Privi di un proprio candidato, divisi tra mille strategie, i Cinque stelle stanno bussando alle porte di tutti i partiti per riuscire a toccare palla nella partita del Quirinale. Una delle tante possibilità che vengono ventilate nelle ultime ore è quella che centrodestra e Movimento possano convergere su un nome che già era stato evocato in passato, ma a cui erano state attribuite poche possibilità: quello della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati.

A dare nuovo slancio a questa ipotesi è stato l’incontro di giovedì tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini: un confronto arrivato poche ore dopo il colloquio del presidente del Movimento 5 stelle con Luigi Di Maio, che gli ha raccomandato di non precludersi nessuna strada nelle trattative per l’elezione del presidente della Repubblica, neanche quella di un possibile accordo con il centrodestra.

E adesso, con la candidatura di Silvio Berlusconi ormai prossima al tramonto, il centrodestra si prepara ad arrivare alla prima votazione di lunedì con un altro candidato. Tra i nomi discussi da Conte e Salvini quello di Casellati è senz’altro il più gradito all’”avvocato del popolo”: «Sulla carta non potrà dirle di no: è donna come aveva chiesto lui, l’abbiamo già votata nel 2018 come presidente del Senato e soprattutto non è Draghi», spiega un deputato di seconda legislatura.

I lati positivi

Effettivamente, la candidatura della presidente del Senato eviterebbe all’avvocato del popolo di dover proporre ai suoi già instabili gruppi parlamentari il nome di Draghi. Nome che già aveva creato non poche difficoltà all’ex premier nel recente incontro con il segretario Pd Enrico letta, uno dei principali sponsor del presidente del consiglio. Dopo il quale Conte, inizialmente scettico, si era limitato a dire che su Draghi «non ci sono veti».

Ma l’idea di traghettare l’ex banchiere da palazzo Chigi al Quirinale resta assai difficile da far digerire a buona parte del movimento, e così Conte ha deciso di vagliare tutte le alternative.

«Se Draghi è difficile da accettare, sarebbe ancora più difficile ragionare su un nome di area dem», dice un parlamentare lombardo, che ricorda come una buona fetta del partito sia ancora nostalgica del governo gialloverde. Evitare l’elezione di Draghi cancellerebbe anche qualsiasi timore sulla fine della legislatura, assai temuta dai pentastellati che rischiano di non essere rieletti. Oltretutto, il nome di Casellati permetterebbe a Conte di mostrarsi come colui che ha trovato l’accordo per tener lontano Berlusconi dal Quirinale. Insomma, nel borsino dei possibili candidati che il Movimento potrebbe appoggiare nella corsa al Quirinale Casellati sta guadagnando posizioni su posizioni, potendo contare sull’appoggio dei parlamentari insofferenti nei confronti dell’alleanza giallorossa.

I numeri

Chi tiene il pallottoliere dei gruppi pentastellati parla di “una quarantina, forse anche cinquanta parlamentari del movimento che non voterebbero Draghi neanche sotto tortura”, dice un deputato grillino, e che sarebbero qundi “disposti a unirsi a Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia nel sostenere la candidatura di Casellati”. Una base sufficiente a convincere Salvini e Meloni ad abbandonare l’idea di un candidato condiviso da tutto il parlamento. E a puntare su un profilo di centrodestra come quello della presidente del Senato.Certo, sulla strada di un possibile accordo c’è ancora la presenza ingombrante di Berlusconi, che oggi a Roma incontrerà gli alleati e dal quale uscirà la candidatura definitive del centrodestra. Un appuntamento al quale Conte non vuole arrivare impreparato.

Contatti frequenti

Che i contatti tra Cinque stelle e Lega non si fossero mai interrotti non era un mistero. Basta considerare il rapporto privilegiato che lega Di Maio e Giancarlo Giorgetti: nelle ultime ore, come racconta Il Foglio, il ministro degli Esteri è poi passato all’azione incontrando direttamente Casellati a cena. Negli ultimi giorni infatti l’ex leader del Movimento sta lavorando su due fronti: l’elezione di Draghi a stragrande maggioranza e proprio l’appoggio esterno a un nome di centrodestra.

A coltivare i rapporti con i leghisti c’è anche Riccardo Fraccaro, che mercoledì ha avuto un colloquio informale con lo stesso Salvini, in cui secondo i retroscena l’ex sottosegretario avrebbe promesso un pacchetto di voti grillini alla candidatura di Giulio Tremonti. Entrambi i protagonisti smentiscono questa ricostruzione, ma intanto Fraccaro rischia un procedimento disciplinare per aver trattato in autonomia, senza il mandato dei vertici. Un’eventuale sanzione, spiegano fonti M5s, «non potrà che essere comminata all’esito di una puntuale istruttoria».

Ma anche se non arrivasse alcun provvedimento disciplinare il messaggio di Conte è chiaro: d’accordo ampliare il bacino degli interlocutori, ma no ad azioni autonome. L’iniziativa di Fraccaro è solo l’ultima della miriade di strategie grilline, ciascuna indipendente dalle altre. Il punto in comune però c’è, ed è il tentativo di tanti parlamentari di trovare un accordo con il centrodestra, piuttosto che con dem e Leu. Per non lasciare nessun dubbio, Fraccaro l’ha scritto nero su bianco in una nota: «Sta montando, e il mio caso ne è un esempio, un clima estremamente preoccupante e velenoso intorno all'elezione del presidente della Repubblica. Perciò, vorrei sgombrare subito il campo da ogni dubbio dicendo che non voterò mai Mario Draghi».

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