Sulle amministrative in Campania si sta consumando uno scontro tutto interno al Movimento 5 stelle. Le due fazioni contrapposte sono quelle che si sfidano anche a livello nazionale, contiani contro dimaiani, lo scontro si misura anche nelle alleanze locali con il Partito democratico. Ma per Luigi Di Maio si tratta di molto di più: le elezioni comunali sono il primo banco di prova per dimostrare al Pd di Enrico Letta che su di lui si può contare.

La partita si gioca tutta in provincia di Napoli, da sempre contesa nell’universo Cinque stelle tra Roberto Fico e Di Maio: il capoluogo è presidiato dal presidente della Camera, la provincia è affidata ai fedelissimi del ministro degli Esteri. Negli anni, le reti di entrambi si sono allargate e ognuno ha stretto nuove alleanze. Oggi a governare a palazzo San Giacomo c’è Gaetano Manfredi, sostenuto dalla coalizione giallorossa e già ministro di Giuseppe Conte, che lo ha sostenuto insieme a Fico.

Il 12 giugno però si vota nei comuni più importanti della provincia e Di Maio è tornato a frequentare la zona in cui è cresciuto, essendo nato a Pomigliano d’Arco. Il suo tour lo ha portato a incrociare la strada del presidente di regione, Vincenzo De Luca, che nel Pd fa storia a sé, anche se suo figlio Piero, deputato, appartiene a Base riformista, la corrente del Pd di ex renziani capeggiata dal ministro della Difesa. Proprio con Lorenzo Guerini Di Maio coltiva ottimi rapporti: Base riformista è però in pessimi rapporti con i contiani. Della corrente fa parte ad esempio Andrea Marcucci, ex capogruppo Pd al Senato, che non perde occasione per polemizzare con il M5s. Ma i contiani non sono da meno: «Occorre rispetto anche da parte dei renziani nel Pd», ha detto qualche settimana fa il fedelissimo del leader pugliese Michele Gubitosa.

Rapporti incrociati

Frequentare apertamente un esponente di spicco di Base riformista come De Luca è un affronto alla linea del presidente Cinque stelle, che con quella fetta di partito non vuole avere niente a che fare. L’ex premier punta invece alle simpatie della sinistra, più sensibile anche alla linea pacifista che l’ex presidente del Consiglio sta cavalcando in queste settimane.

È da leggere in questa luce il fatto che Di Maio si sia intrattenuto lo scorso 25 aprile per ben un’ora con il presidente della regione ad Acerra, proprio uno dei comuni che va al voto e una delle poche realtà rilevanti, oltre a Nola, dove l’alleanza giallorossa ha dato vita anche a un accordo a livello locale. È arrivata solo la settimana scorsa la conferma che M5s, Pd e altre nove liste sosterranno Andrea Piatto, affiancato dalla leader dei Cinque stelle locali, Carmela Auriemma, che in caso di vittoria sarà co-sindaca.

Più difficile la situazione a Portici, dove il sindaco uscente è Enzo Cuomo, già senatore. Quando nel 2017 si è dimesso per tornare a fare il primo cittadino, la sua proclamazione è arrivata oltre un mese dopo la sua elezione, con il primo consiglio comunale in pieno agosto, dopo che Cuomo aveva sfruttato la clausola che consente al sindaco eletto di attendere 30 giorni per accettare o rifiutare il mandato. Il motivo? La pensione da senatore sarebbe scattata solo a settembre.

Cuomo è anche il nuovo candidato, e intrattiene buoni rapporti con De Luca pur non essendo totalmente collocabile in Base riformista. I Cinque stelle sulla carta lo avversano, una circostanza che non ha dissuaso il ministro dal partecipare, lo scorso 7 maggio, a un evento su “Welfare locale e accoglienza nella cooperazione internazionale”. Ospiti: Oliviero Forti, responsabile dell’Area immigrazione della Caritas, Cuomo e, per l’appunto, Di Maio.

La notizia che il ministro avrebbe partecipato all’evento ha colto di sorpresa i consiglieri comunali pentastellati, primi a spendersi con Conte contro l’alleanza col Pd alle comunali del paese. «Abbiamo deciso di non raggiungere il ministro in comune, da cui attualmente non ci sentiamo rappresentati, vista anche la nota vicenda durante le elezioni del presidente della Repubblica che ha portato alle sue dimissioni da ogni incarico politico all’interno del Movimento 5 stelle», si legge in una nota diffusa dai consiglieri in quei giorni. Il messaggio è chiarissimo: Di Maio non sta giocando la partita del Movimento, ma la sua.

Pozzuoli e Sant’Antimo

L’obiettivo del “campo largo” col Pd si è rivelato troppo complicato da portare a casa anche a Pozzuoli, dove inizialmente si era fatto vedere di persona anche lo stesso Fico per sostenere il candidato comune Paolo Ismeno. Poi le notizie sull’indagine che ha coinvolto il sindaco Pd uscente, Vincenzo Figliolia, e il dirigente, Nicola Oddati, ex membro della direzione nazionale (si è dimesso da ogni incarico), hanno mandato tutto all’aria.

Il caso è stato anche all’origine di una controversa dichiarazione di Conte sugli standard di legalità del partito, «per cui ci sono alcuni comuni in cui non è possibile andare insieme» al Pd. Alla fine il Pd non presenterà la sua lista, mentre il Movimento ha candidato il consigliere uscente Antonio Caso.
Diversa ancora la situazione a Sant’Antimo, dove il consigliere uscente M5s e già due volte sindaco Arcangelo Cappuccio sembrava ormai prossimo alla candidatura ufficiale dopo un’investitura arrivata a marzo: in mancanza di conferme da Roma, però lo scorso 7 maggio si è dovuto ritirare.

«La decisione è maturata a seguito di una ponderata riflessione con gli amici del mio movimento civico dopo aver preso atto del ritiro o della mancata conferma di candidature già firmate dalle nostre liste», ha scritto Cappuccio su Facebook non risparmiando accuse al Movimento del capoluogo. «La mia persona scaricata dai Cinque stelle napoletani dopo aver diffuso un comunicato stampa per la mia candidatura. Hanno illuso i militanti locali con la mia candidatura per poi buttarla via per un patto di desistenza col Pd napoletano sui comuni al voto. Tutto orchestrato però con tattiche di raggiro».

Insomma, mentre i progetti locali dei contiani napoletani faticano a decollare, e si risolvono al massimo con dei patti di desistenza, arriva al Pd chiaro e forte un messaggio: se a livello nazionale l’alleanza con Conte scricchiola, con Di Maio le cose possono andare diversamente.

Così anche con i suoi fedelissimi, come Valeria Ciarambino, consigliera M5s in regione con un’ottima rete di rapporti in tutta la Campania e ora, forte dell’intesa tra il ministro degli Esteri e il presidente di regione, snodo centrale della nuova alleanza. L’altra messa a terra del connubio è la città metropolitana. Due degli assessori più potenti di Manfredi, Antonio De Iesu ed Edoardo Cosenza, rispettivamente titolari della Polizia municipale e delle Infrastrutture, sono uomini di De Luca. E il cerchio intorno al sindaco contiano si stringe.

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