«Sapete dirmi come mai è chiusa?» Davanti alla chiesa di santa Caterina, nel cuore di Catania, domenica sera il via vai è stato costante, ma discreto. Chi si soffermava alla ricerca di possibili informazioni sui manifesti affissi all'ingresso, chi, fiutato qualcosa di strano, accelerava il passo e anche qualcuno che, seppur tradito dal look, ha provato per pochi minuti a seguire dall'altra parte della strada cosa stesse succedendo.

Tutti uniti da un sentimento di delusione: la mancata celebrazione in ricordo di Benito Mussolini, nel giorno del 79esimo anniversario della morte del dittatore fascista. A far saltare la messa, annunciata al mattino sul quotidiano La Sicilia con un necrologio, è stato l'arcivescovo di Catania Luigi Renna.

«La decisione è stata presa – si legge in una nota diramata quando mancavano poche ore all'inizio della funzione – dopo avere appreso della celebrazione dall’avviso stampa. Lo stesso Renna ha disposto la chiusura della chiesa nel pomeriggio di domenica 28 aprile fino al giorno dopo. La decisione è motivata da monsignor Renna per evitare che a margine di una messa di suffragio ci possano essere non opportune esternazioni ideologiche che nel recente passato hanno avuto degli spiacevoli precedenti».

I precedenti

E questo perché quella in programma domenica era tutto fuorché una trovata estemporanea: nel capoluogo etneo, infatti, la celebrazione della messa in ricordo di Mussolini è un evento che, tranne poche eccezioni, si ripete da decenni.

Un rito che attira poche decine di nostalgici e che in più di un'occasione – come ricordato dallo stesso arcivescovo – si è chiuso con il saluto romano. Il tutto in un clima più o meno surreale, in cui a fronte delle rimostranze di piccole parti della società civile la politica non è mai intervenuta in maniera decisa.

Un po' perché Catania ha sempre avuto un'anima di destra – l'attuale sindaco Enrico Trantino, oggi meloniano, è cresciuto nel Movimento sociale italiano di cui il padre Enzo è stato parlamentare nazionale per sei legislature, per poi passare ad Alleanza nazionale –, un po' perché tutto è sempre stato relegato alla sfera religiosa, lasciando alla Chiesa il compito di occuparsi della faccenda.

L’organizzatore

Chi domenica non ha esitato a presentarsi davanti all'ingresso della chiesa di Santa Caterina, presidiata da giornalisti e agenti della Digos, è stato invece Francesco Condorelli Caff, storico volto della Fiamma Tricolore e in passato candidato sindaco di Catania.

Condorelli Caff è anche l'organizzatore della messa in ricordo del duce. «Rispetto il vescovo perché sono un credente, ma in questa chiesa noi abbiamo sempre ricordato Mussolini da trent'anni, da quando Pino Rauti ha fondato Fiamma Tricolore. Negli ultimi anni c'è stata una levata di scudi», ha detto parlando ai giornalisti.

Sull'opportunità di celebrare Mussolini nessun dubbio: «Gli errori li possiamo fare tutti quanti, ma lati positivi ce ne sono tanti: c'è stato un periodo in cui la gioventù cresceva e non c'erano tutti i problemi che ci sono oggi», ha aggiunto l'organizzatore. Che poi, alla domanda se l'anima di Mussolini oggi si trovi in paradiso, replica: «Quando ci sarai anche tu, potrai chiederlo».

Lontano dai microfoni, c'è anche chi si mostra meno diplomatico nei confronti della decisione presa dall'arcivescovo: «Quindi non ci sarà la messa? Ma porca miseria, devono sempre rompere. Ogni anno vengo qui, per la nostra fede», ha commentato un 60enne, mostrando la collanina con la croce celtica.

L’uomo ha poi sottolineato con orgoglio come l'appuntamento appartenga soprattutto alla destra extra-parlamentare: «Fiamma Tricolore, Forza Nuova, Casapound. Fratelli d'Italia? Non è la destra che vogliamo, ho votato Meloni ma non la voterò più: è una serva di Biden».

Insomma: neri sì, ma non abbastanza.

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