Vivere in una città occupata

I partigiani di Kherson resistono alle torture della denazificazione

 

  • Non si scende più in piazza a protestare, ma di nascosto le bandiere russe vengono sostituite da quelle ucraine. Chi viene scoperto scompare o finisce a frequentare corsi per riconvertirsi.

  • Da settimane da Kherson arrivano nelle chat notizie di sparizioni. I familiari mandano spesso foto di figli, mariti, fratelli, scrivendo “Aiutateci a trovarlo” con la data e l’orario della scomparsa.

  • Insieme alla repressione, gli occupanti russi stanno portando avanti una riorganizzazione amministrativa, iniziata a fine aprile con il cambio dei vertici cittadini e regionali.

A Kherson non si scende più in piazza con le bandiere gialle e blu, ma i colori dell’Ucraina si dipingono sui muri. Il tryzub giallo, lo stemma del paese, si incide sugli alberi. Si stampano volantini, si scrive sull’asfalto delle strade della città occupata dai russi: “L’esercito dell’Ucraina è vicino”, “Kherson è Ucraina”, “Orchi, conosciamo tutti i vostri crimini”. Gli autori di questi messaggi vengono chiamati, nelle chat Telegram e Viber, i “partigiani di Kherson”. Il loro movimento silenz

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