Giuseppe Conte è in difficoltà e per difendersi gli rimane solo la strada dell’attacco. Mentre infatti mercoledì in aula a Montecitorio è rimasto in secondo piano rispetto al primo duello parlamentare tra Elly Schlein e Giorgia Meloni, ieri ha cercato di recuperare terreno rivendicando un posto al fianco del segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

La tavola rotonda organizzata dal sindacato a Rimini ha dimostrato che il campo del centrosinistra è affollato come non mai. E, se ci fosse ancora bisogno di dimostrarlo, che Schlein è pronta a sgomitare per conquistarsi il proprio spazio, più a sinistra possibile.

Ne è stata prova anche l’intervento di mercoledì della neosegretaria, che durante il question time in parlamento ha sfidato la presidente del Consiglio proprio sul tema del salario minimo. È servito a poco il post sui social che Conte ha pubblicato poco prima dell’intervento di Schlein sull’argomento che lui stesso aveva lanciato nel dibattito la settimana delle primarie.

I Cinque stelle, semplicemente, sono rimasti alla finestra, mentre il palcoscenico era tutto delle due leader. La scelta del M5s intervenire sul contributo di solidarietà a carico del settore bancario per sostenere famiglie e imprese colpite dall’aumento dei tassi d’interesse è scivolata in secondo piano e anche il silenzio dell’ex premier – che ha lasciato intervenire il capogruppo Francesco Silvestri e il deputato Emiliano Fenu – ha contribuito a indebolire l’impronta dei Cinque stelle nella giornata parlamentare.

La comunicazione

Il presidente del Movimento è rimasto di nuovo spiazzato dall’intervento di Schlein, così come lo era stato dalla sua elezione a segretaria, e c’è chi inizia a dubitare che Conte abbia ancora il physique du rôle adatto per guidare un fronte verde e radicale. Chi conosce bene l’universo Cinque stelle riferisce che nel partito è partita anche la ricerca di una figura femminile forte con cui “bucare” il dominio mediatico del duello Meloni-Schlein: l’unico volto interessante, però, è quello dell’ex sindaca di Torino Chiara Appendino.

La neodeputata piemontese non è nella delegazione M5s destinata alla commissione Vigilanza Rai, per cui era una delle candidate più forti. Per il momento, però, è improbabile che venga compensata con maggiore visibilità in altri contesti: nonostante l’ottima riconoscibilità e anche la buona resa comunicativa, Appendino è ritenuta inadatta a rivolgersi all’elettorato su cui Conte ha lavorato nell’ultimo anno. Sarebbe molto efficace invece se il M5s decidesse di rivolgersi a un bacino più vicino a quello del terzo polo, dove però Carlo Calenda non ha intenzione di lasciargli spazio.

Nel dubbio, l’ex premier continua ad attaccarlo: «Carlo mi preoccupa quando vota con la destra con il suo amico Renzi», gli ha detto ieri a Rimini. Ma lo scontro con il terzo polo sembra ancora soltanto un gioco delle parti: almeno per il momento, infatti, l’ex premier non ha interesse a contendere l’elettorato a Renzi e Calenda, ma vuole lottare per conservare il posto che si è guadagnato nel panorama del campo largo. Non come punto di riferimento della sinistra, come avevano profetizzato nel Pd, ma almeno come affidabile sponda politica della Cgil.

La sinistra

Il sindacato nei giorni scorsi ha bocciato la bozza di riforma fiscale su cui sta lavorando il governo, criticandone l’impianto non progressivo e l’agevolazione dei redditi alti e altissimi.

Spunti prontamente raccolti da Conte, che alla tavola rotonda riminese di Landini ha voluto mostrare di essere l’interprete più fedele dei desideri del sindacato in tutto l’arco parlamentare: «Su questa riforma fiscale scenderemo in campo anche noi, per contrastarla in tutti i modi. Su questo dobbiamo ritrovarci tutti. Mi sembra aggiunga iniquità a iniquità senza avere una visione». Resta il dubbio se, da parte sua, Landini voglia davvero affidare la difesa delle sue priorità a Conte, o se preferirà parlarne con Schlein.

Conte vuole fare della battaglia alla riforma fiscale il suo riscatto: facendola sua, può rimediare alla personalizzazione del tema del salario minimo da parte di Schlein. Il presidente del Movimento ha bisogno di un nuovo cavallo di battaglia, pazienza se non si tratta di un tema identitario, che mai è comparso nei programmi M5s. Insieme a sanità, lavoro e clima, l’ex premier vuole disegnare un perimetro in cui organizzare gli sforzi delle opposizioni, intestandosi l’iniziativa. Una situazione ben lontana da un’alleanza stabile: parlarne è «assolutamente prematuro». Resta da vedere se i tempi saranno mai maturi.

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