Niente da fare per il taglio delle accise sul carburante, il Consiglio dei ministri non lo ha neppure ipotizzato. L’unica soluzione pensata dal governo, durante la riunione di ieri a palazzo Chigi, è confluita in un decreto sulla trasparenza dei prezzi ai distributori.

La soluzione per tamponare l’aumento della benzina è stata preceduta da una riunione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il capo della Guardia di finanza Giuseppe Zafarana e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

La norma permetterà ai consumatori di confrontare il prezzo di vendita del distributore con quello medio praticato a livello nazionale. Sulle autostrade, l’ipotesi è di riconoscere una percentuale in più ai distributori, ma deve essere fissa. Nel provvedimento, anche il via libera ai buoni benzina per i lavoratori dipendenti, fino a un massimo di 200 euro.

La ricostruzione

Durante il primo Consiglio dei ministri del 2023, che ha deciso anche diverse nuove nomine, l’esecutivo Meloni ha tentato di lanciare un messaggio alle zone che negli ultimi anni hanno subito emergenze di rilievo nazionale.

A loro si rivolge quello che è già stato ribattezzato decreto legge “ricostruzione”, che prevede lo stanziamento di 250 milioni di euro in due anni (150 milioni nell’anno 2023 e 100 milioni nell’anno 2024) per le zone colpite tra 2019 e 2020. Lo stesso provvedimento destina anche dieci milioni al fondo per la protezione civile. Il testo affida poi al commissario per la ricostruzione le funzioni di commissario “ad acta”, «limitatamente agli interventi per le aree del terremoto del 2016 nell’ambito del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza». L’esecutivo raccomanda anche di mettere mano ai piani per le emergenze: si prevede per esempio che l’autorità di bacino distrettuale approvi «un piano straordinario al fine di aggiornare gli strumenti di pianificazione per il contrasto del dissesto idrogeologico nell’isola d’Ischia».

Ma una parte dei soldi fluisce anche in direzione Abruzzo: il governo preme per una «accelerazione e semplificazione della ricostruzione pubblica nelle aree colpite da eventi sismici del mese di aprile 2009 nella regione Abruzzo».

La proroga

Slitta invece al 30 aprile 2023 il termine per il versamento del payback pregresso da parte delle aziende biomedicali. Si tratta di una cifra pari a 2,2 miliardi che le aziende avrebbero dovuto versare, secondo le norme vigenti, «entro trenta giorni dalla pubblicazione dei provvedimenti regionali e provinciali». La scelta sarebbe stata dettata dalla «straordinaria necessità e urgenza di intervenire sulla materia in esame, oggetto di un filone di contenzioso di significativo rilievo per le aziende fornitrici di dispositivi medici, atteso il ristretto termine a disposizione delle menzionate aziende per procedere al versamento della quota di spettanza».

Altra ragione per dilazionare il pagamento è «la straordinaria necessità e urgenza di fissare, in via omogenea sull’intero territorio nazionale, il termine per l’assorbimento delle obbligazioni gravanti in capo alle aziende interessate, individuandolo nel 30 aprile 2023, in luogo del termine previsto dalla attuale normativa, assai stringente, oltre che variabile sul territorio nazionale, in quanto decorrente dalla pubblicazione dei diversi provvedimenti regionali e provinciali». Una decisione, quella di rinviare il termine, che l’opposizione definisce già come il topolino partorito dalla montagna.

«Purtroppo per la Meloni i nodi prima o poi vengono inesorabilmente al pettine. Di fronte ad ogni problema incrocia le braccia, rinvia di tre mesi sperando che qualcosa nel frattempo succeda» dice il deputato dem Silvio Lai.

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