Per Azione-Iv, conquistare con Letizia Moratti la Lombardia alle prossime regionali è un obiettivo impossibile. E anche superare il candidato del centrosinistra, Pierfrancesco Majorino, appare molto difficile, almeno a guardare i sondaggi delle società più quotate.

Ma anche mancando questi due traguardi, il cosiddetto Terzo polo potrebbe comunque ottenere una vittoria di primo piano, con profonde implicazioni di lungo termine: spezzare l’egemonia Pd e conquistare Milano.

I numeri

Alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre, Milano è la città dove Azione-Iv è andata meglio. Nel capoluogo lombardo ha raccolto il 16 per cento, più del doppio della media nazionale e cinque punti più dell’11 per cento raccolto a Roma, città dove Calenda si era candidato sindaco e dove era sceso in campo personalmente all’uninominale. Il risultato forse non è ottimo per l’orgoglio del leader, ma strategicamente è molto interessante.

Almeno dal 2013, il comune di Milano è saldamente dominato dal Pd. Qui il centrosinistra vince alle comunali, alle regionali e alle politiche. Un risultato così scontato, ormai, che ne è nata la battuta sul partito della zona a traffico limitato.

La struttura del voto in città, infatti, è quella che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni: centri città benestanti, cosmopoliti e istruiti che votano solidamente per il centrosinistra, circondati da periferia un tempo operaie ormai passate in blocco al centrodestra.

Complessivamente, questo risultato non è cambiato alle politiche dello scorso 25 settembre. Con il 25 per cento il Pd si è confermato il principale partito nel comune di Milano, circondato dal solito mare di centrodestra. Ma uno sguardo più dettagliato al voto sezione per sezione rivela un quadro più articolato (potete vederlo qui).

Come ha notato l’urbanista Alessandro Coppola, il Pd vince nelle zone semi-periferiche e gentrificate: Isola, Sarpi, Nolo e la parte sud della città. Nel centro storico della città e nei quartieri più benestanti, come la zona di Wagner e Pagano ad ovest del centro, è invece Azione-Iv ad il primo partito, spesso con risultati vicini al 40 per cento. 

In altre parole, l’arrivo del Terzo polo di Calenda è riuscito a intaccare il dominio del Partito democratico sulla ztl. O meglio: ha rivelato che quel bacino di voti ha preferenze meno monolitiche di quanto si potesse pensare. «I centristi per ora sembrano scommettere su questa riarticolazione interna al blocco prevalentemente di ceti medi e superiori che sostiene il centro-sinistra – dice Coppola – Gli effetti potremmo vederli già alle prossime comunali». 

Spezzare il monopolio

Come alcuni dirigenti di Azione-Iv hanno riconosciuto dopo il voto del 25 settembre, questi risultati sono un’ottima base su cui costruire. La quasi-conquista di Milano ha avuto un ruolo importante nel rafforzare la volontà di Calenda di presentare la sua candidatura alle regionali.

Per ora però dal partito restano prudenti suoi loro obiettivi. Niccolò Carretta, coordinatore di Azione per la Lombardia, assicura che il suo partito per ora non ha piani così a lungo termine. «A Milano si è appena votato e quando arriveremo alle nuove elezioni ci troveremo di fronte a un mondo politico totalmente cambiato», dice. 

Ma le liste di Azione e dei suoi alleati alle regionali raccontano una storia leggermente diversa. A Milano, in particolare, tanto Moratti quanto Azione-Iv sono andati a caccia di portatori di voti del centrodestra, a costo di imbarcare figure che con la linea di partito c’entrano poco. Lo sforzo è chiaro: un vittorioso assedio di Milano può compensare la coalizione anche nell’eventualità di una mediocre performance regionale.

La vittoria a Milano, infatti, potrebbe aprire le porte delle altre città del centro nord. Se il Terzo polo si rivela competitivo nel conquistare i ceti urbani, significa che il Pd rischia di perdere l’ultimo elettorato che gli è rimasto fedele al di fuori delle zone rosse che si riducono di dimensione ad ogni elezione. Tutto diventerebbe possibile a quel punto.

Persino un macroniano passaggio di testimone dal centrosinistra al centro liberale come principale avversario della destra. Il sogno di Renzi che non gli è mai riuscito di realizzare.

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