La giornata di domenica è stata densa di dichiarazioni pre elettorali, ogni leader, dal pratone di Pontida di Matteo Salvini, alle interviste in tv di Giorgia Meloni, è intervenuto esplicitando novità dell’ultima ora dei programmi elettorali, alternate a frecciatine agli avversari politici e anche ai propri alleati.

Salvini e il canone Rai

Matteo Salvini a Pontida (LaPresse)

Oggi si è svolto il raduno del Carroccio in provincia di Bergamo. Dal palco il leader della Lega ha annunciato: «Come Lega ci prendiamo questo impegno: dall'anno prossimo zero canone Rai in bolletta per aiutare qualche italiano a mangiare tre volte in più».

Nei giorni precedenti l’ufficio stampa aveva anticipato «una sorpresa». Dalle agenzie si apprende che hanno specificato che non era la bolletta ma un’altra: la firma su un tabellone dei sei «sacri impegni» da parte di tutto il gruppo dirigente del partito (autonomia regionale, taglio canone in bolletta, abolizione legge Fornero e quota 41, stop sbarchi, Flat tax, “giustizia giusta”).

Meloni e la legge 194

Giorgia Meloni alle 15:30 era già a due uscite pubbliche. Una la mattina, durante un comizio a Matera, un’altra in collegamento a Mezz’ora in più su Rai3. Ultimamente è molto interpellata in sull’aborto, per il timore che il suo partito vicino ai Movimenti per la vita decida una volta al governo di modificare la legge 194. Lei ha ribattuto alla Rai: «Non ho mai detto che voglio toccare la legge 194, ho chiesto di applicare la prima parte della legge sulla tutela del valore sociale della maternità».

Questo significa che le donne che si trovano nella condizione di abortire «perché non hanno alternative - magari per condizioni economiche - possano avere invece un'alternativa». In realtà in Italia il tasso di aborti è in costante calo e secondo i dati del ministero della Salute ridottissimo. Al contrario la percentuale di ginecologi obiettori è al 64 per cento: «Non è che possiamo costringere le persone a fare cose che non si sentono di fare: anche quella è libertà». L’alleato Salvini ha preso le distanze: «dare un'alternativa, ma l'ultima parola spetta sempre alla donna. Non dividiamo il paese su guerre di religione».

Letta e Pontida in Ungheria

Enrico Letta (LaPresse)

Il segretario del Pd, Enrico Letta, a sua volta è stato ospite del programma di Lucia Annunziata: «La politica italiana è tutta maschilista, Giorgia Meloni vince anche nel suo partito perché non mette in discussione “Dio, patria, famiglia” e quel concetto di struttura patriarcale della nostra società».

Il maschilismo di Meloni, unica leader donna in corsa, non è nuovo come tema nella campagna di centrosinistra, ma ieri, ancora prima, il segretario del Pd a Monza per un’iniziativa con i sindaci ha aggiunto un altro tassello geopolitico: «Oggi Monza diventa capitale dell'Europa, noi vogliamo esserne il centro, mentre Pontida, con tutto il rispetto per i suoi abitanti, diventa provincia dell'Ungheria», presieduta da Viktor Orbàn politico con posizioni illiberali, nazionaliste e populiste, nonché filo Putin. «Noi non vogliamo il modello ungherese ma quello in cui ogni cittadino decide il suo futuro e non sono Meloni o Salvini a dirglielo».

Speranza e i sindacati

LaPresse

Un po’ defilato nelle ultime settimane, Roberto Speranza ministro della Salute e leader di Articolo 1, partito confluito nella lista del Pd, ieri è andato in Tv e ha cercato di intestarsi il voto della Cgil. Il segretario Maurizio Landini non ha dato indicazione di voto, ma lui ha specificato: «Il sindacato non può dare un'indicazione di voto, è una questione di autonomia, ma i valori di fondo sono quelli che ci accomunano, io non ho alcun dubbio». E ha proseguito: «Credo che la stragrande maggioranza delle persone che si batte per i diritti del lavoro può scegliere questo campo politico. Io non ho dubbi».

Calenda e l’unità nazionale

Carlo Calenda (LaPresse)

Carlo Calenda, leader del Terzo Polo che ha riunito il suo Azione al partito Matteo Renzi, Italia viva, nonostante la clamorosa rottura dell’accordo col Pd crede ancora «nella logica di governo di unità nazionale». Continua però a porre un veto: «Io prima di fare il fronte repubblicano con i 5 Stelle abbandono la politica. Non mi ci sono mai alleato. Li considero il male assoluto del populismo italiano. Sarei pronto a firmalo sulla pelle».

Conte e la pizza

Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte dopo il video dell’ex grillino Luigi di Maio con i pizzaioli, ha pubblicato una foto in t-shirt con gli operai con la didascalia: «”Grazie al Movimento da 2 anni riusciamo a lavorare e ad avere un reddito dignitoso, a mangiare una pizza la sera”. I lavoratori del settore edile mi hanno spiegato che due anni fa, prima del Superbonus 110 per cento, non c’erano più prospettive di lavoro. Siamo orgogliosi di aver dato una spinta economica». E conclude: «Al fianco di chi lavora, sempre».

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