C’è un ministro del governo uscente che è diventato irrinunciabile e che neanche Giorgia Meloni riesce a mettere da parte, si tratta di Roberto Cingolani che, nell’esecutivo dei “migliori”, ha occupato la casella della Transizione ecologica.

Il fisico e dirigente d’azienda era stato sondato anche per continuare la sua esperienza da tecnico anche nel nuovo governo delle destre, ma alla fine si è scelta la strada della consulenza a titolo gratuito per le questioni energetiche. Cingolani attende la nomina da palazzo Chigi, ma intanto torna in Leonardo nelle prossime ore. Dall’azienda non hanno notizie in merito, ma la notizia viene confermata a Domani proprio dall’ex ministro e neo-consulente.

Quella di Cingolani è la storia di un manager italiano che passa da una società per azioni partecipata dallo stato alla guida di un ministero prima di tornare nell’azienda mentre continua a fare il consulente per il governo. Per il tecnico le porte sono sempre aperte saltando dagli affari alla politica e viceversa. Ora tiene un piede a palazzo Chigi e un altro in Leonardo in attesa che termini il suo incarico di advisor del governo per le questioni energetiche.

Un piede al governo, l’altro in Leonardo

Quella di Cingolani è la storia di un manager italiano che passa da una spa di stato alla guida di un ministero prima di tornare nell’azienda mentre continua a fare il consulente per il governo. Per il tecnico le porte sono sempre aperte saltando dagli affari alla politica e viceversa. Ora tiene un piede a palazzo Chigi e un altro in Leonardo in attesa che termini il suo incarico di advisor del governo per le questioni energetiche. 

Cingolani è diventato ministro della Transizione grazie all’apprezzamento che ha raccolto in diversi partiti, gradito a Matteo Renzi, ma sostenuto anche dal M5s, proprio Beppe Grillo lo ha presentato come il «supremo» all’assemblea dei deputati grillini quando il movimento doveva decidere se entrare all’interno del governo guidato da Mario Draghi. 

All’epoca della nomina a ministro della Transizione ecologica si era già posta la questione del possibile conflitto d’interessi di Cingolani, sollevata proprio da Domani. 

Da chief technology officer di Leonardo aveva elencato in parlamento, quando era stato audito, tutte le tecnologie per le quali l’azienda poteva candidarsi ad attuare progetti del piano di ripresa e resilienza. Poi, da dirigente di Leonardo in aspettativa «fino a fine mandato», da ministro si è occupato del Pnrr, il piano di ripresa. 

Rispetto alla nomina nel governo Draghi, oggi Cingolani non solo da consulente ha un ruolo di primo piano nelle questioni energetiche, ma torna anche da manager di Leonardo. Due posti nel tavolo delle decisioni. 

 Quella di Cingolani è la storia di un manager italiano che passa da una società per azioni partecipata dallo stato alla guida di un ministero prima di tornare nell’azienda mentre continua a fare il consulente per il governo. Per il tecnico le porte sono sempre aperte saltando dagli affari alla politica e viceversa. Ora tiene un piede a palazzo Chigi e un altro in Leonardo in attesa che termini il suo incarico di advisor del governo per le questioni energetiche.

Cingolani è diventato ministro della Transizione grazie all’apprezzamento che ha raccolto in diversi partiti, gradito a Matteo Renzi, ma sostenuto anche dal M5s, proprio Beppe Grillo lo ha presentato come il «supremo» all’assemblea dei deputati grillini quando il movimento doveva decidere se entrare all’interno del governo guidato da Mario Draghi.

All’epoca della nomina a ministro della Transizione ecologica si era già posta la questione del possibile conflitto d’interessi di Cingolani, sollevata proprio da Domani.

Da chief technology officer di Leonardo aveva elencato in parlamento, quando era stato audito, tutte le tecnologie per le quali l’azienda poteva candidarsi ad attuare progetti del piano di ripresa e resilienza. Poi, da ministro e da dirigente di Leonardo in aspettativa «fino a fine mandato», si è occupato del Pnrr.

Rispetto alla nomina nel governo Draghi, oggi Cingolani non solo da consulente ha un ruolo di primo piano nelle questioni energetiche, ma torna anche da manager di Leonardo.

Contratto da advisor

Cingolani ha da poco completato il suo addio al ministero, ma è già nuovamente impegnato con il nuovo ministro, il commercialista Gilberto Pichetto Fratin, al consiglio dei ministri dell’energia in Europa.

«Da sabato scorso ho finito, sono stato dal nuovo ministro e gli ho portato tutti i dossier, gli ho presentato la squadra e poi lui sceglierà come crede», spiega. «Avrò un contratto da advisor per il settore energetico visto che abbiamo diverse cose da concludere in Europa - risponde a proposito del nuovo ruolo - Mi sono accordato di dare una mano in questo periodo, penso che il mio impegno si chiuderà entro l’inverno. Non dobbiamo fermarci neanche un giorno, in Europa non dobbiamo perdere questo treno e le possibilità che si sono aperte».

Ma visti gli oneri ‘governativi, in Leonardo Cingolani tornerà al termine della consulenza? «No, no. Questo è un incarico gratuito senza deleghe, io torno in Leonardo adesso, torno a lavorare. Avendo ricoperto il ruolo nel governo tecnico, purtroppo, non avrò il ruolo precedente (capo delle nuove tecnologie, ruolo ricoperto da febbraio 2022 da Franco Ongaro, ndr), sono un normale dipendente», dice, negando che il doppio ruolo sia problematico: «Io ho solo una delega sulla crisi energetica, siamo stati molto attenti su questo, non c’è nessuna incompatibilità, Leonardo non c’entra niente».

L’ex ministro e neo consulente spiega che si occuperà «di price cap (il tetto al prezzo), di disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica rinnovabile dal gas, una battaglia che conduciamo da un anno con la Commissione europea, ma anche del rigassificatore di Piombino. Spero che questa crisi energetica non duri molto, dopo queste cose dovrei liberarmi da questo impegno».

Cingolani fa il punto sul rigassificatore su cui, spiega, bisogna andare avanti: «Il governatore Giani è commissario e ha fatto le consultazioni e ha dato l’autorizzazione con delle prescrizioni, bisogna andare avanti, c’è un problema di sicurezza energetica e non possiamo sottovalutarlo».

Al momento, l’ex ministro non sa se le vacanze di Natale le farà anche da ex consulente: «Prima finiamo e meglio è, ma i tempi dell’Europa sono un poco difficili, ma tutti hanno interesse ad abbassare i prezzi delle bollette». E sulla sintonia con Meloni e il nuovo governo non ha dubbi: «Sintonia totale, c’è bisogno di continuità, sono questioni di primario interesse nazionale e senza colore politico». I governi passano, ma Cingolani resta.

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