Il 2024 in Ue è l’anno delle elezioni, dell’estrema destra all’arrembaggio, dell’austerità della quale non ci liberiamo, dei diritti sotto scacco.

Per come ce la stanno disegnando, l’Europa è in clima di guerra; ma intanto lascia sul campo tanti esclusi. Mentre Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen parlano di riarmo, fuori dai riflettori ci sono povertà, precariato e diritti negati.

Non basta dirsi o sentirsi europeisti: di quale Europa parliamo?

Ogni mercoledì

Sarà verde o nera? Più sociale o austera? Democratica o autoritaria, aperta o chiusa? “EUnicorn. L’Europa come osiamo immaginarla” è il nuovo podcast di Domani pensato anzitutto per chi ha a cuore il progetto europeo ma si trova disorientato di fronte a un’Ue che guarda sempre più a destra e sacrifica le dimensioni democratica e sociale.

L’appuntamento è ogni mercoledì, da oggi, fino al voto di giugno, per analizzare le tendenze in corso in Ue e ragionare sugli orizzonti possibili. Ogni settimana è dedicata a un tema, da affrontare in forma di conversazione con un ospite; la durata è agile: in un quarto d’ora si ascolta un’intera puntata.

Le uscite di EUnicorn saranno a disposizione gratuitamente sul sito di Domani, su Spotify e sulle altre piattaforme.

Il primo della serie

«Non abbiamo altra scelta che occupare Bruxelles»: è questa la promessa – o la minaccia – di Viktor Orbán. La prima puntata è dedicata a lui, e si intitola “Il cattivo d’Europa”.

Il premier ungherese è un apripista: governa un paese di una decina di milioni di abitanti, ma punta a diventare un’icona globale di «democrazia illiberale», come la chiama lui; autocrazia, diremmo noi. Le sue derive dispotiche sono contagiose, e l’Italia di Meloni ne sa qualcosa.

Dal 2010 il leader di Fidesz ha fatto scivolare uno stato membro dell’Ue in una deriva dispotica, con un effetto domino che Bruxelles non ha saputo né voluto fermare in tempo.

Oggi lo schema di azione “alla Orbán” viene replicato altrove, al punto che il suo nome sta diventando un verbo: “orbanizzare” l’Italia, l’Europa… Il premier ungherese non conosce imbarazzi: nonostante le sue relazioni pericolose con Putin, prosegue ostinato i suoi piani per “orbanizzare l’Ue”.

A cosa mira davvero? Quando e perché è cominciata questa deriva illiberale? Quali sono le connessioni con l’Italia di Meloni, e su cosa si fonda il “modello Orbán”? Il premier ha un punto debole? Sono domande alle quali rispondere in compagnia di Stefano Bottoni, massimo esperto di Orbán e storico dell’Europa orientale all’università di Firenze.

In quale direzione

In vista delle europee di giugno bisogna ridiscutere dei fondamentali. Fino al 2019 le campagne elettorali confezionavano per noi un mondo fatto di distinzioni chiare: europeisti da una parte e sovranisti dall’altra; estreme destre tenute alla larga da maggioranze di governo.

Questa narrazione non regge più, così come non regge più il cordone sanitario: su Domani lo scriviamo dal 2021, quando cioè la più grande famiglia politica europea, quella popolare, ha aperto il varco all’estrema destra di Meloni.

Dalla Spagna all’Olanda, passando per Svezia e Finlandia, e ovviamente l’Italia, non c’è argine che tenga. Questa è una delle grandi tendenze che caratterizzano le europee 2024: la analizzeremo in EUnicorn con ospiti come David Broder e Steven Forti.

Europa dei diritti (a rischio)

Di pari passo con le derive antidemocratiche, in Ue i diritti sono a rischio su più fronti.

Ne parleremo con ospiti come Marc Botenga, Marta Fana, Riccardo Noury e Giorgia Serughetti. Dagli attacchi ai diritti delle donne alle campagne omofobe, passando per la retorica anti migranti e l’erosione dell’Europa sociale: analizzeremo questi aspetti uno per uno e nel loro insieme.

Nonostante il cambio di narrazione, l’Ue non ha affatto sepolto le politiche di austerità. Il welfare a rischio è un tema che riguarda tuttora gli europei, così come la precarietà lavorativa. Ma il discorso politico si focalizza sui fondi all’industria della difesa: basti pensare al “riarmo macroniano”, del quale parleremo con Eric Jozsef.

Il futuro dell’Europa merita una puntata a sé, alla fine del ciclo, assieme a Luiza Bialasiewicz.

 

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