Dichiarando che «nulla è escluso» in termini di fornitura di jet militari all’Ucraina, il presidente francese Emmanuel Macron apre nei fatti a un nuovo dibattito europeo su un’ulteriore fornitura di armi alle forze ucraine. L’apertura di Macron, che pure ha messo dei paletti alla sua disponibilità, come la richiesta a Kiev di presentare una domanda formale e di utilizzare gli aerei in maniera da non provocare un’escalation e non utilizzarli su territorio russo, ma soltanto per scopi difensivi.

La disponibilità francese

L’Eliseo non vuole neanche vedere indebolite le forze armate francesi, ma può contare su un contingente di vecchi Mirage 2000, ritirati l’estate scorsa. Aerei non troppo obsoleti, sostituiti da mezzi più aggiornati e soprattutto prodotti in Francia da Dassault Aviation, quindi senza bisogno di autorizzazioni di paesi terzi per l’invio a Kiev. Sembra escluso per il momento l’invio dei Rafale, che stanno sostituendo progressivamente i Mirage nell’esercito francese.

L’autorizzazione per la cessione servirebbe invece per gli F-16 impiegati da altri paesi europei, che essendo prodotti negli Stati Uniti avrebbero bisogno del via libera di Washington. Il motivo è lo stesso per cui la Germania, paese produttore dei tank Leopard, ha dovuto dare l’autorizzazione ai paesi dell’Europa orientale per inviare i propri panzer a Kiev, l’utilizzo del brevetto. Una possibilità da escludere per il momento, considerato che a domanda diretta sulla possibilità che gli Stati Uniti inviino aerei militari in Ucraina, il presidente americano Joe Biden ha detto “No”. 

Il problema di Scholz

Ma la posizione di Macron rischia di riaprire la crepa nelle relazioni tra Parigi e Berlino che le cancellerie hanno cercato faticosamente di ricomporre. Fin da mercoledì scorso infatti Olaf Scholz ha difeso la sua esitazione sull’invio dei tank Leopard e ha chiarito di fronte al Bundestag che il dibattito sugli aerei militari per ora era fuori discussione. Lo ha ripetuto durante il suo viaggio in Sudamerica, dove non è stato netto, ma si è espresso con forza contro una «corsa a superarsi» in termini di fornitura di armi, soprattutto se le decisioni dovessero avere «motivazioni di politica interna». La leader del suo partito, Saskia Esken, in un’intervista televisiva, è stata meno netta del cancelliere, ma per il resto il suo partito, la Spd, sostiene la linea di Scholz. Secondo i commentatori non è ancora chiaro l’obiettivo finale dell’Ucraina nel conflitto: quest’incertezza, che riguarda per esempio l’eventuale riconquista della Crimea e del Donbass, rende difficile prendere una decisione. 

La questione sembra essere però meno complicata di quella dei panzer Leopard: la Germania attualmente dispone di tre tipologie di aerei militari: i Mig-29 sovietici, un’eredità della Ddr che hanno a disposizione anche altri paesi dell’Europa dell’est, i Tornado e gli Eurofighter.

I Tornado sono ormai considerati troppo complicati e dispendiosi da tenere in volo e per gli Eurofighter servirebbe un addestramento troppo lungo: il candidato ottimale per la cessione sarebbero dunque i Mig, che tra le altre cose, essendo di fabbricazione sovietica, sarebbero anche immediatamente utilizzabili dalle forze di Kiev. Inoltre, sono caccia utilizzabili soprattutto per il combattimento aereo, più che per il bombardamento di obiettivi nemici, per cui è invece più adatto l’F-16: un elemento che limita il rischio di escalation, anche se ormai le intrusioni di velivoli russi nello spazio aereo ucraino si sono ridotte drasticamente, soprattutto dopo la consegna dell’artiglieria antiaerea occidentale. 

Resta l’elemento di motivazione per le truppe ucraine, già citato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella vicenda dei tank Leopard. Per ora, la discussione non ha ancora raggiunto il dibattito pubblico tedesco, ma l’ex ambasciatore ucraino in Germania Andrij Melnyk chiedeva gli aerei già la settimana scorsa: «E ora, cari alleati, mettiamo insieme una forte coalizione di caccia per l’Ucraina, con F-16, F-35, Eurofighter e Tornado, Rafale e Gripen, aerei e tutto quello che potete inviare per salvare l’Ucraina». 

© Riproduzione riservata