«Noi alla radio siamo sempre stati affezionati, dai tempi di Radio Padania». Nella Lega il dossier Rai viene affrontato con franchezza: è vero, a livello televisivo la spartizione di testate giornalistiche e generi non è andata benissimo, ma quantomeno c’è Radiouno.

Nella strategia del Carroccio, sarà la terza gamba della «narrazione leghista» del paese: le altre due su cui si punta in via Bellerio sono la TgR, saldamente in mano ad Alessandro Casarin già dai tempi del governo Conte I, e il Prime time di Marcello Ciannamea, sul cui orecchio la Lega può sempre contare.

Archiviati i palinsesti televisivi, nei quali si può già individuare qualche colpaccio del Carroccio anche nella lista degli approfondimenti, ora l’attenzione del partito di Matteo Salvini è tutta rivolta alla testata giornalistica radiofonica del servizio pubblico.

A governare la trasformazione della rete a lungo in mano ad Andrea Vianello – confinato in fretta e furia a San Marino – in una riedizione di Radio Padania sarà Francesco Pionati. Al suo fianco, il consigliere d’amministrazione Rai in quota Lega, Igor De Biase: forte di un rapporto diretto con Matteo Salvini, il neopresidente di Terna ha gestito negli ultimi anni le partite del Carroccio a viale Mazzini.

Ora, però, il democristiano avellinese che nella sua prima uscita pubblica da direttore aveva confidato l’ambizione di voler intervistare Gesù e che vorrebbe ampliare la sua squadra a ben otto vicedirettori, si è rivelato il soldato più fedele di Matteo Salvini.

Pionati conosce il vicepremier fin da quando ha brevemente frequentato la politica da dentro, invece che raccontarla da fuori, dopo che nel 2008 aveva fondato il suo partito, Alleanza di centro per la libertà. Ora, quel legame coltivato negli anni l’ha fatto salire nelle grazie del leader leghista addirittura oltre Angela Mariella, che ha da poco lasciato Isoradio per traslocare alla direzione relazioni istituzionali. Ma la sua gestione della radio dedicata alla pubblica utilità va guardata da molto vicino per capire le intenzioni del Carroccio.

Perché ora che la Lega ha messo le mani su Radiouno, diventa sempre più evidente come Isoradio sia stata solo la prova generale, anche grazie a uno sguardo più che benevolo di Roberto Sergio. L’attuale ad è stato per sette anni a capo di Radiorai, un incarico che in realtà continua a mantenere, e che ha utilizzato per creare il suo feudo personale in azienda.

In quegli anni ha messo in piedi anche il rapporto con la Lega che ha consentito di issarlo alla guida di viale Mazzini con il favore di Giorgia Meloni, ma anche con il sostegno forte di Salvini. Il prezzo è stato una certa flessibilità in termini di budget proprio per l’Isoradio di Mariella, che aveva una serie di nuovi programmi e conduttori da finanziare, oltre che un atteggiamento accondiscendente nei confronti della progressiva politicizzazione di un canale nato con tutt’altro scopo, una tendenza denunciata a più riprese anche dal consigliere d’amministrazione in quota dipendenti Riccardo Laganà.

Volto nuovo

Oggi, basta guardare alle proposte per il nuovo palinsesto di Radiouno per ritrovare quasi tutta la programmazione di Isoradio e i suoi tantissimi nomi esterni all’azienda, accanto a una serie di altri nuovi acquisti come Marcello Foa, presidente della Rai durante il governo gialloverde, Luisella Costamagna e Francesco Storace.

Da Isoradio arriverebbe innanzitutto Monica Setta, uno dei pochi volti interni alla Rai cari al Carroccio, che affiancherebbe un nuovo incarico agli innumerevoli programmi che già conduce.

Dovrebbe traslocare poi Simona Arrigoni, conduttrice di 7Gold, una rete privata lombarda, e di un programma su Isoradio. Troverrebbero spazio anche Igor Righetti (che su Isoradio conduceva L’autostoppista) e Roberto Poletti, biografo di Salvin, pure lui in onda sulla rete di Mariella con I senza notte.

C’è poi chi tira in ballo il conduttore di Le casellanti, Ivan Cardia, già assistente della sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni e noto per le sue hit musicali dal sapore patriottico (disponibili su Youube), mentre sembra verosimile anche un programma per Savino Zaba.

Tanti nomi che avranno bisogno di spazio in palinsesto. Di qui la necessità di stravolgere la programmazione: a sopravvivere sarebbero pochissimi programmi storici della rete, mentre l’intenzione generale sarebbe quella di accorciare la durata delle trasmissioni in modo da creare più spazi da assegnare. In parallelo, per compensare i maggiori costi derivanti dal nuovo palinsesto, Pionati potrebbe tagliare sulle trasferte e sul budget della redazione sportiva.

Non è da escludere nemmeno che si proponga una politica di scivolo agevolato per chi è in prossimità della pensione senza la prospettiva di rimpiazzarlo. Oltre alla mano pesante sul palinsesto, da cui è già saltato – senza nessun preavviso ai conduttori – Forrest, si sta poi delineando anche una ridefinizione della priorità delle notizie.

Più spazio all’immigrazione, in contrapposizione a un disinteresse crescente per la guerra in Ucraina. Un’ironia amara per una redazione che a marzo scorso aveva trasmesso in diretta da Leopoli.

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