Polonia e Ungheria hanno trovato un accordo con la Germania, che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, per superare il loro veto sul Recovery Fund da 750 miliardi di euro e sul bilancio settennale dell’Ue da 2.200 miliardi. A confermarlo, a Bloomberg, il vicepremier polacco Jaroslaw Gowin: «Per ora abbiamo un accordo tra Varsavia, Budapest e Berlino. Credo che comprenderà anche le 24 capitali europee rimanenti», ha detto. Il compromesso, dopo una trattativa rimasta per circa un mese in stallo visto che Polonia e Ungheria si sono rifiutate di legare i finanziamenti europei al rispetto dello stato di diritto (cioè al rispetto delle regole democratiche), potrebbe essere finalizzato entro venerdì. Domani e dopodomani, in occasione del Consiglio europeo di Bruxelles, l’accordo sarà presentato al resto degli Stati membri. 

«L’intesa – ha scritto su Twitter Gowin, che è stato uno dei maggiori sostenitori dell’abbandono della minaccia di veto da parte del suo paese – mantiene la Polonia sovrana e l'Unione europea unita. La logica del 'veto o morte' va contro il nostro interesse nazionale. Come ha detto ieri Victor Orban, siamo a un centimetro dalla soluzione: sia per la Polonia sovrana che per l'Europa comune. Garantendo i diritti indipendenti della Polonia e utilizzando centinaia di miliardi di fondi dell'Ue». 

Gowin non ha dato indicazioni precise sul contenuto dell’accordo. Konrad Szymaski, ministro polacco per i rapporti con l’Unione europea, ha detto che «la presidenza tedesca ha dato ragione all’esecutivo polacco e ha modificato il contenuto del provvedimento» sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Secondo il Financial Times, la Germania ha acconsentito a inserire una «norma interpretativa» che consenta all’Ue di non cancellare la clausola e allo stesso tempo a Viktor Orban e Mateusz Morawiecki di rivendicare come una vittoria politica l’accordo davanti ai loro concittadini.

Fonti dell’Unione europea, citate dall’Agi, spiegano invece che «finché non si arriva a un accordo» non può essere data alcuna conferma del compromesso raggiunto. «I negoziati sul quadro finanziario pluriennale e il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto sono ancora in corso», fanno sapere. Anche il premier Giuseppe Conte, durante la sua audizione in Senato, ha commentato la notizia, parlando di «uno spiraglio positivo nel negoziato» e sottolineando che ci sarebbe «una dichiarazione interpretativa condivisa dagli stessi interessati sulla definizione di stato di diritto».

Tra gli obiettivi del prossimo Consiglio europeo c’è quello di dare il via libera definitivo all’erogazione dei fondi previsti dal Next Generation Eu, il programma di aiuti a sostegno degli Stati colpiti dal Covid-19. Dei 750 miliardi previsti per il Recovery Fund, con 209 miliardi (81,4 come trasferimenti diretti a fondo perduto e 127 come prestiti) l’Italia sarebbe il principale beneficiario europeo. Se l’accordo tra Polonia, Ungheria e Germania venisse confermato, verrebbe evitata una grande spaccatura in seno all’Unione europea. Nei giorni scorsi, infatti, gli altri paesi membri avevano ideato un piano B da mettere in pratica in presenza di un veto di Ungheria e Polonia: un Recovery Fund a 25, che escludesse di fatto Budapest e Varsavia. 

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