L’internazionale delle destre populiste d’Europa ha preso di mira le organizzazioni dei lavoratori: passa da lì, e cioè dal tentativo di penetrare il mondo sindacale, la nuova frontiera della ammucchiata sovranista. Solidarność è il caso più evidente.

(Lech Walesa arringa i lavoratori in protesta, ai cantieri navali di Danzica, nell'agosto 1980. Foto AP)

Il sindacato polacco che negli anni Ottanta ha avviato il crollo del regime comunista, e che i sindacati occidentali supportavano da ogni punto di vista, oggi è irreggimentato dal partito ultraconservatore di governo (Pis) e sfida a colpi di provocazioni i sindacati francesi.

Il volto della discordia

Sono lontani i tempi in cui il padre fondatore di Solidarność, Lech Walesa, brandiva una copia fresca di stampa della rivista del sindacato, “Tygodnik Solidarność”.

(Lech Walesa esibisce una copia della rivista del sindacato, Tygodnik Solidarnosc, a Varsavia il 7 ottobre 1989. Foto AP)

Quella foto in bianco e nero del 7 ottobre del 1989 stride con la copertina patinata di questo autunno, sulla quale campeggia Marine Le Pen. Il 7 dicembre, i cinque sindacati francesi, che assieme a quello polacco condividono una casa comune europea, e cioè la Confederazione europea dei sindacati, hanno scritto indignati una lettera al presidente di Solidarność. A scandalizzarli non era solo l’inno alle destre estreme da parte dell’organo di stampa del sindacato, ma anche la creazione di un portale ad hoc in francese (tysol.fr), che divulga articoli encomiastici verso Le Pen e Éric Zemmour. Tysol veicola anche contenuti anti Lgbt, e uno degli ultimi articoli, che risale a mercoledì, parla dell’elezione di Roberta Metsola a presidente dell’Europarlamento come «simbolo della difesa della vita, che farà digrignare i denti alle lobby femministe pro aborto».

La versione di Danzica

Qual è la versione di Solidarność? Il primo a rispondere, dagli uffici di Danzica, è Mateusz Szymański, che spiega, «la situazione è delicata, c’è questa crisi» coi francesi, dunque si consulta con il presidente in persona, Piotr Duda. La versione è: «La redazione del magazine è indipendente, non censuriamo i giornalisti». Perché proprio Le Pen? «Nel numero di gennaio a dire il vero in copertina ci sarà anche Zemmour».

Solo estrema destra? «Abbiamo chiesto interviste anche a Macron, lo facciamo in vista delle presidenziali». L’invito è arrivato anche alla sinistra, magari a Jean-Luc Mélenchon? «Questo lo chieda alla redazione». Ogni cooperazione diretta con Le Pen e altri partiti di destra viene smentita.

Eppure i fatti suggeriscono che qualche intesa c’è. La copertina lepeniana è stata realizzata nello stesso periodo in cui il Pis riabilitava e “sposava” politicamente la leader del Rassemblement. Il governo polacco, pur di sfuggire all’isolamento in Ue, ha abbandonato le reticenze dovute ai rapporti di Le Pen con la Russia: il premier l’ha incontrata, il leader di partito Jaroslaw Kaczyński l’ha invitata a Varsavia. L’idea di mettere insieme i sovranisti, compreso Matteo Salvini, è fallita proprio con il meeting polacco organizzato per il 4 dicembre scorso.

Ma intanto i rapporti con Parigi sono stati avviati. Il sindacato ha celebrato Le Pen proprio in quelle settimane. Solidarność non è più quello delle origini ormai da decenni: già a metà anni Novanta iniziava la virata a destra. Ma la progressiva trasformazione in sindacato allineato col governo, e con la destra più dura, è diventata palese proprio con la guida di Piotr Duda. Tra il 2016 e il 2017, ha offerto al Pis di «fare il cappello», e cioè sopraffare con la forza, gli oppositori del governo, femministe incluse.

Reti su scala europea

Nell’aprile 2018, Solidarność ha affittato la sala del cantiere navale di Danzica, che è il simbolo della storica lotta contro il regime, ai neofascisti di Onr. Quest’ultima è la stessa organizzazione che è riuscita a far entrare Forza nuova nel parlamento polacco, il Sejm: Roberto Fiore è stato invitato al Sejm da Tomasz Kalinowski, di Onr, nel 2015.

Le connessioni tra destre e sindacati emergono anche dal lato leghista. L’Ugl, lo stesso sindacato di cui è stato vicesegretario generale il deputato leghista ed ex sottosegretario all’Economia Claudio Durigon, a ottobre era in piazza a Budapest per Viktor Orbán.

La crisi energetica, e la transizione ecologica che in un paese di miniere come la Polonia crea malumori sociali, sono cavalcate sia dall’Ugl che da Salvini, e riprese da riviste di destra polacche come Niezalezna.

(Il summit "buone prassi europee" con i leader di Lega, Ugl e sindacati amici. Foto Facebook)

A novembre, il segretario dell’Ugl Paolo Capone e quello della Lega Salvini, hanno messo attorno a un tavolo sindacati amici ungheresi, albanesi, spagnoli. “Buone prassi europee” era il titolo del summit. Mentre le destre, politiche e sindacali, stringono connessioni, la Confederazione europea dei sindacati si trova ad affrontare le derive destrorse al suo interno. Il caso Solidarność ha creato allarme non solo nella delegazione francese ma anche tra svedesi, spagnoli, italiani, perché la mossa polacca è stata vista come fuoco amico: una delegazione che ne attacca un’altra, per mossa politica. Come reagirà la Confederazione europea? Dopo il reclamo dei francesi «è stata avviata una indagine interna per appurare i fatti e identificare i rimedi. Seguiremo le nostre procedure interne democratiche», dice il portavoce Julian Scola. Poi si deciderà che fare.

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