L'ufficio di Paolo Taroni è una specie di confessionale laico. Genitori, alunni, professori: la porta è quasi sempre aperta, e il via vai è continuo. È una stanza grande, spaziosa, piena di luce: dipinti, armadi color vermiglio, libri, carte, aria. Classico e moderno convivono. Da quando il preside Gianluca Dradi ha scelto di accettare l’incarico a Roma per vivere un’avventura al ministero, proprio nel cuore dell’istruzione pubblica italiana, è Taroni che fa da reggente. Però al liceo artistico Nervi-Severini ci ha lavorato così tanti anni che questo rende il suo rapporto con l’istituto emozionale, unico.

«Ai ragazzi lo dico sempre: voi, qui, siete molto più liberi che in altre scuole, ma questo vuole anche dire essere molto più responsabili». Incastrato tra i palazzi di via Tombesi dall’Ova, a due passi dalla Tomba di Dante, a Ravenna, questo liceo ha intercettato i bisogni dei ragazzi, i loro sentimenti, le differenze. «Questa scuola è sempre stata molto aperta e inclusiva - spiega Taroni -, ma si studia, è un vero liceo, che prepara i ragazzi a quello che c’è fuori. Non bisogna pensare all’artistico di trent’anni fa. Chi esce da qui deve poter accedere all’università, e a qualsiasi facoltà».

Il Nervi-Severini non è una fortezza, né un baluardo. L’istituto è semmai un oblò da cui poter guardare le necessità di una generazione. L’estate scorsa la scuola è finita sulla bocca di tutti per aver allestito una nursery in una delle aule. Era stato Dradi a prendere a cuore la storia di Sofia, la studentessa che voleva lasciare gli studi perché era diventata mamma. Non poteva appoggiarsi ai nonni e per lei la vita sembrava arrivata a un bivio. Allora il preside ha fatto allestire una sorta di nido dentro l’istituto con l’aiuto dei compagni di Sofia e la onlus Terzo Mondo, fondata da cittadini extracomunitari, ha procurato i giochi e un lettino da campeggio.

Così la mamma, ventenne, ha potuto seguire le lezioni, allattare il proprio bambino e non perderlo di vista. E diplomarsi. «Prima di questo episodio diventato famoso c’era stato un altro caso: una ragazza ancora più giovane aveva avuto una bambina, sembrava costretta a lasciare la scuola. Era il 2014, ormai parliamo di quasi dieci anni fa. Avevamo fatto la stessa cosa», spiega Taroni. Emergenze a parte, quella della nursery è una possibilità approvata e scritta sul regolamento d’istituto. Oggi non c’è, ma se dovesse servire ancora, allestirla sarà un attimo.

Quello che davvero si avverte qui è lo scambio. Il dialogo con i ragazzi e le loro esigenze è una delle grandi meraviglie di questo liceo. E forse è proprio la conformazione dell’istituto a consentirlo. Tutte le aule affacciano su un giardino interno, circondato da vetrate, come un cavedio, e le lezioni sono momenti di condivisione, scambio, sintonia; i docenti spiegano ma accolgono le idee dei ragazzi. Il senso di community lo puoi toccare. «È una scuola che ha una dinamicità enorme, che la mattina produce compiti, verifiche, interrogazioni, anche per partecipare ai concorsi, una parte prettamente artistica».

Gli indirizzi sono quattro: dai più tradizionali (pittura-scultura-mosaico) a quelli di respiro più ampio (architettura e ambiente) fino agli altri che toccano la grafica e l’audiovisivo (montaggio, videoclip, filmati). Questo permette di accedere a una varietà di concorsi eccezionale. Quello internazionale sulle poesie di Emily Dickinson; quello in nome di Marco Simoncelli, il pilota di moto; quello in memoria di Ivano Marescotti, attore, che frequentò proprio questo istituto negli anni 50.

«Dall’anno prossimo sarà attivo anche il liceo musicale. La musica a Ravenna non è una cosa da poco. C’è il Conservatorio, il maestro Muti gestisce un festival. Un liceo così mancava. Volevamo coprire tutte le arti». Dal 2007 il Nervi-Severini ha raddoppiato il numero degli iscritti: oggi conta 900 studenti, una macchina complessa, difficilissima da guidare, a cui vanno aggiunti 120 docenti, 30 tra collaboratori e segreteria. Un’azienda, in fondo, ma che si deve confrontare con la più delicata delle gestioni: i giovani.

La carriera alias

Dal 2022, approvata dal consiglio d’istituto, è attiva la carriera alias. Una studentessa e uno studente possono vivere in maniera più serena la scelta dell’identità di genere. All’anagrafe e sui documenti ufficiali mantiene nome e cognome, a scuola può decidere chi essere davvero, adottare un nome alias da inserire nel registro elettronico e nella mail per le comunicazioni che viene creata appositamente. Anche questo ha contribuito a rendere il Nervi-Severini un’avanguardia, capace di aprire una breccia in chiave diritti civili.

«È inclusione nei confronti dei ragazzi e delle loro scelte di orientamento sessuale. L’obiettivo della scuola, come si fa per i ragazzi certificati con la 104, per i Dsa, è tenere insieme tutti». Attualmente, sono dieci gli iscritti alla carriera. Questo ha aperto questioni gender anche nella quotidianità. In giro per l’istituto nessun bagno ha etichette incise sulle porte, solo cartelli appiccicati con lo scotch. Al piano terra ce n'è uno che dice: Toilette Gender Neutral. «Era già qui quando sono arrivato - va avanti Taroni -, ma l’idea è evitare qualsiasi tipo di ghettizzazione. Ognuno può fare come vuole». Quando si è insediato, venti giorni fa, Taroni ha ricevuto subito i rappresentanti d’istituto. «Mi hanno chiesto: “Andranno avanti tutte le iniziative, vero?”. Certo, ho detto io». Anche il governo non ha messo becco sulle tante proposte e idee portate avanti dalla scuola. «Per ora non ha creato nessun ostacolo», dice Taroni.

Qui la libertà è responsabilità. Chi sporca, pulisce. Quando ci sono da allestire mostre o portare avanti iniziative, gli studenti sono i primi a essere coinvolti. «Questa è una scuola accogliente, inclusiva, una scuola che ascolta. Ma non si può fare quello che si vuole». Niente graffiti. Le pareti dell’intero istituto sono tappezzate di opere fatte dai ragazzi: il mosaico di San Vitale in cui l’intruso è Totò, la testa del David, una riproduzione di un quadro di Böcklin. «Insegniamo la bellezza, insegniamo l'estetica, ma anche il rispetto».

Sempre l’anno scorso è stato attivato il congedo mestruale per le maggiorenni. E a breve sarà realtà anche la donazione del sangue. «Riguarda un numero limitato di studenti, i maggiorenni sono circa 180, ma è un grande passo per la sensibilizzazione, per la promozione. Il Covid ha messo in difficoltà gli ospedali, c’è bisogno di sangue. Mettere in congedo chi va a donare, come si fa per i lavoratori, può essere un modo per sensibilizzare. L’assenza non andrebbe a influire sul monte ore». Taroni dice di essere un «pragmatico» perché «mi piace fare le cose». Anche se poi, da buon professore di filosofia, l’esercizio del pensiero contamina sempre tutto.

«Quello che non va è l'eccessiva ingerenza da parte delle famiglie nelle scelte delle scuole, o le denunce perché bocci un alunno, perché si fanno lezioni in succursale. Ma il modello Emilia-Romagna è un modello in cui i dirigenti sono seguiti dagli uffici che a loro volta possono dare risposte alle scuole. Insomma, mi viene da essere ottimista nei confronti della scuola».

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