L’aumento dei pedaggi autostradali era destinato a scattare proprio quando milioni di italiani si metteranno in viaggio per le vacanze, dal primo agosto. La misura contenuta in un emendamento al decreto Infrastrutture firmato da tutta la maggioranza e proposto all’esame della commissione Ambiente alla Camera. Il testo introduceva un ritocco alla quota che le concessionarie devono corrispondere ad Anas, con effetti diretti sulle tariffe applicate agli automobilisti. L’incremento, pari a un millesimo di euro per ogni chilometro percorso, si applicherà a tutte le categorie di veicoli: dalle auto e moto fino ai camion e ai mezzi pesanti.

Non è un caso, quindi, che la notizia abbia subito sollevato critiche da parte delle opposizioni e delle associazioni dei consumatori. Ma nel pomeriggio è arrivata in una nota della Lega la richiesta del vicepremier Matteo Salvini di ritirare l’emendamento. «Il vicepremier e ministro Matteo Salvini chiede di ritirare l'emendamento, firmato dai relatori di tutte le forze di maggioranza, che intende adeguare il valore del sovracanone sui pedaggi autostradali», si legge nella nota della Lega. E dopo il no di Salvini anche FdI si sfila, l’emendamento viene ritirato.

Una manovra strutturale

La relazione illustrativa all’emendamento motivava l’aumento per far fronte al crescente fabbisogno di Anas, legato alla ridefinizione della rete e all’aumento dei costi di gestione. 

La misura avrebbe generato un gettito annuo di circa 90 milioni di euro, con 37 milioni attesi già nel 2025. Il calcolo è stato effettuato sulla base dei volumi di traffico rilevati nel 2023 e confermati in crescita nei primi mesi del 2024. Un euro ogni mille chilometri, spalmato su milioni di veicoli in transito, diventa così una leva finanziaria importante. Per chi guida, tuttavia, è un ulteriore rincaro generalizzato in un contesto già segnato dall’aumento dei prezzi.

Il Pd parla di «tassa d’agosto», i consumatori di «sorpresa inaccettabile»

Durissima la reazione dell’opposizione prima del ritiro dell’emendamento. Elly Schlein ha accusato il governo di colpire i cittadini nel momento più delicato dell’anno, «mentre vanno in vacanza». Per la segretaria del Pd, si tratta dell’ennesimo intervento nascosto sotto la forma di un emendamento, lontano dal dibattito pubblico e calibrato per fare cassa: «L’unica necessità e urgenza del governo Meloni è mettere le mani nelle tasche degli italiani». Il gruppo parlamentare del Partito Democratico ha già depositato un subemendamento per fermare l’aumento.

Anche le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. Assoutenti definisce la misura «una bruttissima sorpresa estiva», contestando l’assenza di miglioramenti tangibili nella qualità del servizio: «I cantieri infiniti e i disservizi cronici continuano a pesare sugli automobilisti, che ora si vedono anche puniti con un rincaro ingiustificato». Il presidente Gabriele Melluso chiede un monitoraggio puntuale della rete, con la possibilità di differenziare i pedaggi in base allo stato delle infrastrutture.

Non meno critico il commento dell’Unione nazionale consumatori. Il presidente Massimo Dona parla apertamente di “vergogna” e accusa il governo di aver scelto ancora una volta la strada più semplice: «Hanno già eliminato gli sconti sulle accise, ripristinato gli oneri di sistema sulle bollette e alzato l’Iva sul gas. Ora tocca ai pedaggi».

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