L’onore delle cronache in queste ore il viceministro ai Trasporti leghista Alessandro Morelli, più che alle sue capacità, lo deve al post che ha deciso di pubblicare sabato sulla sua pagina Facebook. Affiancandola con un estratto da una sua intervista, ha pubblicato una foto della segretaria del Pd milanese Silvia Roggiani. Sotto, nei commenti, insulti, commenti sessisti e minacce, poi rimossi. 

Morelli si è poi scusato: «Assurdi e da condannare gli insulti via social all’indirizzo della segretaria del Pd milanese, Silvia Roggiani, comparsi sotto un mio post Facebook e prontamente rimossi. Parole vigliacche e deprecabili, che io non definirei mai “figlie di una cultura patriarcale” per non sminuirne la gravità», ha scritto.

Il post ha un sapore di “Bestia”, ricorda la macchina della comunicazione salviniana che aveva prodotto tanti post accompagnati da insulti sessisti nei commenti, in passato. Non è un caso: Morelli milita in Lega fin dagli anni Novanta, e soprattutto negli ultimi 7-8 anni è stato uno dei registi della comunicazione che ha accompagnato la scalata del partito da parte di Matteo Salvini.

Alla gestione della comunicazione ha sempre affiancato anche l’attività politica. Dopo qualche anno da consigliere municipale, ha una breve occasione da assessore al Turismo della giunta Moratti tra il 2010 e il 2011. Eletto di nuovo diventa capogruppo della Lega in Consiglio, mentre nel 2016 svolge il ruolo di consigliere. Primo dei non eletti alle politiche del 2013, nel 2018 diventa deputato.

La comunicazione

Prima dell’impegno a palazzo Marino, Morelli, perito agrario, iscritto all’università statale ma mai laureato come il suo leader, a inizio anni 2000 ha cominciato a lavorare a La Padania insieme a un’infornata di altri salviniani come Giancarlo Iezzi, oggi deputato. Chi era al giornale in quel periodo non ha ricordi indimenticabili delle sue capacità professionali. Nel 2012 è passato a Radio Padania. 

L’intesa con il capo è solida tanto che nel 2013, quando Salvini ha dovuto lasciare la direzione dell’emittente dopo essere stato eletto segretario, a succedergli è stato proprio Morelli, che ha ricoperto peraltro il ruolo di consigliere nel consiglio di amministrazione della cooperativa editoriale fino al 2018. Secondo l’unità antiriciclaggio della Banca d’Italia, la Radio, sui cui conti sono stati più volte rilevati movimenti sospetti, tra il 2016 e il 2017 ha incassato 2,1 milioni di euro per la dismissione delle frequenze. Di questo denaro, mezzo milione è finito su conti riconducibili ai commercialisti coinvolti nell’inchiesta della procura di Milano sui fondi pubblici distratti da regione Lombardia. Nei documenti il nome di Morelli non c’è mai, ci sono quello dei contabili del partito.

Oltre alla radio, Morelli ha avuto incarichi anche nella società editrice (controllata dalla Lega Nord) de l giornale online “Il Populista”, medium interprete delle volontà del leader. La fedeltà totale a Salvini, ha fatto accumulare a Morelli un credito nei confronti di Salvini che perdura ancora oggi.

La politica

Una volta in parlamento, il deputato ha guidato insieme a Luca Morisi e Iva Garibaldi la squadra comunicativa del Capitano. A giugno 2018 è stato scelto come presidente della Commissione trasporti. Nel frattempo, il suo volto e diventato uno dei più presenti nei salotti televisivi del mattino. I video dei suoi interventi si possono ancora trovare su YouTube: polemico, intransigente e con uscite irruente, alla fine è risultato troppo netto perfino per i canoni della Lega e la sua presenza in televisione è calata drasticamente. 

Ma il Capitano a cui è fedele non lo ha dimenticato, tanto da sceglierlo nel 2021 come viceministro nel governo Draghi: il suo posto originariamente era destinato a Edoardo Rixi, ma, complice una condanna in primo grado poi ribaltata in appello, la poltrona è andata a Morelli, unico salviniano di ferro in una delegazione governativa tutta in mano a Giancarlo Giorgetti. I rapporti tra i due non sono mai decollati, anzi: pur mantenendo contatti settimanali, ai fedelissimi il ministro dello Sviluppo economico non nasconde il suo giudizio poco lusinghiero sul viceministro. 

Negli ultimi mesi, Morelli ha gestito anche la questione delle nomine Rai. Un’altra partita che non è andata come Salvini avrebbe voluto: la Lega ha conservato come punto di riferimento soltanto il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, un bottino piuttosto magro. 

Chi conosce bene il ministero non ha dubbi a classificare la presenza di Morelli come puramente politica, senza particolare attenzione al merito dei singoli dossier. Lobbisti e colleghi di altri partiti sanno che per avere rapporti con la Lega su infrastrutture e telecomunicazioni devono rivolgersi a Rixi e al deputato Massimiliano Capitanio.

Eppure, il ministero dei Trasporti ha un percorso d’assegnazione dei fondi del Pnrr più facile di altre realtà: non deve occuparsi dei bandi di gara, ma solo ripartire i fondi. Il viceministro potrebbe approfittare di gloria facile, ma l’unica tematica su cui si è esposto è quella delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, su cui si è intestato la firma che ha garantito l’istituzione dell’Agenzia per le infrastrutture per i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026, l’organismo governativo che deve realizzare il 10 per cento delle opere mancanti e sistemare le altre infrastrutture necessarie. 

Sui social le tracce della sua attività al ministero sono pochissime. Molte di più invece le polemiche su dichiarazioni degli avversari politici. Su internet si trova ancora un post del 2013, definiva Nichi Vendola «gay e pedofilo».

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