Lo scandalo Frontex è quello che vede coinvolta l’agenzia europea per il controllo alla frontiera nei respingimenti dei migranti. Ma c’è anche il paradosso Frontex. Mentre gli eurodeputati socialdemocratici, di sinistra, verdi della commissione per le Libertà civili (Libe) esprimono preoccupazione e arrivano a chiedere le dimissioni del direttore dell’agenzia, Fabrice Leggeri, a Bruxelles è ancora sul tavolo una proposta della Commissione Ue che chiede di aumentare il ruolo e le risorse della stessa Frontex. Anche la Francia insiste in questa direzione. Ed ecco perché, se di scandalo si tratta, per risolvere la vicenda non basterà che cada una testa (quella di Leggeri) ma servirà un cambio radicale di volontà politica.

Le rivelazioni

A sollevare il caso è una inchiesta di alcuni media internazionali, tra cui Der Spiegel e Bellingcat, che hanno rivelato l’implicazione di Frontex nei respingimenti illegali nel mar Egeo. Gli eventi risalgono a marzo, mese particolare per Grecia ed Europa: all’epoca la Turchia, venendo meno al patto da 6 miliardi di euro siglato con Bruxelles, aveva aperto le frontiere verso la Grecia per esercitare il proprio potere di ricatto. Il 3 marzo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, garantisce supporto alla Grecia, la definisce “lo scudo d’Europa” e si complimenta per il lavoro svolto dalla guardia costiera greca; guardia che in quei giorni sta attuando respingimenti. A marzo già si sa che la Grecia sta usando lacrimogeni per respingere via terra e incendiando barche per farlo via mare. Dopo, inchieste come quella del New York Times documentano l’uso sistematico dei respingimenti da parte di Atene: tra marzo e ferragosto, oltre mille richiedenti asilo affondati, allontanati, impossibilitati a esercitare il loro diritto di asilo in Ue. Questo è il contesto in cui arrivano le rivelazioni di ottobre di Bellingcat, Der Spiegel e altri: ora dimostrano che in queste pratiche è implicata anche l’agenzia Ue. Si parla, da marzo all’estate, sia di un suo coinvolgimento attivo per respingere i migranti da acque greche a turche, che della sua presenza in altri episodi. Un video mostra una nave Frontex avvicinare un gommone, l’8 giugno, e respingerlo sollevando onde. L’esperta di diritto internazionale consultata da Bellingcat per l’inchiesta, Dana Schmalz, conferma che «il comportamento dell’agenzia è illegale: viola il divieto di respingimento. Rifugiati e richiedenti asilo non possono essere rispediti indietro, impedendo loro di esercitare un loro diritto». Frontex doveva soccorrerli. «Pure lasciar fare ai greci il lavoro sporco, stando a guardare o allontanandosi, è implicazione in respingimento».

Il caso Leggeri

A luglio, ascoltato dalla commissione Libertà civili (Libe) dell’Europarlamento, Fabrice Leggeri, a capo di dell’agenzia che controlla le frontiere Schengen ed è attiva nell’Egeo con la “operazione Poseidone”, aveva riferito che a Frontex risultava un solo episodio. L’inchiesta invece mostra un coinvolgimento sistematico, per quanto sia difficile avere un quadro completo. «La sua agenzia è quella che riceve più soldi, eppure le informazioni che riceviamo sono lacunose»: è una delle questioni sollevate dagli europarlamentari nella nuova audizione di Leggeri che si è tenuta il 1 dicembre. La discussione era sullo scandalo greco, ma Pietro Bartolo, medico di Lampedusa ed eurodeputato socialdemocratico, dice: «Leggeri si deve dimettere, gli episodi di respingimento in cui risulta implicata l’agenzia sono tanti e non riguardano solo l’Egeo. Frontex collabora con la guardia costiera libica favorendo, almeno indirettamente, i respingimenti verso quel luogo insicuro». L’impressione di Bartolo è che Leggeri martedì fosse «in imbarazzo, per nulla esaustivo». Tra le ong attive nei salvataggi in mare, come Mediterranea che pure chiede le dimissioni di Leggeri, c’è chi usa parole più dure. Luca Casarini parla di «atteggiamento omertoso». «Nel Mediterraneo centrale, posso dire anche per testimonianza diretta che Frontex ha operato in appoggio alla guardia costiera libica, basterebbe che la Commissione Ue ne acquisisse le comunicazioni radio per spedire i responsabili dell’agenzia al tribunale penale internazionale».

Le responsabilità

Già, ma chi è il responsabile? Frontex lavora in raccordo con i ministri degli Interni degli stati membri ed è un’agenzia con una forte autonomia nonostante le risorse che l’Ue le concede stiano lievitando: nel 2019, 333 milioni; quest’anno 460. Leggeri da mesi deve ancora ingaggiare i 40 operatori che dovrebbero controllare il rispetto dei diritti umani da parte dell’agenzia e in audizione ha parlato di «problema di risorse». Ma quei 40 supervisori sono una briciola in confronto a quel che Frontex è – 700 funzionari – e a ciò che potrebbe diventare. La proposta su immigrazione e asilo avanzata dalla Commissione a fine settembre parla di «robusta gestione dei confini», con ruolo forte di Frontex nel far funzionare i rimpatri, e il dispiego da gennaio di uno staff fisso di 10mila persone. La Francia, che in questi giorni chiede una riforma di Schengen, a sua volta preme per aumentare il potenziale di Frontex e inasprire i controlli alla frontiera. «Bruxelles dice che vuole azzerare Dublino, ma invece di imporre a tutti gli stati i ricollocamenti e la solidarietà, parla solo di rimpatri e di frontiere impermeabili» dice Bartolo. Basterà che si dimetta Leggeri per cambiare la situazione, o forse è l’indirizzo politico a dover cambiare?

© Riproduzione riservata