Da tempo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rifiuta di essere ospite di alcuni programmi e di rispondere alle domande che giornalisti “non amici” le rivolgono. Latitano anche politici di Fratelli d’Italia, evidentemente conformandosi a un ordine di scuderia.

«È l’atteggiamento di un leader di un paese democratico che ha a cuore il pluralismo dell’informazione?» ha più volte chiesto Corrado Formigli, il conduttore di Piazzapulita.

È vero che la premier, come chiunque, è libera di partecipare alle trasmissioni tv che preferisce e di impartire direttive ai componenti del suo partito affinché ne evitino altre. Ma è pure vero che il pluralismo garantisce il diritto dei cittadini a un’informazione quanto più varia ed esaustiva, e chi esercita un potere pubblico dovrebbe rispettarlo anche con la propria condotta.

Il pluralismo informativo

Il pluralismo è collegato alla libertà di manifestazione del pensiero, intesa come libertà di informare e di essere informati (articolo 21 della Costituzione). Il «massimo numero possibile di voci diverse», cioè di emittenti differenti, deve poter accedere al sistema radiotelevisivo (Corte costituzionale n. 112/1993) – cosiddetto pluralismo “esterno” – perché solo una molteplicità di fonti può assicurare la «formazione consapevole della volontà del cittadino-utente» (Corte costituzionale n. 155/2002).

Il pluralismo deve sussistere anche dal lato “interno” dell’emittente, con la rappresentazione di opinioni e prospettive diverse, per evitare che vada in onda una visione del mondo unilaterale o omogenea. È palese come e quanto ciò sia difficile se la presidente del Consiglio e i suoi colleghi di partito evitano certi programmi.

Il pluralismo comporta che i titolari di pubblici poteri non possano condizionare la linea editoriale di un’emittente o le modalità di svolgimento di un programma, perché ciò limiterebbe la libertà di informazione. Ma non è sufficiente che esponenti dell’esecutivo si astengano da interferenze. Essi devono pure fare in modo, non solo tramite norme, ma anche nella pratica con una condotta attiva, che il pubblico abbia accesso a opinioni e commenti che riflettano la diversità delle visioni politiche presenti nel paese (come affermato, in ambito diverso, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, caso “Manole ed altri c. Moldavia”, 2009). Condotta attiva che manca se esponenti di Fratelli d’Italia boicottano uno o più programmi tv, e da tempo.

Boicottare un programma tv

Dunque, evitare un determinato talk intacca quel pluralismo che un presidente del Consiglio sarebbe tenuto a garantire. E non basta replicare che membri di Fratelli d’Italia partecipano ad altre trasmissioni della stessa rete: è del tutto palese il peso del mancato intervento – loro, e soprattutto di Meloni – in programmi tra quelli più seguiti dell’emittente. Così come non vale dire che a quei programmi partecipano comunque esponenti di altri partiti della maggioranza: le differenze di posizioni su diversi temi non li rendono intercambiabili.

Andare in talk reputati ostili, rispondendo anche a domande scomode, è un segno di forza democratica, l’unica che chi detiene un potere può usare. Peraltro, pure indicare come “nemici” alcuni giornalisti mina il pluralismo, che imporrebbe di considerarli tutti sullo stesso piano.

Se i componenti di un governo partecipano solo a trasmissioni “amiche” in media favorevoli, si crea un’informazione sbilanciata e parziale. Perché è vero che, se i cittadini non vedono interviste a Meloni su La7, possono comunque assistervi su reti Mediaset, ma i fatti dimostrano che non è proprio la stessa cosa.

A tutto questo quasi nessuno fa più caso. Così come a tanti non sembra interessare che la presidente del Consiglio si conceda molto raramente a conferenze stampa, che giornalisti siano querelati con disinvoltura da chi è in posizione di potere o che siano controllati tramite spyware senza che il governo si adoperi in concreto per capire chi ne sia l’autore. Anche il disinteresse generale erode la democrazia. Ma pure questo pare sfuggire a molti.

© Riproduzione riservata