La legge anti Lgbt ungherese? «Dovremmo copiarla», sostiene il ministro dell’Educazione polacco. Przemysław Czarnek dice pure che «chi è gay non è mica normale, è un deviato». Ecco cosa succede dopo anni di inazione di Bruxelles: si alimenta un circolo vizioso di omofobia.

L’Ungheria con la sua legge anti Lgbt ha copiato la Polonia, che ora imita l’Ungheria. Entrambi i paesi, governati dalla destra illiberale, puntano così a polarizzare lo scontro e consolidare il consenso. Varsavia, così come Budapest, prende di mira l’istruzione.

Il ministro estremista

Per l’opinione pubblica polacca, Przemysław Czarnek è noto come il ministro che ritiene «costituzionale» educare i bambini a colpi di scapaccioni. Ma chi è Czarnek? La sua storia politica descrive le derive della destra polacca e del partito al potere, il Pis. Nell’autunno 2020, per il Pis cominciano i guai seri: la coalizione di destra, di cui è fulcro, barcolla sempre più; alla guida di uno dei partiti alleati c’è Zbigniew Ziobro, antiabortista e omofobo, che polarizza il dibattito verso la destra estrema.

Arriva così il momento di Czarnek: a ottobre, il leader del Pis, l’ultraconservatore Jaroslaw Kaczynski, promuove un rimpasto per rinsaldare la coalizione. Lui diventa vicepremier, Czarnek assume l’incarico di ministro dell’Educazione. Anzi, sia dell’Istruzione che dell’Università e ricerca, riuniti dopo lungo tempo sotto lo stesso dicastero. Scegliere lui significa dare un segnale preciso. Già prima di andare al governo, infatti, Czarnek si è distinto per le sue esternazioni estremiste e omofobe. Nel 2019, quando governava il voivodato (la regione) di Lublino, premiò alcuni amministratori locali per aver «combattuto l’ideologia Lgbt» sancendo le “Lgbt free zone”. Si dichiarava contro i Pride e i «deviati» gay. Da ministro, rimane coerente.

Educazione e repressione

Prima che il premier ungherese Viktor Orbán facesse clamore con la legge anti Lgbt, l’estate scorsa il presidente della Repubblica polacco Andrzej Duda aveva già condotto la sua campagna elettorale all’insegna dell’omofobia. E il ministro dell’Educazione polacco lanciava affondi illiberali.

In autunno, durante le proteste per il diritto all’aborto che hanno visto alleate le femministe e la comunità Lgbt, il ministro ha intimato indagini sui professori che partecipavano alle manifestazioni e «istigavano» gli studenti a fare altrettanto; al contempo ha garantito un lasciapassare (cioè niente provvedimenti disciplinari) ai docenti ultraconservatori, «vessati dalla sinistra». Il clima è già questo, e presto cambierà anche la legge, stando alle intenzioni del ministro. Porta avanti un progetto di riforma, la “Lex Czarnek”, che scatena le preoccupazioni di opposizione e sindacato insegnanti. Il ministro si muove su due piani. Uno è la gestione del potere: Czarnek mira a togliere autonomia alle scuole, attribuendo più prerogative ai sovrintendenti all’istruzione regionali (“kurator”) scelti dal governo. Presidi e docenti saranno alla mercè dei “kurator”; personaggi come Barbara Nowak, che paragona l’omosessualità a un crimine.

Martiri e deviati

Il ministro vuole intervenire anche sui contenuti pedagogici. Lo studio della religione cattolica per lui deve diventare obbligatorio, mentre finora si è potuto scegliere tra lezione di religione, di etica o astensione. «Questa terza opzione, cioè “nulla”, sta diventando troppo frequente, soprattutto nelle grandi città», dice il ministro; che mette in atto così le promesse fatte dal Pis in un incontro con il cardinale Kazimierz Nycz già nel 2018. L’educazione secondo il ministro va anche riequilibrata con più “martirologia” – la venerazione per martiri e santi come Giovanni Paolo II ma anche per i cosiddetti “soldati maledetti” – e «pedagogia dell’orgoglio».

Per orgoglio qui si intende quello nazionalista e ultracattolico, non certo il Pride; anzi: Czarnek dichiara che chi vi partecipa «non può avere gli stessi diritti delle persone normali» e intende ripulire l’educazione da ogni riferimento aperto all’omosessualità come pure all’uso di contraccettivi.

«Il piano del ministro è chiaro», dice l’europarlamentare Robert Biedron, della sinistra polacca e del gruppo socialdemocratico. «Vuole sostituire il sapere con la dottrina, far scegliere tra religione o religione, trasformare i sovrintendenti in inquisitori».

I programmi scolastici in stile Czarnek avranno anche l’obiettivo di «mostrare i recenti sviluppi dannosi dell’Ue»; l’Europa finisce nel mirino del ministro perché difende lo stato di diritto, il che va di traverso al Pis. Ma quanto sta agendo davvero l’Ue per frenare le derive omofobe di Varsavia? L’Europarlamento reagisce con fermezza da tempo; ha già risposto alle “zone Lgbt free” di alcune amministrazioni locali polacche denominando l’Ue «zona di libertà Lgbt» e tornerà sul tema a settembre. Da anni sollecita la Commissione a far rispettare lo stato di diritto, e ha appena approvato una risoluzione contro la legge omofoba ungherese.

L’Europarlamento chiede a Bruxelles di far valere la condizionalità dei fondi Ue allo stato di diritto, ma la Commissione tentenna dietro vaghi proclami. Ursula von der Leyen ha aspettato la settimana scorsa per dire che «non c’è spazio per le zone Lgbt free» e ventila la procedura di infrazione.

Ma la Polonia è già oltre: prepara la scuola Lgbt free.

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