I rapporti tra la presidente della Commissione europea e Big Pharma sono sempre più imbarazzanti. Oggi si discute di democrazia, all’Europarlamento: è attesa una sentenza cruciale della Corte di giustizia europea sullo stato di diritto, e la conferenza dei presidenti ha invitato Ursula von der Leyen a riferire. Ma lei non andrà. L’invito è stato declinato, in compenso parteciperà con un video a un evento organizzato da BioNTech, che ha prodotto il vaccino anti Covid insieme a Pfizer, e dalla fondazione Kenup, che opera come società di consulenza per l’azienda tedesca.

Von der Leyen, quindi, espone l’Unione europea prendendo parte assieme a Kenup e BioNTech a un evento dal titolo “Vaccine equity for Africa”. Peccato che la fondazione Kenup, che oltre a lavorare per BioNTech ha ricevuto il supporto anche di banche e istituzioni europee, abbia attivamente operato per impedire che il progetto di una produzione autonoma di vaccini in Africa, supportata dall’Organizzazione mondiale della sanità, andasse in porto. Nel momento in cui si svolgeva questa opera di boicottaggio, ad agosto in particolare, Kenup e il suo presidente, Holm Keller, già protagonista in passato di scandali nella sua Germania, promuoveva incontri tra von der Leyen e i presidenti di alcuni paesi africani. Anche all’epoca il titolo era “Vaccine equity for Africa”, ma dietro le quinte Kenup lavorava contro l’equo accesso ai vaccini. Nelle foto di quell’evento di agosto si vede von der Leyen assieme a Keller e a Uğur Şahin, il ceo di BioNTech. Eppure nel registro di trasparenza delle istituzioni europee Kenup non segnala nessun incontro con la presidente della Commissione Ue. A sua volta von der Leyen, non ha registrato quegli incontri con Kenup nella sua agenda.

Boicottare l’Africa

Giovedì e venerdì a Bruxelles si terrà il summit tra Ue e Unione africana. Il tema della disuguaglianza di accesso ai vaccini è un punto all’ordine del giorno. Ma su come ridurla, le parole e i fatti divergono. Nei paesi ricchi sette persone su dieci hanno completato il ciclo vaccinale, in quelli a basso reddito sei su cento. La Commissione europea continua a frenare sulla deroga sui brevetti dei vaccini ed Emmanuel Macron, presentando davanti agli eurodeputati la sua presidenza di turno, ha confermato questa posizione. In vista del summit ha però sostenuto che in Africa «bisogna creare le capacità produttive, creare partenariati, trasferimento tecnologico».

Ha anche aggiunto: «L’Ue metta pressione su Big Pharma». I fatti mostrano il contrario: è Big Pharma che fa sentire la sua pressione sull’Ue, mentre i tentativi africani di creare capacità produttive proprie vengono osteggiati. Un’evidenza arriva dal British Medical Journal. Nell’indagine condotta da Madlen Davies su Kenup viene fuori che «l’industria farmaceutica mina gli sforzi dell’Oms per portare la produzione di vaccini in Africa». A metà agosto la fondazione Kenup, che rappresenta BioNTech in Africa, ha visitato un innovativo polo per i vaccini che è stato lanciato in Sudafrica assieme all’Oms e subito dopo ha scritto al governo sudafricano intimando di chiuderlo («va terminato immediatamente», dice il documento originale).

L’offensiva duplice di Big Pharma

A giugno l’Oms ha inaugurato un polo di trasferimento tecnologico in Sudafrica: i presupposti erano che Moderna non avrebbe fatto valere la proprietà intellettuale in emergenza, e che il Sudafrica avrebbe fatto valere le sue leggi per proseguire la ricerca nonostante i brevetti. Su queste basi, un consorzio che comprende l’Oms, enti pubblici e privati africani, tra i quali Afrigen Biologics e Biovac Institute, ha lavorato al primo vaccino concepito, sviluppato e prodotto nel continente africano. Il piano è ambizioso, comprende anche sperimentazioni per evitare catene del freddo complesse, e sta riuscendo, come ha annunciato da poco Afrigen. Questo successo però mette in allerta Big Pharma: la flessibilità dichiarata inizialmente da Moderna viene ora rinnegata, tanto che lunedì 60 ong si sono appellate all’azienda chiedendo di rinunciare a blindare il brevetto per non compromettere i risultati raggiunti. Da parte di BioNTech, il boicottaggio dell’emancipazione africana comincia già mesi fa.

Il ruolo di Bruxelles

La scorsa primavera, messa sotto pressione dall’iniziativa di Joe Biden che a maggio ha aperto alla sospensione dei brevetti, la Commissione europea ha annunciato un’iniziativa da un miliardo di euro per «la produzione e l’accesso ai vaccini in Africa». Per come viene poi dettagliato, quel piano limita in realtà il più possibile la emancipazione tecnologica e produttiva in Africa. Il 27 agosto è Kenup stessa – la fondazione legata a BioNTech – a organizzare un incontro tra von der Leyen, il ceo di BioNTech Şahin, i presidenti di Senegal e Ruanda, presente anche la Banca europea degli investimenti.

Nonostante l’evento sia organizzato da una fondazione che rappresenta interessi privati, non ve n’è traccia né nel registro trasparenza dal lato Kenup, né nella agenda di von der Leyen dal lato Commissione.

A ogni modo cosa si conclude in quell’incontro lo si può leggere in quello stesso documento spedito da Kenup al Sudafrica per bloccare il suo polo vaccinale: «Trasferire fabbriche viaggianti dall’Ue all’Africa».

Piuttosto che accettare il trasferimento tecnologico e la produzione autonoma in Sudafrica, Big Pharma lavora per far arrivare prefabbricati via nave dall’Ue e consentire all’Africa – Ruanda e Senegal anzitutto – solo le fasi finali (il cosiddetto «fill and finish», come riempire le fiale»). Davvero von der Leyen ha avallato tutto questo? L’incontro del 27 agosto si chiamava “Vaccine equity for Africa”, proprio come quello che si terrà oggi. Lo organizzano ancora Kenup e BioNTech. E nonostante gli scandali, von der Leyen non fa mancare il suo sostegno.

© Riproduzione riservata