La maggioranza usa il testo in discussione per limitare il diritto di sciopero dei rider e ridurre la durata delle misure cautelari: meno diritti per chi protesta e un colpo pesante per le inchieste su corruzione e criminalità economica. Zaratti (Avs): «Un attacco ai diritti dei lavoratori», Scarpa (Pd): «Le vittime di stalking rischiano di restare senza protezione»
È la grammatica del governo: colpire chi protesta, proteggere chi può permetterselo. Tra i quasi duemila emendamenti depositati al decreto sicurezza, in discussione nelle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera, oltre 50 sono quelli della maggioranza. Due puntano a silenziare i rider e a introdurre la «custodia cautelare a tempo».
Quello sui rider arriva da un’idea della Lega. L’ultima volta il parlamento se ne occupò nel dicembre 2024, l’immagine di un rider di Bologna immortalato mentre attraversava le strade della città nella notte dell'alluvione aveva fatto il giro dei social.
Durante l’esame della legge di bilancio era stato presentato un emendamento dalla vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo, che proponeva di vietare le consegne da parte dei rider in presenza di allerte meteo e di prevedere un’indennità per i lavoratori. Respinto.
Oggi, a distanza di mesi, è la maggioranza a tornare sui rider, per impedirgli di fermarsi. Il Carroccio infatti intende vietare gli scioperi dei lavoratori nei «servizi di trasporto, smistamento e distribuzione in ambito urbano di pacchi, plichi, farmaci e prodotti alimentari».
I rider vengono così paragonati a tranvieri, medici, pompieri ma non per offrire tutele ma per impedire loro di scioperare. Un intervento sulla legge 146/1990 che impone regole molto rigide per l’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, tra cui l’obbligo di preavviso (minimo 10 giorni), il rispetto di contingenti minimi di servizio, le mediazioni obbligatorie prima dello sciopero e i divieti in alcuni periodi o circostanze particolari.
A denunciarlo Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali: «Che i rider svolgano una funzione importante non c’è dubbio ma che siano essenziali è discutibile, questi lavoratori non avranno più diritto di sciopero e potranno essere precettati per qualsiasi attività», commenta a Domani.
Già in una posizione lavorativa precaria, l’assimilazione forzata a un servizio pubblico rischia di rafforzare il potere delle piattaforme digitali che potrebbero usare questa norma per contestare la legittimità degli scioperi, ottenere sanzioni o rafforzare il loro controllo sui lavoratori.
L’emendamento porta la prima di firma del leghista Igor Iezzi, sua anche la richiesta di reclusione per chi occupa strade e ferrovie per protesta. «Questo è il governo che colpisce i settori più deboli vuole evitare le proteste», dice Zaratti «dai rider agli attivisti climatici. Una deriva autoritaria impossibile da non vedere».
In Commissione giustizia, invece spicca l’emendamento presentato da Forza Italia e firmato da Enrico Costa che punta a limitare fortemente le misure cautelari. Un tentativo simile fu fatto nel 2022 con un quesito referendario che non raggiunse il quorum richiesto.
Cosa prevedono gli emendamenti
Due le novità principali: il divieto di custodia in carcere per chi è incensurato e un limite di 60 giorni per ogni misura (carcere, domiciliari, obbligo di firma) decisa per il rischio di reiterazione del reato. Dopo due mesi, se il processo non è ancora partito o l’accusa non ha aggiornato la misura, l’indagato torna libero automaticamente.
Un colpo pesante per le inchieste su corruzione e criminalità economica, che spesso coinvolgono soggetti senza precedenti. Con il rischio di ricaduta su altri nella protezione delle vittime di altri reati, come lo stalking.
Per esempio: un individuo accusato di stalking potrebbe tornare libero dopo soli 60 giorni dalla misura cautelare, come il divieto di avvicinamento alla vittima, se la misura è fondata solo sul rischio di reiterazione del reato. Oggi, se un giudice applica una misura cautelare (come il divieto di avvicinamento), questa può durare anche mesi per proteggere la vittima fino al processo.
Con la nuova legge, invece, se l’indagine non è ancora conclusa o il processo non è cominciato, dopo due mesi l’imputato viene rilasciato automaticamente, anche se la vittima è ancora a rischio. Il giudice non potrà più mantenere la misura, a meno che non cambi la motivazione (come il rischio di fuga).
La legge, così, farebbe cadere la protezione delle vittime, permettendo al presunto stalker di tornare libero prima che la giustizia faccia il suo corso. «Sicuramente sul tema dei “sospesi” non condannati e in generale delle misure cautelari servirebbero interventi strutturali», commenta Rachele Scarpa, deputata del Partito democratico e membro della Commissione Giustizia.
«Credo però che determinare in modo unilaterale quanto debba durare una misura apra a delle potenziali problematiche che andranno prese in considerazione con grande attenzione durante l’esame in commissione: ad esempio, la minore tutela che potrebbe derivare dall’approvazione di questo emendamento nei confronti delle vittime di stalking, a maggior ragione visto che siamo un contesto di completa assenza, da parte della maggioranza, di qualunque misura di sensibilizzazione e di prevenzione di fenomeni del genere, e di insufficienti investimenti nelle misure di protezione».
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