Con 361 voti a favore su 395 la Camera ha dato il via libera all’incremento del finanziamento per la missione bilaterale italiana di cooperazione con la guardia costiera libica, che passa così da 10 a 10,5 milioni, come previsto dalla scheda 48 del decreto. In successive votazioni, ha approvato tutte le parti della risoluzione di maggioranza sul decreto relativo alle missioni internazionali, anche quelle sul finanziamento delle missioni Irini, Mare Sicuro, e Sea Guardian, che includono altre forme di cooperazione con la guardia costiera libica.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è roddisfatto: «Sono molto soddisfatto del voto espresso dalla Camera dei Deputati sulle nostre missioni militari internazionali. Un consenso così ampio e trasversale - ha detto Guerini - significa, da un lato, che c’è condivisione di fondo sulla strategia del governo sulla tutela degli interessi nazionali di sicurezza e sugli impegni militari nelle regioni in cui siamo presenti». Dall’altro lato «è un importante sostegno a tutti i nostri militari impegnati in missioni difficili e che dimostrano quotidianamente professionalità e dedizione». Adesso si attende il passaggio al Senato.

Consenso e dissenso

Se da una parte l’approvazione all’incremento dei finanziamenti è arrivata da tutti i partiti, incluso Fratelli d’Italia che si trova ufficialmente all’opposizione, con l’astensione di Italia viva, alcuni parlamentari da più gruppi hanno cercato di opporsi.

Erasmo Palazzotto (LeU) e altri 29 deputati hanno presentato una risoluzione alternativa per dire no al rifinanziamento della scheda 48, ma il governo l’ha bocciata. Palazzotto ha proposto perciò di votare per parti la risoluzione sulle missioni, così da dire no alla proposta di maggioranza. Come lui, hanno votato no altri parlamentari di M5s, LeU e Pd.

La risoluzione alternativa

«La collaborazione con la Guardia Costiera viola i diritti umani» ha ribadito Palazzotto.

In una nota congiunta, lui​ - primo firmatario - ​Bersani​ (LeU), ​Boldrini​ (Pd), ​Bruno Bossio​ (Pd), ​Cecconi​ (Maie), ​Conte (LeU)​, ​De Lorenzo​ (M5s), ​Dori​ (LeU), ​Ehm​ (M5s), ​Fassina​ (LeU), ​Fioramonti​ (FacciamoEco), ​Fornaro (LeU)​, ​Fratoianni​ (Si), ​Fusacchia​ (Misto), ​Lattanzio (Pd)​, ​Lombardo (M5s)​, ​Magi (PiùEuropa)​, ​Muroni​ (FacciamoEco), ​Orfini (Pd)​, ​Pastorino (LeU)​, ​Pini (Pd)​, ​Pollastrini​ (Pd), ​Raciti (Pd)​, ​Rizzo Nervo (Pd)​, ​Sarli​ (M5s), ​Stumpo (LeU)​, ​Suriano​ (M5s), Termini (M5s)​, ​Timbro (LeU)​, ​Trizzino (M5s)​​, tutti firmatari della risoluzione​ alternativa, hanno scritto: «Continuare a sostenere direttamente e indirettamente la deportazione di uomini donne e bambini nei centri di detenzione in Libia facendo finta che questa realtà non esista configura nei fatti una violazione delle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani».

Nel comunicato viene fatto esplicito riferimento anche all’emendamento Pd approvato mercoledì in commissione che ha incluso nella risoluzione la possibilità di ridiscutere i finanziamenti l’anno prossimo, con l’intenzione di spostare la gestione della cooperazione con la Guardia costiera libica alla missioni comunitarie.

«Non è sufficiente spostare la catena di comando dall'Italia all'Europa – ribadiscono i parlamentari pronti a votare no – : mantenere in vita questo sistema di respingimento resta una violazione del diritto internazionale che mina alle fondamenta la nostra civiltà giuridica».

Giuditta Pini (Pd), nonostante l’emendamento sia del suo partito, ha voluto ribadire nel suo intervento in Aula che la soluzione portata avanti presso le commissioni da Enrico Borghi e Lia Quartapelle «non cambia niente».

I 30 parlamentari chiedono «il ripristino del soccorso in mare con una missione europea sul modello di Mare Nostrum, un piano europeo di evacuazione dei centri di detenzione libici e l'apertura di corridoi umanitari stabili per permettere a chi si trova in Libia di fuggire da quell'inferno».

Per questo, concludono, «oggi voteremo contro il rifinanziamento della missione bilaterale di supporto alla Guardia Costiera libica convinti che sia nostro dovere opporsi ad una così grave violazione dei diritti umani che avviene a poche miglia dalle nostre coste».​​​

La loro risoluzione è stata bocciata.

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