La Commissione europea va in Polonia a celebrare la democrazia, ma con la sua presenza dimostra che non c’è nulla da festeggiare. L’occasione della visita è l’anniversario degli accordi di Danzica. Il 31 agosto del 1980 per l’Europa è stato un giorno spartiacque: dopo gli scioperi in tutta la Polonia, il governo ha riconosciuto il sindacato Solidarność e il regime ha iniziato a franare. A 42 anni di distanza, i problemi democratici in Polonia e in Europa sono tutt’altro che risolti, anche se Bruxelles chiude gli occhi. I giudici europei si sono spinti fino all’azione legale contro il Consiglio Ue, indignati per la scelta di avallare il piano di ristoro (Pnrr) polacco nonostante gli attacchi allo stato di diritto in corso nel paese. In tale contesto, questo mercoledì il commissario Margaritis Schinas si è piazzato davanti ai cantieri navali di Danzica, ha parlato degli «insegnamenti polacchi in fatto di democrazia», e poi si è rivolto a Lech Wałęsa. Peccato che persino l’ex sindacalista e presidente polacco abbia disertato la celebrazione, ufficialmente perché malato. Sua moglie Danuta era lì, per denunciare che «Solidarność non è più quella di una volta». «Ce l’hanno scippata», ha aggiunto. La celebrazione di Danzica si è trasformata in una liturgia della democrazia in crisi.

I giudici in rivolta

Nella Polonia governata dagli ultraconservatori del Pis, alleati di Giorgia Meloni in Europa, gli attacchi ai diritti continuano. Oltre alle restrizioni ai diritti delle donne, con il divieto di aborto, un grande problema irrisolto è quello dell’equilibrio fra i poteri. Nonostante ciò questa estate la Commissione europea ha dato la sua approvazione al Pnrr polacco. «Prima che venga versato anche solo un euro, del resto, la Polonia dovrà dimostrarci di aver raggiunto gli obiettivi che abbiamo fissato, relativi all’indipendenza dei giudici», si schermiscono da Bruxelles. Ma neppure quegli obiettivi sono stati fissati in modo adeguato, e a dirlo sono quattro importanti associazioni: quella europea dei giudici (Eaj), quella dei giudici amministrativi europei (Aeaj), Rechters voor Rechters e i magistrati europei per democrazia e libertà (Medel), con la collaborazione della rete di accademici Good Lobby Profs. Le riforme di facciata del governo polacco, così come le richieste di Bruxelles, non risolvono gli squilibri, dicono i giudici, che infatti hanno appena fatto ricorso contro l’approvazione del Pnrr polacco. Con un gesto di portata inedita, citano in giudizio il Consiglio dell’Ue, visto che – dopo il parere favorevole della Commissione – sono stati i governi europei riuniti in questo consesso ad adottare la decisione il 17 giugno. Il presidente della Repubblica polacco, Andrzej Duda, per tutta risposta ha attaccato le quattro organizzazioni. Il premier Mateusz Morawiecki ha annunciato questo mercoledì che «chiederemo la prima tranche di soldi a novembre», e siccome è «scettico che arriveranno», è da settimane che fa dichiarazioni euroscettiche e prende di mira l’Ue.

Ombre nere su Danzica

«Questa non è la Polonia per la quale ho lottato, questo non è il paese che sognavo», ha detto questo mercoledì Danuta Wałęsa, moglie di Lech. Il fondatore di Solidarność non era alle celebrazioni presidiate dalla Commissione Ue. Il sindacato polacco che negli anni Ottanta ha avviato il crollo del regime comunista, oggi è irreggimentato dal partito ultraconservatore di governo (Pis). Il presidente attuale di Solidarność, Piotr Duda, tra il 2016 e il 2017, ha offerto al Pis di «fare il cappello», e cioè sopraffare con la forza gli oppositori del governo, femministe incluse. La sala del cantiere navale di Danzica dove questo mercoledì si sono svolte le celebrazioni è stata affittata dal sindacato, nell’aprile 2018, ai neofascisti di Onr, la stessa organizzazione che ha invitato Forza nuova e fatto entrare il suo leader Roberto Fiore al parlamento polacco.

«European way of life»

«Il nostro presidente, Piotr Duda, era a Danzica per l’anniversario, ma è anche molto preso dalla guerra in Ucraina: siamo stati il primo sindacato ad andare sul posto», dice Mateusz Szymański di Solidarność. Prima del conflitto, il sindacato polacco era alle prese con avvicinamenti all’estrema destra di tutta Europa, Marine Le Pen inclusa: nonostante i rapporti di lei con Mosca, a fine 2021 le è stata dedicata una copertina del magazine sindacale. «Ricordiamoci di chi si è speso per i diritti sociali, che oggi sono un pilastro del nostro modo di vivere europeo», ha detto durante la sua visita polacca Schinas, al quale la presidente Ursula von der Leyen ha affidato la delega di «promuovere la European way of life». Se Solidarność non è più la stessa, neppure la «promozione dei valori europei» lo è: Schinas è tra i commissari che hanno sostenuto la linea più dura contro chi cerca asilo in Ue. Il partito dal quale proviene il commissario, la destra di Nuova democrazia che è al governo in Grecia, è al centro di uno scandalo proprio in questi giorni per lo spionaggio ai danni dell’opposizione.

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