«Disponibilità a seguire il percorso del segretario nei tempi e nei modi condivisi», così Graziano Delrio ha lasciato il suo ruolo di capogruppo del Pd alla Camera per fare spazio al nome di una donna, così come chiesto dal segretario del Pd, Enrico Letta. Un addio elegante, ha commentato un parlamentare che ha partecipato all’assemblea di questa mattina. Mentre al Senato, con il capogruppo Andrea Marcucci la storia è diversa: «Vi chiedo di aiutarmi. So che chiedo un sacrificio gravoso a Marcucci e Delrio. Chiedo ad Andrea generosità, anche nel gestire con voi questo passaggio. Evitiamo di stare settimane sui giornali su questi temi interni. Io guardo solo alla mia coscienza e responsabilità» ha detto Letta all'assemblea dei senatori Dem.

La nomina delle nuove capogruppo comunque slitterà. Nel corso dell’assemblea con i deputati questa mattina Letta ha chiesto collaborazione: «Chiedo a Graziano (Delrio, ndr) di farsi carico di questo lavoro di ascolto e di individuazione delle soluzioni», per poi «arrivare a votare nell'arco di pochi giorni», avrebbe detto il segretario Pd. «L’unità con cui siamo usciti dall'assemblea ha creato un’attesa; l’unità non è unanimità. Chiedo a Graziano Delrio di suggerire soluzioni per arrivare a votare, anche contrapposte». Al termine ha fatto un tweet a tema: 

Mentre il primo passo della rivoluzione al femminile per i parlamentari del Pd è stato relativamente semplice, al Senato ci sono proteste. Letta nella sua prima intervista al Tirreno aveva detto che tutto si sarebbe compiuto entro mercoledì, ma il capogruppo del Senato Andrea Marcucci, amico personale di Matteo Renzi e capo della corrente renziana del Pd, non sta accettando bene la sostituzione. Letta ha ribadito l’importanza di questo momento: «Sento un dovere storico. Non è immaginabile che dopo la pandemia, che ha portato in primo piano i valori di fraternità e lotta alle disuguaglianze, il paese ne esca a destra, per nostre mancanze». Marcucci ha detto che sono stati giorni complicati: «In questi giorni difficili per me, la cosa che mi ha dato più fastidio, è che in molti non hanno riconosciuto il lavoro e la fatica che abbiamo fatto in questo gruppo parlamentare in questi tre anni così difficili e tormentati». Dalla svolta dell’agosto 2019 verso il governo giallorosso fino alla successiva scissione di Italia viva «che è stata drammatica per molti di noi con la conseguente scelta convinta di restare nel Pd». Eppure «qualcuno ha continuato a chiamarci corpo estraneo, anche dentro il nostro partito». 

Se da una parte c’è chi frena ci sono anche forze propense ad andare ancora oltre. La senatrice Monica Cirinnà, pronta a incontrare Letta, ha proposto che il cambiamento sia più drastico: «Lo vedo a breve e gli dirò varie cose. Ad esempio dovrebbero cambiare anche i capigruppo in commissione, perché sono tutti uomini tranne una».

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