Quarant’anni di mistero pesano sul caso Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel 1983, e si moltiplicano le indagini, la prima mai aperta in Vaticano a gennaio, poi quella riaperta dalla procura di Roma pochi giorni fa e infine quella che il parlamento italiano sta cercando di avviare con l’istituzione della commissione di inchiesta sulla sparizione di Orlandi.

E su questa si apre un nuovo capitolo: le convocazioni di personaggi collegati al caso prima dell’approvazione del disegno di legge. Domani ha potuto visionare in anteprima l’elenco approvato dalla commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, e si scopre così che il Vaticano è molto presente.

I nomi

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La lista, recante l’intestazione “Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa Orlandi e Gregori”, è stata chiusa martedì alle 20. Il primo nome è quello di Laura Sgrò, l’avvocata della famiglia Orlandi che segue da anni il caso e ha sollecitato più volte il Vaticano ad avviare un’indagine sulla sua cittadina. Hanno chiesto il suo nome Fratelli d’Italia e Civici-Noi Moderati e Maie.

Poi, la Lega insieme ancora una volta a Civici-Noi Moderati e Maie, ha fatto il nome del presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, un personaggio importante non solo per il ruolo che dovrà svolgere se il caso arriverà mai a processo tra le mura leonine, ma anche perché Pignatone è l’ex procuratore di Roma che nel 2015 ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul caso Orlandi-Gregori.

Segue un’altra figura legata a papa Francesco: Alessandro Diddi, il promotore di giustizia dello Stato del Vaticano, l’equivalente del pm, che con il benestare del pontefice ha aperto il caso e ha già iniziato a indagare.

Infine il risvolto mediatico della vicenda, inevitabile in questa storia che ha attraversato i decenni, i programmi televisivi, la stampa, il cinema, e approdata anche in un documentario su Netflix. Il Pd, che in un primo momento si era detto contrario alle convocazioni, ha deciso di segnalare il giornalista autore del programma di La7 Atlantide, Andrea Purgatori, che segue il caso da decenni e ha fatto da narratore al prodotto divulgato in streaming.

Durante la riunione è stato aggiunto il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, su richiesta di Fratelli d’Italia. Saranno convocati per il 6 giugno alle 12.

Il rallentamento

La richiesta di avviare un ciclo di audizioni arriva direttamente dal partito di Giorgia Meloni, e non è normale, segnalano alcuni parlamentari che stanno seguendo il caso.

Il disegno di legge infatti è stato approvato alla Camera all’unanimità, Pd, Terzo polo e Movimento 5 stelle si sono perciò molto stupiti quando hanno visto Costanzo Della Porta (FdI) presentare prima di tutto due emendamenti per ridurre la durata dell’istituzione della commissione a due anni, e non all’intera legislatura.

Poi ancora una seconda richiesta: le convocazioni. Nella seduta del 17 maggio il senatore Marco Lisei di Fratelli d’Italia ha detto che servono «sia per avere la certezza che sia in corso una indagine della procura della repubblica di Roma, considerato che questa notizia è riportata solo da organi di stampa, sia per delimitare meglio l'oggetto di indagine della Commissione d'inchiesta».

Si sono comunque uniti i desiderata degli esponenti di Lega e Forza Italia. «Sono esterrefatta», ha detto Alessandra Maiorino del Movimento 5 stelle. Dario Parrini (Pd) con «spirito costruttivo», ha chiesto di pensarci bene, anche perché tutti i partiti avevano detto che il disegno di legge andava bene così approvandolo con lungo applauso alla Camera.

La polemiche

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Mentre si avvicina il 22 giugno, data dell’anniversario della scomparsa, tornano a cadenza mensile rivelazioni e polemiche. Le piste sono ancora tutte aperte. Si va dalle ingerenze internazionali, all’ipotesi che il rapimento sia avvenuto a opera della Banda della Magliana, fino alle accuse sulla pedofilia che coinvolgerebbero direttamente il Vaticano e da ultimo Giovanni Paolo II, come ha detto un sodale di uno dei boss della banda in un audio molto discusso per la sua crudezza.

Si continua a parlare del confinamento per anni di Emanuela Orlandi a Londra, tema tornato proprio nei giorni scorsi con la pubblicazione da parte di Domani di una lettera con la firma dell’arcivescovo di Canterbury (e smentita dal presunto autore). Il documento confermerebbe ancora una volta che la cittadina vaticana abbia avuto a che fare con la capitale britannica, così come si apprende anche da una dettagliata nota spese al riguardo rinvenuta dal direttore di questo giornale nel 2017 ma bollata dal Vaticano come «falsa e ridicola».

Resta poi aperto il dibattito sul peso che stanno avendo le parole di Pietro Orlandi. Quasi due mesi fa ha detto in tv che Giovanni Paolo II usciva in incognito e «non andava certo e benedire case».

In realtà sono risapute le uscite del pontefice per motivi indipendenti dal culto e Orlandi ha specificato che non voleva sottintendere altro. Ma è intervenuto lo stesso papa Francesco, all’Angelus in piazza San Pietro e poi durante il volo diretto in Ungheria il mese scorso: «Una cretinata».

Alcuni parlamentari e lo stesso Orlandi presumono che questo stia pesando sulla discussione del disegno di legge in parlamento, che continua a rallentare. Quello che è certo è che dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in giù molti parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia sono legati alla memoria del papa santo.

Persino la presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, nel suo discorso di insediamento del 23 maggio ha voluto ricordare oltre ai giudici Falcone e Borsellino, «il grido di un santo che scosse la valle dei Templi»: Giovanni Paolo II dal pulpito aveva urlato «Convertitevi» ai mafiosi il 9 maggio 1993.

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