lars Klingbeil, che lunedì ha proposto una squadra di governo calibrata più sulla fedeltà che su competenza o popolarità. Ma nel primo pomeriggio i conti non tornano: tra i diciotto devono esserci anche cristianodemocratici.
Anche nella Cdu c’è stato più di qualche risentimento nei confronti delle scelte di Merz, che hanno lasciato scontenti partiti regionali forti come quello della Bassa Sassonia. Merz, inoltre, era stato tradito dal suo gruppo parlamentare già all’indomani della collaborazione con l’AfD, su cui si era esposta anche Merkel: al momento di votare, oltre a una mozione, anche un disegno di legge insieme al partito di Weidel ben 29 deputati avevano approfittato del voto segreto per dare uno schiaffo metaforico a Merz.
Occhio nero
Martedì 6 maggio, alla fine, il neocancelliere se l’è cavata con un occhio nero. La disponibilità degli altri partiti ha permesso di saltare le pause previste dal regolamento parlamentare e procedere già nel pomeriggio a una seconda votazione in cui Merz è riuscito a raccogliere 325 voti. Sempre tre meno di quelli che la sua maggioranza gli avrebbe dovuto garantire, ma abbastanza per procedere poi al giuramento e iniziare a prendere in mano gli affari di governo.
Ma è nell’intervallo tra le due votazioni – mentre la borsa di Francoforte era in picchiata – che si è visto scritto in faccia a leader e parlamentari semplici il terrore di una situazione a rischio altissimo.
Fosse fallita anche la seconda votazione, si sarebbe aperta anche la strada verso le elezioni anticipate, con l’annesso rischio di una prateria di fronte all’AfD, che sembra solo beneficiare del giudizio dell’intelligence sul suo conto: gli iscritti aumentano e la posizione alla guida dei sondaggi sembra consolidarsi.
Martedì il neonato governo è riuscito a salvare la faccia, ma la volatilità dei voti fa presagire una maggioranza fragile. Che preoccupa tutto il Vecchio Continente.
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