Lo European Council on Foreign Relations pubblica oggi uno studio rivelatore delle attitudini degli europei in vista del voto di giugno. «Il punto più interessante dell’analisi» riguarda proprio l’Italia, spiega dal Regno Unito il politologo Ivan Krastev: c’è un paradosso sbalorditivo che concerne i due temi prescelti dalle destre per le europee, ovvero migranti e agenda verde.

Il set di dati si articola attraverso cinque «crisi costitutive» europee: cambiamento climatico, turbolenze economiche, immigrazione, pandemia, invasione russa dell’Ucraina. Attraverso queste crisi comuni si stanno formando «tribù» elettorali paneuropee.

Il lato d’ombra è che ciò non avviene in nome di un orizzonte condiviso, di uno European dream, ma di incubi trasversali. «Più che di incubi, parlerei di bruschi risvegli», osserva Krastev. «L’Europa si trova in un “momento di vertigo”, citando Milan Kundera». L'attimo di vertigine «non è quello nel quale si prova la paura di cadere, ma quello nel quale ci si deve proteggere dalla propria attrazione per la caduta». L’Europa che Krastev descrive è in sostanza un’Unione che deve opporre resistenza alla propria pulsione suicida.

A leggere i dati, le occasioni di speranza ci sarebbero: mentre l’euroscetticismo non è più nell’agenda dei partiti populisti quanto lo era nel 2019, oggi c’è una schiacciante consapevolezza delle urgenze climatiche, «particolarmente evidente tra giovani e fasce ben istruite; la “tribù del clima”, cioè la fascia di europei che ha questa come priorità, è quella predominante».

Nuovi campi comuni

Lo studio di Ecfr si basa su sondaggi d’opinione svolti da Datapraxis, YouGov e Norstat in nove stati membri dell’Ue – Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia, Portogallo, Danimarca, Estonia, Romania – e in Regno Unito e Svizzera. A condurre lo studio, Krastev e Mark Leonard, che dirige l’Ecfr.

I due coautori sono persuasi che «i collegi elettorali europei, tradizionalmente suddivisi in destra e sinistra e in posizioni pro e anti Ue, appaiano ora molto frammentati come conseguenza di cinque crisi che hanno scosso l’Ue negli ultimi anni: cambiamento climatico, Covid, immigrazione, costo della vita e guerra al confine orientale. Il trauma prodotto da questi shock aiuta a capire cosa succederà nel voto di giugno».

Non è nuova, nel pensiero di Krastev, la convinzione che l’opposizione fra destra e sinistra sia gradualmente superata, perché i campi politici si ristrutturano attorno a nuove linee di frattura (cleavages); dopo l’aggressione dell’Ucraina, il politologo aveva già osservato che la dicotomia tra pace e giustizia (ovvero i diversi posizionamenti sulla guerra) avrebbe riorganizzato gli assi politici.

Lo studio recente racconta qualcosa in più: una ristrutturazione complessiva dello spazio politico su base europea. «Paradossalmente l’Europa è stata tenuta insieme dall’esperienza di queste crisi, che ora dividono l’Europa in nuovi modi», spiega Krastev.

Questione di priorità

Gli europei «convinti che l’immigrazione sia la principale preoccupazione si dovranno ricredere: vale solo in Germania; in generale, il tema più sentito è il clima». A ritenere quella climatica la principale crisi sono – dice lo studio – oltre 73 milioni di elettori; l’immigrazione preoccupa in particolare opinione tedesca ed elettori anziani; la «tribù» dell’immigrazione aggrega sostenitori dei partiti di destra più o meno estrema, dall’Afd a Fratelli d’Italia.

Nel caso italiano, dai dati si evince che FdI sia ritenuto dagli intervistati il partito che più risponde alle esigenze in tema Kiev (il 29 per cento) e immigrazione (27); su quest’ultima la Lega si ferma al 14. Il Pd ha una buona performance sul clima (18) e i 5 Stelle attirano consenso sul tema bellico (18).

Stando ai dati, gli elettori italiani attribuiscono priorità ai problemi economici (il 34 per cento), al clima (il 21) e alla pandemia (il 20): è chiara la discrepanza tra le crisi più sentite e quelle politicamente più rappresentate.

Il bluff delle destre

«La migrazione viene esibita come priorità da Fratelli d’Italia, ma non è in cima alle preoccupazioni degli italiani», osserva Krastev. Solo il 10 per cento di loro – e solo il 17 fra i sostenitori di FdI – ritiene l’immigrazione una questione fondamentale.

Eppure le destre italiana ed europea hanno già individuato i loro comuni bersagli per giugno: attacco congiunto a migranti e agenda verde. Se ascoltassero gli europei – o se lo facesse l’opposizione – dovrebbero ribaltare il quadro, e rispondere all’urgenza climatica.

«L’asimmetria tra clima e migrazione è forse il punto più interessante emerso nello studio», nota Krastev. «In Italia – ma pure nel Regno Unito – quando la destra anti migranti va al governo, gli arrivi di migranti illegali non diminuiscono affatto – semmai il contrario – eppure l’opinione pubblica ne esce rassicurata: il tema migratorio si rivela anzitutto una questione di percezione. Sul clima accade l’opposto: quando i Verdi vanno al governo, come in Germania, le emissioni diminuiscono, ma la preoccupazione sul tema ambientale aumenta».

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