- L’inchiesta sulle presunte tangenti pagate dal Qatar ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della regolamentazione dei rapporti tra lobby e decisori pubblici.
- A Bruxelles esistono delle norme sul lobbying ma gli obblighi di trasparenza non si applicano a chi rappresenta gli interessi di paesi terzi e agli ex parlamentari non si applicano le norme che vietano l’assunzione di incarichi in conflitto di interesse appena cessato il mandato (il così detto “revolving door”).
- La vicenda europea rappresenta un campanello d’allarme per il contesto italiano dove la relazione tra lobbista e decisore pubblico è avvolta da un velo impenetrabile e dove continuano a mancare, nonostante lo “scandalo” Renzi, norme volte a regolare il rapporto tra parlamentari in carica e stati esteri.
L’indagine sulle presunte tangenti pagate dal Qatar a esponenti del parlamento europeo ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della regolamentazione dei rapporti tra lobby e decisori pubblici. Partiamo da un dato di fatto: l’azione posta in essere dai gruppi di pressione al fine di influenzare i processi decisionali è strettamente connessa alla natura democratica di uno stato. Lobbying è democrazia Un sistema democratico, per essere tale, necessita di un dialogo conti



