È fissata per giovedì prossimo al Comitato per la sicurezza della repubblica, il Copasir, l’audizione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Fonti ministeriali e del Copasir specificano però che il ministro riferirà «su argomenti di carattere generale, innanzi tutto sull'indagine conoscitiva sulle prospettive di sviluppo della difesa comune europea e della cooperazione tra i Servizi di intelligence. È previsto anche un aggiornamento sulla guerra di invasione russa in Ucraina». Il chiarimento è arrivato dopo che in un primo momento sembrava che l’audizione potesse riguardare anche un nuovo invio di armi in Ucraina. 

È da settimane ormai che il quarto invio di armi tramite decreto interministeriale è nell’aria, ma il precipitare degli eventi ha bloccato, almeno temporaneamente, la sua discussione concreta. Il timore è che la decisione di spedire altro sostegno militare a Kiev possa compromettere in maniera definitiva la sopravvivenza del governo. Avranno infatti luogo domani le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, che deve ancora decidere se consentire una prosecuzione, anche condizionata, della sua presidenza oppure scegliere di confermare le sue dimissioni, presentate la settimana scorsa al capo dello Stato. 

La crisi di governo è stata causata dalla scelta del Movimento 5 stelle di non votare il decreto Aiuti, che conteneva una serie di norme inaccettabili per i Cinque stelle: i cambiamenti al reddito di cittadinanza, le modifiche al superbonus e l’assegnazione dei poteri necessari per la realizzazione del termovalorizzatore a Roma. Secondo il Movimento, la presenza di questi elementi non ha reso possibile il voto e oggi sembra che i Cinque stelle vogliano negare a Draghi anche la fiducia che anche all’ultimo voto ancora gli garantivano, almeno a parole. 

Vecchie ferite

Un nuovo decreto Armi potrebbe creare ulteriori polemiche: i Cinque stelle da mesi chiedono che il governo italiano riveda l’invio di strumenti di difesa a favore di un maggiore sforzo diplomatico. A giugno hanno ottenuto in questo quadro la votazione di una risoluzione di maggioranza piuttosto vaga che di fatto proroga così come sono i poteri del governo in fatto di invii di armi. 

La formulazione della risoluzione in maniera tale che i Cinque stelle potessero votarla e anche gli altri partner di maggioranza potessero sostenerla è stata una delle ultime opere di mediazione di Luigi Di Maio, che pochi giorni dopo ha lasciato il Movimento insieme a un gruppo di fedelissimi. 

Il tema delle armi continua a tornare ciclicamente nelle rivendicazioni dei Cinque stelle ed è uno dei cavalli di battaglia di Alessandro Di Battista, che da tempo è in contatto con Giuseppe Conte e guarda con attenzione alla possibilità di rientrare nel Movimento dopo un possibile strappo. Non è da escludere quindi che i Cinque stelle leggano un eventuale nuovo provvedimento come ulteriore provocazione. Sempre che giovedì facciano ancora parte della maggioranza. 

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