La Corte costituzionale tedesca ha dato il via libera alla ratifica del trattato del Meccanismo europeo di stabilità respingendo il ricorso di sette deputati liberali contro una legge che permette le modifiche del Mes. I ricorrenti non hanno spiegato in modo esaustivo dove sarebbero lesi i loro diritti, secondo i togati. La procedura è stata avviata nell'estate del 2021, prima che la Fdp formasse il governo federale con Spd e Verdi.

Ora la ratifica può essere conclusa e il presidente della Repubblica potrà firmare la legge.

Insieme all'Italia, la Germania era l'unico paese dell’eurozona a non aver ancora ratificato la riforma del Mes, attendendo proprio la pronuncia della Corte di Karlsruhe. Ora il governo deve decidere che strada intraprendere dopo che solo la settimana scorsa alla Camera era stata approvata una mozione contro il Mes. Il documento, approvato con 164 voti a favore – impegna il governo «a non approvare il disegno di legge di ratifica del Mes alla luce dello stato dell’arte della procedura di ratifica in altri stati membri e della relativa incidenza sull’evoluzione del quadro regolatorio europeo». Un testo appeso nei fatti all’attesa della ratifica da parte di Berlino, che però adesso non ha più ostacoli di fronte a sé. Ora l’esecutivo dovrà scegliere se onorare o meno l’impegno a suo tempo assunto dai governi precedenti.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva indicato che per la decisione il governo aspettava di conoscere la posizione tedesca.

«Accolgo con favore la decisione della Corte costituzionale tedesca sul trattato del Mes. Si tratta di un passo importante che ora apre la strada alla sua ratifica da parte della Germania» ha commentato in un tweet il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe. Solo pochi giorni fa per l’Europa era arrivata un’altra buona notizia: Karlsruhe aveva infatti dato il via libera anche a Next Generation EU, respingendo un ulteriore ricorso sul tema. 

I dettagli

«I denuncianti - scrive la Corte - sostengono che fosse necessaria una maggioranza dei due terzi perché la procedura d'urgenza stabilita dall'accordo che modifica il Trattato Mes nell'ambito del sostegno comune comporterebbe un trasferimento di poteri sovrani e perché la modifica comporta una modifica de facto del quadro normativo dell'Unione europea in modo strutturalmente significativo».

Ma secondo la Corte «la censura costituzionale è inammissibile, in quanto i ricorrenti non hanno sufficientemente dimostrato e sostanziato la possibilità che tali atti violino il loro diritto all'autodeterminazione democratica. Non sono riusciti a dimostrare che uno degli accordi di modifica potrebbe portare a un trasferimento di poteri sovrani al Mes o all'Unione europea o che un cambiamento (de facto) del quadro dell'agenda di integrazione dell'Ue che potrebbe violare il loro diritti».

© Riproduzione riservata