C’è la riforma del pane preconfezionato, una manciata di risorse per spingere il sistema fieristico, gli interventi che modificano le regole per le tende nei campeggi. E tanto altro ancora. Il decreto semplificazione ha tutte le caratteristiche per essere etichettato come l’ennesimo “provvedimento omnibus”, un minestrone secondo la definizione che circola più prosaicamente alla Camera. Con piccole norme che spesso strizzano l’occhio a settori vicini alla maggioranza.

Il testo presenta infatti al suo interno di tutto e di più. Ci sono, tanto per rendere l’idea, «misure in materia di rilascio autorizzazioni all’inumazione, alla tumulazione, alla cremazione e all’affido o dispersione delle ceneri», in cui viene disposta – nel ridisegno complessivo della norma - la possibilità di presentare pure la documentazione in versione digitale. Un modus operandi che non sorprende. Il governo ha ripreso a sfornare decreti legge in quantità industriale dopo la pausa estiva. Creando emergenze che non sono tali.

Semplificazione d’ottobre

Il contatore, come riporta un dossier di +Europa, segna già 41 decreti presentati in parlamento in un anno. Ora è già stato messo in conto il provvedimento che sarà firmato dal ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, a braccetto con la titolare delle riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e la benedizione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il via libera di Palazzo Chigi è previsto nei prossimi giorni, al più tardi dopo il 16 ottobre. Di mezzo, prima, dovrebbero esserci i conti da far quadrare con la legge di Bilancio. La semplificazione è comunque considerata altrettanto importante, quindi si procederà spediti.

La bozza, visionata da Domani, è formata da 26 articoli. Un dato che rende già l’idea dall’ampiezza del testo e che palesa un contenuto eterogeneo. Un tema trattato è la «modalità di vendita del pane preconfezionato». Dopo il via libera alla riforma, questo tipo di prodotto dovrà essere venduto «in comparti separati dal pane fresco e con le necessarie indicazioni per informare il consumatore sulla natura del prodotto».

Una questione che per Zangrillo e Casellati richiede un intervento urgente. E ancora: il governo vuole infilare nel provvedimento «un voucher del valore massimo di 10mila euro da impiegare per la partecipazione a manifestazioni fieristiche organizzate in Italia». Così trovano spazio, tra le varie norme, l’intercambio di pallet, ossia l’obbligo di restituzione dei bancali utilizzati dalle filiere dei trasporti e della logistica, e una nuova regolamentazione dell’uso delle tende da campeggio.

Il parlamento cancellato

Insomma, casi singolari che uniscono materie diverse tra loro. E senza che, nella gran parte dei casi, si ravvisi il carattere dell’urgenza, una condizione ineludibile per approvare i decreti legge. Il governo spiega che il decreto si rende necessario per raggiungere gli obiettivi del Pnrr entro il 2026, tra cui vari interventi di semplificazione normativa. Non mancano, però, le perplessità nella stessa maggioranza. Tra i deputati di centrodestra c’è un certo scoramento, anche perché non mancano altri provvedimenti, tuttora in esame, in cui inserire delle misure del genere sotto forma di emendamenti. Su tutti spicca il disegno di legge sulla Concorrenza, in discussione al Senato.

«Siamo alla cancellazione del parlamento, che è la cancellazione del luogo dove risiede la volontà popolare», sostiene il deputato di +Europa, Riccardo Magi. «Viene da ridere, ma ci dovrebbe disperare di fronte a questa situazione – aggiunge il deputato – quando si parla di riforme istituzionali che intendono rafforzare i ruoli dell'esecutivo».
A nulla sono serviti gli appelli istituzionali, a cominciare da quelli lanciati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello stato aveva invitato a rientrare nei ranghi, «entro i limiti costituzionali», auspicando il ritrovamento di un ruolo più centrale dei parlamentari. Uno sgarbo che non riguarda solo il Quirinale: un affronto anche al presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana. Alla fine dei vari incontri con la premier Meloni sono state consegnate alla stampa tante belle dichiarazioni sulla maggiore attenzione da riservare al lavoro di Montecitorio e Palazzo Madama. Le promesse sono evaporate un secondo dopo. «Palazzo Chigi è stato trasformato in un ‘decretificio’ che produce testi dove c’è dentro di tutto», osserva sconsolato il deputato di Alleanza verdi-sinistra, Filiberto Zaratti. Il risultato finale è quello degli onorevoli ridotti a schiaccia-bottoni.

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