A 14 mesi dal voto europeo, Donazzan (Fdi) rilancia la sua corsa in Veneto. Ricci e Decaro (Pd) preparano il ritorno, Tridico (M5s) corteggiato per la Calabria dove c’è anche la suggestione Lucano (Avs): così l’Europarlamento diventa un trampolino per le regioni
Il “cimitero degli elefanti” si svuota. Il Parlamento europeo non è più il rifugio dorato dei politici a fine corsa, ma una tappa da bruciare in fretta. Così da Bruxelles si registra, a 14 mesi dalle elezioni, un via e vai di pezzi grossi eletti con candidature piuttosto blindate. L’entrata al Palazzo di vetro diventa un trampolino di lancio verso le Regionali, e per qualcuno la scappatoia da un luogo non facile: il clima è grigio, il lavoro vero, quel trasloco mensile verso Strasburgo – appena quattro giorni, ma abbastanza per scombinare agende e nervi – una fatica.
L’ultima a rompere gli indugi è stata con un post sui social l’ex assessora regionale veneta Elena Donazzan, nota alle cronache per aver cantato “Faccetta nera” alla radio: si è autocandidata alla presidenza della Regione Veneto. L’ex missina, già assessora all'Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità del Veneto, in quota Fratelli d'Italia con 63mila preferenze è stata la seconda più votata in tutto il Nord-est dopo Giorgia Meloni. Il 6 agosto ha rilanciato su Instagram un sondaggio di quasi un anno fa che la vede favorita come candidata alla guida del Veneto, con il 32% dei consensi. Incurante delle tensioni tra FdI e Lega sulla candidatura, Donazzan difende l’ambizione del suo partito di guidare la Regione, parlando di “buon governo” e “stabilità”. Alla domanda se accetterebbe di candidarsi, risponde con un deciso «assolutamente sì». Ricorda anche un’intervista del 2005, quando da giovane assessora disse che sognava di diventare presidente di Regione. Incarico che oggi rincorre da Bruxelles, aggiungendo: «Sognare non costa niente».
Chi non sogna è invece Matteo Ricci, eletto con oltre 106mila preferenze, candidato nella circoscrizione dell'Italia centrale per il Pd ha già lanciato la sua campagna elettorale per le Marche. L’ex sindaco di Pesaro che diceva «sono davvero molto legato alla mia terra, ma l’idea di rappresentarla in Europa mi riempie di orgoglio» è pronto per un ritorno.
Potrebbe arrivare entro Ferragosto l’annuncio della candidatura di un altro mister preferenze: Antonio Decaro candidato per il centrosinistra alla guida della Puglia. Stretto tra gli inviti impliciti del presidente del M5s, Giuseppe Conte, e di Avs. L’ex sindaco di Bari ha avuto alle elezioni europee mezzo milione di preferenze: «L’Europa, sì. È lì che oggi si decide il destino dei nostri territori». In Europa ricopre il ruolo di presidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo (Envi), una delle più attive degli ultimi anni, caratterizzati dal Green Deal e dalla sfida al cambiamento climatico. Potrebbe tornare in patria avendo – dicono fonti interne – superato le perplessità, che erano legate alle presenze ingombranti del governatore uscente Michele Emiliano (Pd) e dell'ex governatore Nichi Vendola (Avs), intenzionati a candidarsi per il consiglio regionale.
In Calabria il tavolo del centrosinistra discuterà lunedì 11 agosto del candidato della coalizione alle prossime elezioni: il nome su cui punta il Movimento 5 Stelle è quello di Pasquale Tridico, con 118.000 preferenze è stato il più votato dell’intera circoscrizione Sud, già ex presidente dell'Inps, di Scala Coeli (Cosenza). Per la “sua” Calabria sarebbe pronto a lasciare un incarico importante nel panorama europeo: quello da presidente della Sottocommissione questioni fiscali (Fisc).
Restando nella Terra dei Bronzi salta dalla rosa di Alleanza Verdi e Sinistra – almeno per ora – il nome di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace presentato per settimane come l’anti-Occhiuto, primo degli eletti con Avs, 188mila voti, dovrebbe restare al Palazzo di Vetro.
Così, mentre gli eletti italiani preparano la ritirata, i corridoio dell’Eurocamera si svuotano in attesa di aprire le porte dell'emiciclo ad altrettanti politici (o in qualche caso ex) già in attesa di prendere l'aereo per la capitale europea. Per l’Europa, un ricambio. Per i cittadini, l’ennesima conferma: qui non si viene per restare.
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