Venticinque uomini e una ammucchiata: storia di un’orgia che è diventata politica, perché coinvolge politici di partiti omofobi e arriva nei giorni della contrapposizione tra polacchi, ungheresi e gli altri paesi Ue. Dopo lo scandalo, Varsavia vacilla sul veto e Orbán perde il suo uomo in Europa
- Nei giorni del veto polacco e ungherese sui fondi Ue arriva lo scandalo di un’orgia gay a Bruxelles, e scoperchia abitudini consolidate finora mai arrivate alla stampa.
- Così i giornalisti ungheresi indagano sulla partecipazione di József Szájer, l’ufficiale di collegamento di Orbán a Bruxelles, non solo a questa festa ma pure a un festino con ragazzi minorenni tanti anni fa a Vienna.
- Intanto un ricercato polacco sostiene di essere l’organizzatore e tira in ballo i politici del Pis, partito polacco anti lgbt. Di fronte all’imbarazzo per le rivelazioni, Varsavia vacilla anche sul veto.
Nella storia dell’orgia fra diplomatici e politici a Bruxelles, il sesso è politica, sin dal principio. Lo stesso fatto che la vicenda sia venuta allo scoperto è eccezionale. Il senso di impunità nell’ambiente è tale che quando il 27 novembre sera la polizia belga ha fatto irruzione in rue des Pierres, nel centro di Bruxelles, e ha sorpreso, in pieno lockdown da Covid-19, i 25 partecipanti dell’orgia per soli uomini, la porta non era nemmeno chiusa a chiave e i 25 all’inizio hanno pensato si tra



