Con i libri non ha mai avuto confidenza. Scuola poca, furbizia tanta. A volte però non gli è bastata neanche quella. Troppo grezzo per capire quando è il caso di tenere la bocca chiusa, stare zitto a costo di passare quasi inosservato.

Come quel giorno che, alla presentazione del progetto per il nuovo scalo marittimo di Porto Empedocle, si è ritrovato sui moli circondato da una folla e ha scambiato un’imbarcazione carica di migranti in isolamento per una lussuosa nave da crociera. Si è gonfiato il petto immergendosi sino in fondo nel suo ruolo di uomo di governo, viceministro delle Infrastrutture nel governo Conte II, e ha provato ad abbindolare i giornalisti: «È davvero un buon segno, questo significa che arriveranno turisti e che ci sono prospettive».

Il tipo di prospettiva che Giovanni Carlo Cancelleri, detto Giancarlo, nato a Caltanissetta nel maggio del 1975, ha dimostrato di conoscere più di ogni altra è molto personale e molto familiare. Ha catapultato sé stesso nei palazzi del potere italiano come mai avrebbe potuto solo immaginare, partendo dal carico e scarico delle fatture nel magazzino di un piccolo imprenditore del centro della Sicilia.

Ha piazzato la sorella Azzurra Maria Pia, nata a Caltanissetta nel maggio del 1984, in parlamento. Ha sistemato come consulente al ministero dello Sviluppo economico Santino Lo Porto, architetto ma soprattutto suo cognato. Nulla di nuovo in casa Cinque stelle: mentre Giuseppe Conte ha di fatto blindato i suoi fedelissimi nelle liste per le prossime politiche, alle parlamentarie si sono candidati fratelli, zii e mariti di ex parlamentari e ministri.

Gli interessi del clan

Un clan quello dei Cancelleri, nel senso letterale del termine, “gruppo di persone strette da comuni interessi” e senza coloriture di altra siciliana natura. Perché di quelle non ce ne sono proprio nel parentado. Anche se qualcuno, all’inizio della sua avventura politica, l’ha trascinato in una vicenda scabrosa dove lui era assolutamente vittima.

Il senatore Giuseppe Lumia, ufficialmente del Pd ma di fatto di un partito trasversale che giocava con almeno tre mazzi di carte, ha cercato di sputtanare il povero Giancarlo candidato a governatore della regione siciliana con vaghissime e maliziosissime accuse di collusione. E solo perché il suo datore di lavoro, tale Salvatore Lo Cascio, titolare di un’azienda che produce serbatoi metallici, prendeva sub appalti da un costruttore che Lumia considerava vicino a Cosa nostra.

È stato l’unico momento che Giancarlo Cancelleri ha ispirato simpatia. Uscito indenne dal tranello teso da Lumia si è fatto conoscere per quello che è: un giovane-vecchio democristiano come dalle sue parti – Caltanissetta, Sicilia interna, feudo di boss politici che allo scudocrociato in alcuni paesi raggiungevano anche il 65 per cento delle preferenze a ogni elezione – non se ne vedevano da almeno un trentennio.

Luoghi comuni

Cancelleri è l’essenza della mediocrità, un luogo comune ambulante travolto da una valanga di voti miracolosamente rotolata sul suo capo nella Sicilia che gridava «onestà onestà» e miracolosamente sciolta al sole dieci anni dopo.

Tutto è cominciato sullo Stretto quando, in una mattina di ottobre del 2012, Beppe Grillo si è tuffato nelle acque calabresi di Cannitello per approdare a nuoto a Messina, una traversata che ha preceduto la conquista dell’isola. Candidato alla presidenza della regione proprio lui, Giancarlo Cancelleri, l’ex magazziniere di Caltanissetta e simbolo siciliano dei Cinque stelle. Era lì ad aspettare il comico a Torre Faro, sulla sponda messinese: «La maratona di Grillo è la dimostrazione che Il Ponte non serve a nulla, è meglio farsela a nuoto».

Dopo un lungo soggiorno romano, naturalmente il ragazzo ha cambiato idea: «Il Ponte ci vuole, serve per la ripartenza dell’Italia». È fatto così Giancarlo Cancelleri. A Caltanissetta dicono che «unni vidi virdi va», dove vede verde va, e il verde non è quello dei semafori ma quello dei campi d’erba (altrui) dove i pecorai lasciano liberamente pascolare le loro greggi senza curarsi dei danni che provocano. «È più democristiano di me», si è lasciato sfuggire qualche mese fa l’ex governatore Raffaele Lombardo, uno che è cresciuto alla corte dell’ex ministro Calogero Mannino e che di uomini e cose siciliane se ne intende.

Da 70 a 368mila voti

In effetti Giancarlo Cancelleri incarna la democristianità più pura e più antica di una Sicilia inesplorata e, contemporaneamente, anche le origini del Movimento. Un rocambolesco viaggio di andata e ritorno. Dai 70 voti presi nel 2009 al consiglio comunale di Caltanissetta (non viene eletto) ai 368mila nel 2012 alle elezioni regionali, dal numero di seggi superiore ai candidati conquistati in Sicilia alle politiche del 2018 (il 48 per cento) al tonfo di Palermo con poco più del 6 per cento alle comunali del giugno scorso.

Il presidente della regione ha provato a farlo due volte e non c’è mai riuscito, in compenso ha fatto un’opposizione finta anche a Rosario Crocetta, il governatore pupo nelle mani dell’ex vicepresidente di Confindustria Calogero Montante. Alleato sottobanco. Altro che “rivoluzione” quella dei grillini siciliani impersonati da questo fenomeno dell’ordinarietà che è riuscito ad avere la fiducia di Beppe Grillo e di Luigi Di Maio, di Alessandro Di Battista, di Gianroberto Casaleggio. Sempre alle spalle dei leader del Movimento, sempre a calare la testa.

Nel comizio di Grillo a Trapani dove diceva che «la mafia qui non c’è più perché l’avete mandata tutta al nord», o a Palermo dove il comico aggiungeva che «la mafia non strangola le sue vittime, i partiti sì». La materia – mafia – a Cancelleri non è mai interessata più di tanto. E non si è mai fatto nemmeno troppi scrupoli ad accompagnare il suo ex datore di lavoro Lo Cascio da Montante, già sotto inchiesta per concorso esterno, per pregarlo di intervenire su una banca e risolvere all’imprenditore qualche problema economico. Favori fra compaesani.

Con l’elmetto in testa

Erano gli anni felicissimi di Giancarlo. Palermo e Roma, Roma e Palermo. È nel 2019, proprio quando è l’apice, che comincia a perdere consensi alla base del Movimento. Si lega mani e piedi a Di Maio che lo fa nominare nel governo Conte II viceministro alle Infrastrutture e ai trasporti, sarà ancora lì anche nel governo Draghi anche se tutti lo davano per spacciato. Scene grottesche. Ogni giorno con l’elmetto in testa a inaugurare strade mai finite, tagliare nastri, promettere impossibili treni ad alta velocità fra Palermo e Catania.

La vetrina della sua caduta è la sua pagina Facebook, in principio inondata da like e commenti zuccherosi e in tempi più recenti da critiche feroci. Per come ha gestito gli interessi suoi e della sua famiglia. Il suo profilo è una fiera della banalità: «Un paese che non guarda ai giovani è un paese senza futuro», «Mi sento emozionato, contento nel vedere ancora lì, amici e colleghi nati e cresciuti con me nella famiglia del movimento», «Non esiste momento di difficoltà che possa mettere in secondo piano l’amore che abbiamo nei confronti della nostra Sicilia».

Il dramma è che i siciliani hanno creduto a questo ircocervo, incrocio fra un aspirante notabile stile anni ’60 e un ragazzotto senza arte né parte che ha avuto il culo di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.

Cartellino rosso

In piena emergenza Covid, con il sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino – anche lui Cinque stelle – il 25 marzo del 2021 posta su Facebook una foto mentre insieme mangiano un panino in piena zona rossa. Dopo le proteste dei cittadini il sindaco chiede scusa, Cancelleri no. Qualche settimana dopo si prende le uova marce lanciate all’ennesima inaugurazione di una strada ad Amalfi, lo portano via a forza i poliziotti per evitare il peggio.

Nei turbolenti mesi delle divisioni nei Cinque stelle abbandona Di Maio per passare con Conte. Prova anche a candidarsi per le primarie siciliane del centrosinistra ma Grillo gli sbarra la strada, manifestando insofferenza per questo siciliano un po’ ingrato «che ho fatto anche entrare a casa mia». Lui, Giancarlo, visto che non potrà più contare sulla terza legislatura come pure sua sorella Azzurra, sta pensando al futuro.

Un futuro alternativo

Tutta la sua campagna per le primarie del centrosinistra a favore della candidata grillina Barbara Floridia si è limitata a qualche post sui social, nient’altro. Nel frattempo un tam tam racconta che si sia attivato per prenotarsi un posto da assessore, semmai dovesse diventare governatore la candidata del centrosinistra Caterina Chinnici.

Ipotesi assai improbabile. Ha perfino lanciato un assist a Raffaele Lombardo, un corteggiamento osceno: «Noi stiamo cercando di allargare le forze di centro...». I grillini siciliani gli sono saltati addosso. Pur di non tornare al magazzino di Salvatore Lo Cascio è disposto a tutto. Intanto ha annunciato che, dopo le elezioni del 25 settembre, forse andrà a lavorare nel settore delle energie alternative. Ma chi lo conosce da vicino lo sa bene che Giancarlo, di alternativo, ha davvero ben poco.

 

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