Sarà una riunione ristretta, e molto. Ci saranno Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i leader di Fratelli d’Italia e della Lega, nonché premier e vicepremier. Parleranno di europee e saranno presenti i pochissimi altri indispensabili. Non potranno mancare i capidelegazione dei due partiti all’Europarlamento. Ma sarà ristretta al punto da escludere Forza Italia e Antonio Tajani.

Questa settimana Meloni e Salvini concorderanno le regole della contesa. Il tema sono le europee, ma il punto – tutto italiano – è la tenuta del governo. I due leader dovranno intendersi sui registri e i contenuti da portare avanti per le elezioni di giugno 2024, in modo da poter competere fra loro per i voti, ma senza far tremare palazzo Chigi.

Certo, un incontro subito dopo la kermesse fiorentina di Salvini e dei sovranisti di Identità e democrazia potrebbe sembrare un altro colpo della leader di Fratelli d’Italia, che porta alle trattative il competitor dopo un suo evidente fallimento. Il leader leghista, che da tempi lontani dice di voler unire tutte le destre europee, domenica è finito arroccato alla Fortezza da Basso di Firenze dove non è riuscito a portare sul palco neppure i suoi alleati europei più forti. Niente Marine Le Pen né Geert Wilders, per dirne un paio. Il grande evento di Identità e democrazia, la rivincita salviniana, si è tradotto politicamente in uno smacco, con i conservatori europei a sfilare alleati alla Lega e i meloniani a stigmatizzare le componenti più estreme di Identità e democrazia.

Insomma, dopo aver fatto saltare l’unione delle destre nel 2021, Giorgia Meloni ha tolto a Matteo Salvini pure il gusto della festa di consolazione. Incontrare l’amico-nemico proprio ora può sembrare strategia.

Perché ora (e senza Tajani)

Eppure da entrambe le parti assicurano che l’incontro tra i due leader era già in programma, semplicemente le agende internazionali e di governo lo rendono possibile solo ora.

Vien da chiedersi a questo punto – se la questione è salvaguardare la tenuta della coalizione di governo durante la competizione per i voti alle europee – perché l’invito non sia stato spedito anche all’altro vicepremier, Antonio Tajani, e a Forza Italia. La risposta che arriva riservata quanto la convocazione è che una volta chiaritisi Meloni e Salvini il resto vien da sé. Può sembrare paradossale, visto che proprio Tajani, in veste di popolare europeo, e il leader della Lega, hanno schermagliato di recente. Ma è del tutto razionale, invece, se si tiene presente la profonda intesa tra la premier e Tajani.

Per Meloni è Salvini lo spigolo contro il quale la sua azione di governo potrebbe andare a sbattere. E siccome – per dirla con parole sue – la premier si considera politicamente «una pietra», intende fermare lo sgocciolio di uscite imbarazzanti salvinane, mentre con Tajani al momento non ci sono veementi scontri di potere.

Ecco quindi come si arriva a questo incontro a due – o pochi in più – tenuto riservato. Meloni ha due priorità: apparire in Europa «non come una marziana» ma come esperimento di estrema destra che governa; Salvini sa che alle europee l’equilibrio sarà ribaltato rispetto al 2019, quando la Lega è stato il partito più votato e Fratelli d’Italia doveva ancora esplodere in consensi. Perciò il leader leghista polarizza gli argomenti e radicalizza i toni, come ha fatto domenica da Firenze. La premier invece deve mantenere la sua strategia ambigua: da una parte mobilitare la propria base, dall’altra apparire digeribile ai popolari.

Quindi bisognerà collaudare non solo gli argomenti – che dai migranti all’attacco all’agenda verde, hanno molti punti di contatto – ma soprattutto i toni e il gioco delle parti. La competizione interna alle destre deve avere regole condivise perché le destre in sé – e il governo – non ne finiscano danneggiate, se è vero ciò che Salvini a parole ripete, e cioè che intende far durare questo governo a lungo.

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